Altri titoli: Factory
Regia Pietro Balla, Monica Repetto
Soggetto Pietro Balla, Monica Repetto
Sceneggiatura Pietro Balla, Monica Repetto
Fotografia Francesca Frigo, Andrea Parena
Musica originale Gianmaria Testa
Suono Stefano Grosso, Alessandro Feletti
Montaggio Eleonora Cao, Pier Paolo AbbĂ
Costumi Sissi
Trucco Françoise
Interpreti Massimo Ferrari, Nadia Morenghi, Alessia Marziano (voce radiofonica), Angela, Antonietta Trivigno, Rashid Solucci, Angelo Grassato
Produttore esecutivo stripslashes(Monica Repetto)
Produzione Pietro Balla, Monica Repetto per Deriva Film
Note Montaggio del suono: Stefano Grosso, Alessandro Feletti; collaborazione degli operai delle fabbriche Fiat Mirafiori, Bertone e ThyssenKrupp; organizzatore generale: Enrico Giovannone; collaborazione alla produzione: Rai Tre; studio di posa: Logout, Torino.
Didascalia iniziale: “Gli operai della Fiat sono uomini in carne e ossa” Antonio Gramsci, 8 maggio 1921.
Documentario realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e Regione Piemonte di Piemonte (Doc Film Fund, Fondo regionale per il documentario) e con il patrocinio della città di Torino.
Sinossi
Nelle 24 ore di una giornata particolare - quella in cui Torino festeggia il lancio della nuova Fiat 500, dall’alba del 4 luglio 2007 al mattino successivo - Nadia e Massimo, due operai al giro di boa dei quarant’anni, si guardano indietro e fanno un bilancio.
Nadia, 44 anni, divorziata, due figli ormai grandi ma ancora da seguire, ha accantonato passione per l’arte e diploma artistico da più di 20 anni. In fabbrica fa un lavoro da uomo ed ha lottato per conquistare i ben retribuiti turni di notte. Alla fatica di sempre si aggiunge anche la preoccupazione per la figlia Deborah che sta finendo il periodo di prova come commessa in un negozio di scarpe, ed è in attesa di firmare il promesso contratto. Ma stamani, mentre prepara la colazione per i suoi due figli, la routine sempre uguale di attraversamenti pedonali dalla fabbrica a casa, la spesa, il bucato, i turni di notte e i conti da far quadrare con mille euro al mese, oggi le sembrano meno pesanti, per cui può mettere da parte rimpianti e preoccupazioni.
Questa giornata è il punto di svolta anche per Massimo, quarant’anni compiuti da pochi giorni, operaio di Mirafiori che nel tempo libero o nella “cassa integrazione” fa la Drag Queen con il nome d’arte Greta Veleno. Massimo si rende conto che il sogno di far parte del rutilante mondo dello spettacolo è terminato, e che continuerà per tutta la vita ad essere un operaio della Fiat. Così rinuncia per sempre a vestire i panni di Greta Veleno e guarda in faccia la sua relazione con Angelo, con cui vive da 17 anni.
Dichiarazioni
«La sfida di Operai è quella di raccontare in maniera affascinante la storia di operai, eroi “del quotidiano” che, giorno dopo giorno, agiscono dentro e fuori la fabbrica. Dentro la fabbrica: orari, turni e fatica; fuori la fabbrica: bollette da pagare, famiglia, relazioni, sogni e drammi. Operai racconta la spudorata verità sulla vita, il sesso, i sogni di quarantenni, tra ricerca di sé e fabbrica. Il documentario non è costruito con le classiche interviste. Come nei film di Frederick Wiseman c’è una forte struttura drammatica e la suspense si trasmette “per-scene”, a livello di esperienza umana, non è costruita su plot points posizionati allo scopo. La tensione drammatica resta essenziale: lo spettatore la può avvertire direttamente dalle situazioni ritratte nel film, dai racconti e dai conflitti dei protagonisti. Cercare la tensione drammatica non significa infatti necessariamente cercare la gente che si picchia o che si spara: c'è molto dramma anche nelle esperienze ordinarie. Da circa 100 ore di girato si è tirato fuori un montato della durata di 50 minuti. Il montaggio è stata la fase in cui si è intervenuti maggiormente, allo scopo di ottenere la tensione narrativa tipica del film di finzione» (P. Balla, M. Repetto, www.fctp.it).
«Come può reggere un amore se per vivere hai 800 euro al mese e il 70 per cento lo devi usare per pagarti l’affitto? Come puoi sapere chi sei se ogni tre mesi rischi di perdere il lavoro e la tua identità è terremotata? Sul palco, l’ultimo spettacolo di Greta Velena diventa una sorta di riassunto della vita di Massimo e dei suoi amici seduti tra il pubblico. Fuori dallo show ci sono orari, turni, fatica, famiglie, bollette da pagare. E dentro lo spettacolo la vita è sogno» (“La Stampa”, 25.6.2008).
«Massimo, […] operaio della Fiat, il suo amore una drag-queen. In fabbrica da vent'anni, lavora alla "linea" e non ce la fa più. “Stanco della fabbrica e di quello che c'è fuori”, scrive su un bigliettino che lascia sulla tomba della madre, morta da poco, dolore lancinante, rimpianto per non esseri aperto con lei, per non averle parlato della sua omosessualità. Il suo compagno gli ha preparato una cena perfetta, candele e affetto: è il compleanno di Massimo e bisogna brindare. Ma niente gli riporta il sorriso, perché “lavorare in un ambiente orribile è sprecare la vita” e anche a soli quarant'anni, “conti i giorni che ti separano dalla pensione”. Uno spazio per il sogno è travestirsi con parrucca e paillettes, diventare una vaporosa Greta Velena che canta piano “besame mucho”. […] Nadia invece andrà a dormire tra poco, ha finito il turno di notte alla Bertone. Un caffè, una sigaretta, quattro chiacchiere con la compagna di lavoro. Considera il notturno una conquista (“per le donne era un tabù fare la notte alle presse”), oltretutto lo stipendio le dà soddisfazione: “così dovrebbero essere pagati tutti, ti resta un gruzzoletto e ci scappano anche i venti euro per la pizza”. Lei, però, a casa non trova apparecchiato per la colazione, deve occuparsene per i figli. Poi la spesa, la lavatrice. Tutto in ordine prima di qualche ora di sonno. Intanto tutto è pronto per la grande festa dei Murazzi, Nadia non la vedrà, è sull'autobus che la sta riportando alle presse. […] Operai […] è un viaggio a tinte scure, come la fotografia che ne esalta il tema gramsciano: “Gli operai sono persone in carne e ossa”» (N. Rangeri, “il manifesto”, 28.6.2008).
|