Altri titoli: Every Dumped Boyfriend Is Lost
Regia Piero Chiambretti
Soggetto Piero Chiambretti, Tiberio Fusco
Sceneggiatura Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Piero Chiambretti, Diego Amodio
Fotografia Massimo Pau
Operatore Roberto Luzi
Musica originale Franco Diaferia, Roberto Berio, David Lynch
Musiche di repertorio L. Huston, D. Hataway, B. Crewe, K. Nolan, M. Travis, C. Trenet, P. Misraki, J. Hess, R. Vallicelli, D. Tjomkin, P.F. Webster, A. De Curtis, H.W. Casey, Richard Finch, H. Carmichael, M. Parish, P.J. Lynch, D.M. Lynch, F. Chiambretti, P. Guerrini, G. Lorenzo
Suono Cinzia Alchimede
Montaggio Mirco Garrone
Scenografia Stefano Giambanco
Arredamento Daniela Manzo
Costumi Stefano Giambanco
Trucco Fernanda Perez
Aiuto regia Claudio Bernabei
Interpreti Piero Chiambretti (Piero C.), Greta Cavazzoni (Martina), Antonio Catania (Diego), Vanessa Asbert (Beatrice), Felice Andreasi (Trovato), Annalisa Bugliani (Isabella), Charlie Ferrari (Charlie), Tiberio Fusco (Tiberio), Stefania Spugnini (Babi), Carlo Croccolo (primario), Carlo Freccero, Edoardo Raspelli, Piero Ferrero, Aldo Izzo, Vladimir Luxuria
Ispettore di produzione Loredana Manili, Giorgio Turletti, Carlo Brocanelli
Produttore esecutivo Diego Alchimede, Roberto Alchimede
Produzione Rita Rusic Company
Distribuzione Columbia Tristar
Note 2500 metri.
Suono in presa diretta Dolby Digital; canzoni: The Ghetto di L. Huston, D. Hataway, Lady Marmalade di B. Crewe, K. Nolan, Sixteent Tons di M. Travis, Vous qui passez sans me voir di C. Trenet, P. Misraki, J. Hess, Poshvee di R. Vallicelli, D. Tjomkin, P.F. Webster, Malafemmina di A. De Curtis, I’m Your Boogie Man di H.W. Casey, Richard Finch, Stardust di H. Carmichael, M. Parish, Cherish My Love, New Wonderful Life di P.J. Lynch, D.M. Lynch, F. Chiambretti, Sultano di P. Guerrini, G. Lorenzo; parrucchiere: Sabrina Romanelli; organizzatore generale: Carlo Carpentieri; partecipazione alla produzione: Tele+.
Il film, realizzato con il sostegno della Regione Piemonte e con il patrocinio della Città di Torino, è stato girato a Torino e a Maratea.
Sinossi
Piero C., conduttore televisivo torinese di successo, viene lasciato dalla fidanzata, Beatrice; l’abbandono lo precipita in uno stato di profonda depressione. Per risollevarsi ricorre al sostegno degli amici, ad uno psicoanalista, ad una chiromante e ad un mago, ma inutilmente. Intraprende allora alcune fugaci avventure amorose che lo lasciano però insoddisfatto; diviene l’amante di una collega della televisione, ma dopo poco lei tronca la relazione. L’ennesima delusione permette a Piero di accorgersi del sentimento che per lui prova la sua amica Martina. I due si sposano ma il loro matrimonio naufraga e Piero resta solo con il ricordo di Beatrice, che non è mai riuscito a dimenticare.
Dichiarazioni
«Avevo voglia di utilizzare uno strumento espressivo diverso da quello televisivo. Della televisione, che frequento da molti anni, conosco ogni trucco. Il cinema invece era un mondo nuovo col quale cimentarmi. E in realtà, grazie soprattutto alla vicinanza con due grandi sceneggiatori, ho imparato più del cinema in questi sette mesi di lavorazione che della tv negli ultimi cinque anni. […] In realtà non c'è mai stata una vera e propria stesura del soggetto. La collaborazione di Benvenuti e De Bernardi ha dato al tutto un'impronta più reale e mi ha permesso di fare un corso accelerato di sceneggiatura. Non ho mai pensato di scriverla perché non è una storia finita, con un inizio e una fine. È più che altro un viaggio interiore che si muove ed è ancorato completamente intorno ad un'ossessione. E questo stato d'animo pervade tutto il film. […] Io non mi piaccio mai, non ho il piacere di guardarmi. Effettivamente una delle grandi incognite della lavorazione era proprio la mia recitazione che non doveva in alcun modo ricalcare il personaggio televisivo. E poi per una volta ho usato la provocazione verso me stesso piuttosto che verso gli altri, mettendomi in gioco» (P. Chiambretti, www.italica.rai.it, 2001).
Accolto con ostilità da molti critici che ne hanno giudicato inconsistenti soggetto, sceneggiatura e scenografia, Ogni lasciato è perso affronta uno dei temi più classici: la delusione sentimentale. Piero Chiambretti ben si presta ad interpretare il ruolo del “lasciato” irrimediabilmente perso; la difficoltà a superare la pena d’amore e a dimenticare la persona amata è rappresentata iperrealisticamente dal regista, che d’altronde ha dichiarato, in occasione dell’uscita del film, di essersi ispirato ad una situazione da lui realmente vissuta.
Secondo Roberto Nepoti, «la faccenda procede in modo abbastanza noioso, benché Chiambretti cerchi di vivacizzarla con improbabili scenografie espressioniste, comparse dalle fisionomie grottesche, partecipazioni di guest star e bravi attori sottoutilizzati. Non ci risparmia neppure le fellinades, omaggi spuri al grande Federico» (R. Nepoti, “la Repubblica”, 21.1.2001).
Lietta Tornabuoni, al contrario, apprezza l’esordio cinematografico di Chiambretti: «Ogni lasciato è perso non somiglia a nessun altro fra le decine di film italiani che si riversano sul mercato senza che nessuno abbia voglia di andare a vederli: la sua originalità, la sua non-appartenenza ad alcun genere cinematografico corrente, possono risultare persino sconcertanti. [...] È divertente la capacità del regista di creare un piccolo mondi di comicità e di pathos, di persone scontente: gli uomini per solitudine, le donne per velleitarismo. Produttivamente impeccabile, il film è apprezzabile pure la semplice sincerità, per il mix di umorismo e dolore: perché si avverte che l'autore non ha lavorato tanto per fare un film come tutti gli altri, ma per raccontare qualcosa che davvero gli sta a cuore» (L. Tornabuoni, “L'Espresso”, 1.2.2001).
«Bravo, Chiambretti! Avendo deciso di esordire nella regia, ha preso la saggia decisione di cancellare dal film tutto ciò che potesse ricordare le sue apparizioni televisive. Dunque, bando al ripescaggio del folletto guastafeste, irriverente, fantasioso, che abbiamo conosciuto anni addietro, e avanti un altro Chiambretti, inedito, malinconico e riflessivo, ferito da una donna che l'ha piantato, una fanciulla non facilmente sostituibile in una Torino dai placidi lungofiume. Diario di un'ossessione cui nessuno antidoto conferisce lenimento. Ogni lasciato è perso (è ininfluente se sia o non autobiografico) non mette a tacere le responsabilità maschili addebitabili (egoismo, possessività, esibizionismo) e mescola commedia di carattere e commedia di situazione. Aggraziato nel tratto, coraggioso nell'intraprendere un cammino personale, ironico ma non spassoso, Chiambretti si condanna a un insuccesso certamente immeritato, ma spiegabile in una cinematografia come la nostra ove per far girare la ruota degli incassi occorrono robuste razioni di umorismo con cui infarinare le torte» (M. Argentieri, “Cinemasessanta” n. 2/252, marzo-aprile 2000).
«Il folletto della Rai Piero Chiambretti debutta alla regia cinematografica con un film che partendo da alcuni presupposti autobiografici (la televisione e Torino), costruisce una storia che vuole risultare romantica e surreale, stralunata e di sentimenti, calibrata su un doppio registro sentimentale e comico. L'operazione, va detto, non è tra le più riuscite, anche se c'è da ammirare il desiderio di uscire dai triti canoni della commedia italiana e, nello stesso tempo, di cercare una scrittura personale per lo schermo. [...] Chiambretti costruisce l'opera sulle gag elaborate però con una vera scrittura cinematografica e non sul solo estro del protagonista: l'uso della colonna sonora che sottolinea, commenta e connette le parti in maniera intelligente, gli scenari surreali che disegnano dei luoghi barocchi e sopra le righe (mi riferisco agli interni sfarzosi e colorati, ben inquadrati dalla cinepresa pronta a costruire architetture visive non consuete soprattutto nelle commedie italiane) e soprattutto una Torino colorata e mediterranea con tanto di stabilimento balneare. [...] Alla fine, tra pianti e amarezze, amori e delusioni e gli immancabili amici, il film diviene noioso e privo di verve, animato (si fa per dire) da alcuni camei come quello di Freccero nella parte del dirigente televisivo» (S. Arcagni, “Film” n. 50, marzo-aprile 2001).
Occorre segnalare la presenza nel cast di alcuni eccellenti attori come Felice Andreasi, Carlo Croccolo e Antonio Catania; ottima è la colonna sonora, in cui figurano molte cover degli anni Settanta e Ottanta che hanno una funzione evocatrice e non solo di “accompagnamento”.
Gli aspetti autobiografici dell’opera sono molteplici: il protagonista, Piero C., è un anchorman televisivo che divide la sua vita tra Roma, città in cui lavora, e Torino, la sua città; una Torino che, nel monologo interiore con cui il personaggio principale apre il film, viene definita un miscuglio di matematica e lucida follia, “la capitale della lamiera e della cioccolata”.
Una sequenza del film è girata nel ristorante torinese “Fratelli La Cozza”, che appartiene allo stesso Chiambretti.
Scheda a cura di Davide Larocca
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