Regia Alice Rohrwacher, Andrea Segre, Francesco Cressati, Enrico Cerasuolo, Sergio Fergnachino, Andrea D’Ambrosio, Marco Berrini, Martina Parenti, Nicola Zucchi, Chiara Bellosi
Sceneggiatura Alice Rohrwacher, Andrea Segre, Francesco Cressati, Enrico Cerasuolo, Sergio Fergnachino, Andrea D’Ambrosio, Marco Berrini, Martina Parenti, Nicola Zucchi, Chiara Bellosi
Musica originale Ivan Iusco
Montaggio Esmeralda Calabria
Produzione Carlo Cresto-Dina, Anastasia Plazzotta per Eskomosa e Rai Cinema
Note Canzoni: La libertà di Gaber-Luporini (eseguita dai Marlene Kuntz), L’ultimo dei ranardi di Marchesini, A foghi spenti di Gobbo-Toffanin- Marchesini, Capsule of Love di Giorgio Spada, I Kill Myself di D’Agostino-De Crescenzo-Testa, Montaggio del suono: Daniela Bassani, Marzia Cordò, Riccardo Spagnol; mixage: Francesco Cucinelli; assistenti montaggio scena: Domingo Rossi, Chiara Venditti; con: Davide Cutrì, Lucrezia Tosin detta “Clelia”, Marcello Anselmo, Daniele Pasinato, Stefano Zulian, Sofien Lussi, Moira Lussi, Angelica Scozia, Raffaele, Tatiana, Maurizio Cossa, Roberto Valestra, Consiglia Salvio, Stefano Montanari, Morena Antonietta Gatti, Donato Urgesi; backstage: Niccolò Bruna; consulente alla produzione: Federica Masin.
Capitoli:
- Calabria di Alice Rohrwacher - assistente operatore: Piero Crucitti.
- Veneto di Andrea Segre, Francesco Cressati – soggetto, fotografia e suono: Andrea Segre; collaborazione al soggetto: Cosimo Calamini; foto di scena: Simone Falso.
- Torino di Enrico Cerasuolo e Sergio Fergnachino – fotografia: Paolo Rapalino, Enrico Cerasuolo, Fabio Colazzo; suono: Fabio Coggiola.
- Napoli di Andrea D’Ambrosio – fotografia: Tony Clemente; suono: Mario Pedone.
- Emilia di Marco Berrini e Martina Parenti – fotografia: Ugo Carlevaro, Pierluigi Laffi, Martina Parenti; suono: Pietro Jona.
- Puglia di Nicola Zucchi – soggetto: Nicola Zucchi; fotografia: Nicola Zucchi, Alice Rohrwacher; collaborazione al soggetto, ricerche e organizzazione: Domenica Ligorio.
È stato pubblicato un libro - Checosamanca. Le storie, Feltrinelli, Milano, 2007 – che raccoglie 72 storie: le sei che compongono il film ed altre 66 non realizzate.
Sinossi
Checosamanca è un film documentario “politico” sullo stato presente dell’Italia, che racconta questi anni confusi e tesi, mentre il nostro Paese sta cambiando rapidamente. È un’opera collettiva di giovani registi. Ecco le loro storie: Calabria di Alice Rohrwacher: in una fiumara, quasi una discarica di rifiuti, un ragazzo costruisce il suo giardino delle meraviglie assortendo materiali di recupero, proprio dove passerà, se mai, il favoloso ponte sullo stretto; Veneto di Andrea Segre e Francesco Cressati: la lotta di giovani operai, casalinghe e pensionati per bloccare l'apertura di una zincheria sotto la quale si teme siano sepolti rifiuti tossici; Torino di Enrico Cerasuolo e Sergio Fergnachino: "i poveracci" che non possono pagare la parcella e non hanno la possibilità di difendersi si rivolgono allo sportello "di strada" che alcuni avvocati hanno aperto; Emilia Romagna di Martina Parenti e Marco Berrini: una coppia di sposi scienziati lotta per riavere il microscopio elettronico con cui studia da anni le nanopatologie ambientali ed incrimina inquinatori e politicanti; Napoli di Andrea D'Ambrosio: la lotta contro la privatizzazione dell'acqua; Puglia di Nicola Zucchi: il viaggio di Dunat nella campagna pugliese dove ha scavato il suo pozzo e vende acqua a chi non ce l'ha; Catania di Chiara Bellosi: la notte e i branchi di cani randagi, feroci, teneri.
Dichiarazioni
«Checosamanca nel cinema italiano dei nostri giorni? Che cosa c'è di urgente da raccontare? Forse manca un discorso serio intorno alla politica. Manca un discorso schietto fatto da voci nuove e fresche, che si accordino una con l'altra senza prevaricare. Manca un coro intonato di voci che canti di politica, che lasci l'eco prima di andare via. E abbia la forza di cambiare almeno un po' le cose che vanno cambiate. Forse questo. Proviamo. Proviamo a cercare. Chiamiamo scuole festival istituzioni, da Bolzano a Palermo, per cercare quelle voci capaci di gridare e spaccare l'aria, all'occorrenza. Ascoltiamo interviste, guardiamo documentari-corti-videoclip e alla fine invitiamo i "migliori" a venirci a conoscere a Roma e Milano. E arrivano in tanti - seduti per terra perché ci sono poche seggiole - ad ascoltare che ci piacerebbe metter su un film e costruirlo INSIEME ma prima di tutto bisogna che ci dicano loro checosamanca, checosac'è di urgente da raccontare del nostro paese oggi» (C. Cresto-Dina e A. Plazzotta, in Checosamanca. Le storie, Feltrinelli, Milano, 2007).
«Il progetto "Avvocati di strada" è nato a Torino nel dicembre del 2005 grazie all'iniziativa di un gruppo di operatori sociali che gestiscono i dormitori e le comunità alloggio (Gruppo Abele, Cooperativa Parella, Associazione Opportunanda) e di alcuni avvocati che si occupano da anni di emarginazione. Uno dei promotori del progetto (che in Italia ha un precedente a Bologna, dal 2001) è l'avvocato Maurizio Cossa: sarà lui il nostro tramite per conoscere il mondo nascosto che ha bisogno di assistenza legale e che normalmente non può permettersela. Sono i nuovi poveri, quelli che fino a ieri conducevano una vita normale e che sono stati messi in ginocchio dal costo crescente della vita cui non corrisponde un aumento dei salari. Le storie che ruotano intorno al nuovo sportello informativo riguardano il lavoro, la casa, lo sfratto, il diritto familiare e i nuovi soprusi del sistema giuridico. […] Il luogo cardine del documentario sarà lo sportello del progetto "Avvocati di strada", attivo dal gennaio 2006 presso il centro diurno dell'Associazione Opportunanda, in via Sant'Anselmo 28 a Torino, nel quartiere di San Salvario. Ogni pomeriggio due avvocati specializzati in diverse materie sono presenti nel centro. Lo sportello ha funzione di consulenza per suggerire alle persone interessate le modalità di accesso alle forme di assistenza giuridica anche attraverso l'istituto del patrocinio a spese dello stato. […] Il progetto "Avvocati di strada" è una novità assoluta a Torino, in parte osteggiato dall'ordine degli avvocati perché considerato disdicevole in quanto mina il decoro della professione. Il fatto che sia appena nato ci offre la possibilità di seguirne i primi passi, raccogliendo e selezionando la storia individuale più esemplare. […] Vogliamo raccontare questa storia perché siamo curiosi di capire come il garantismo e il benessere sbandierati in questi anni stiano calpestando una marginalità sociale che ci è sempre più vicina» (E. Cerasuolo e S. Fergnachino, in Checosamanca. Le storie, Feltrinelli, Milano, 2007).
«Un film politico, anzi sulla politica. Un documentario, ma anche un esperimento, un lavoro collettivo. Tutto questo è Checosamanca, un film realizzato da dieci giovani registi italiani, che hanno provato a raccontare con il linguaggio del cinema l’Italia di oggi. L’idea di realizzare questo film è venuta ai produttori, Carlo Cresto-Dina e Anastasia Plazzotta che, con Eskimosa, la casa di produzione cinematografica della Feltrinelli, e RaiCinema, hanno chiesto a una sessantina di registi scelti tra quelli delle scuole di cinema, dei centri di formazione, tra quelli che già partecipano a piccoli e grandi festival, di provare a proporre, nella forma di una pagina scritta» (e.a., “la Repubblica”, 19.10.2006).
«Un gruppo di "resistenti" del Nord-Est contro una zincheria abusiva. Un comitato civico napoletano contro la privatizzazione dell'acqua. Due ricercatori di fama internazionale, a Modena, che devono fare una colletta per avere un microscopio necessario alle loro ricerche. Degli "avvocati di strada” torinesi in difesa di chi non ha nulla. Non sono che alcune delle storie di resistenza o "disobbedienza" civile raccontate da Checosamanca -scritto tutto attaccato -, straordinario viaggio nell'Italia di oggi compiuto da un gruppo di giovani autori [...] messi insieme da Eskimosa (l'etichetta della collana di documentari Feltrinelli, capitanata dal produttore Carlo Cresto-Dina) e Raicinema [...]. Un po' come i gloriosi “cinegiornali” di Zavattini e le varie forme di controinformazione degli anni Settanta, questo film collettivo si propone di svelare l'Italia che i media non raccontano, attraverso un progetto in fieri, che avrà ancora almeno due altre “appendici”. E Checosamanca in questo paese? Da Nord a Sud, l'unica cosa che tiene insieme lo Stivale è l'assenza della Stato e della politica, alla fine, intesa come partiti. Sono i cittadini allora a doversi rimboccare le maniche per assolvere a quello che normalmente dovrebbe essere il compito delle istituzioni. Ed è proprio contro di esse che spesso si battono. Gli esempi più macroscopici sono stati il movimento no Tav in Val di Susa o quello contro il ponte di Messina, ma ecco venirne fuori tanti altri. Movimenti di “resistenza” a cui partecipano vecchi, giovani, interi paesi [...] in chiusura, i Marlene Kuntz ci rimandano alle note della storica canzone di Gaber, “la libertà non è uno stato d'animo, libertà è partecipazione”» (G. Gallozzi, “l'Unità”, 16.10.2006).
«L’Italia che non si vede, quella a disagio, quella tenuta sottochiave dai palazzi, lo Stivale che sta stretto alla politica e a una certa società, i poveracci, gli oppressi, gli abbandonati, i faidate. Il lato B delle fiction cattiviste delle tv generaliste, il sottoscala delle soap sul Lago di Como, il vaso di Pandora con dentro i disastri di troppa indifferenza. C’è tutto, o molto di questo, in un film-documentario, di marca neo-realista, che apre uno sguardo su Checosamanca, scritto senza spazi, buona metafora di un dietro le quinte di un Paese all’apparenza lustro, ma pieno di tarme. Un progetto sano per diffondere le parole di chi non ha mai spazio per dirle. [...] Un documento corale senza stacchi, legato dallo stesso denominatore comune, un’opera libera, vera, distante anni luce dalla distorsione cinematografica» (G.P. Polesini, “Messaggero Veneto”, 6.3.2007).
«Raccoglie poltrone sfondate, porte cigolanti, tavolini traballanti. A uno a uno allineati, i rifiuti di una discarica formano un salotto discreto. Un ragazzino con meticolosa e arrabbiata maniera li accosta, mentre la ripresa si allontana mostrandoci l’impossibile gioco di ordinare il caos. Si apre con una metafora il film collettivo Checosamanca, che getta uno sguardo all’attuale situazione politica italiana e alle sua falle. A girarlo sono stati chiamati, sotto la produzione di Eskimosa-Feltrinelli, giovani registi dalla vocazione documentaristica. Ne è nato un film a episodi che denuncia i problemi legati all’ecologia ma anche alle difficoltà della ricerca scientifica e all’estenuante macchina della burocrazia» (D. Persico, "la Repubblica", 27.2.2007).
«Un film "politico", nelle intenzioni dei realizzatori. Dove la mancanza a cui allude il titolo è, appunto, quella della politica. Ma è proprio vero? A me sembra che al fondo di tutto Checosamanca si agiti una grande ambizione. Quella di raccontare l'Italia di oggi. "Raccontare l'Italia." Un tempo lo faceva il grande cinema. Che viveva tanto di autori immensi e consacrati quanto di artigiani consapevoli di sceneggiare, secondo la felice, autoironica espressione di Leo Benvenuti, "contratti di attori". […] Sulle glorie del passato siamo tutti d'accordo. Così come sulle miserie del presente. Raccontare l'Italia, si dice, non è più di moda. Non paga. Si dice: il cinema stesso è ormai, fuori dal fescennino, dal fantasy o dal giovanilismo a tutti i costi, una "nicchia" del mercato. L'ambizione, in un contesto che ci viene dipinto in tal modo, rischia di farsi azzardo. Se non presunzione. Ma guardiamo questo film, robustamente sorretto dal montaggio luminoso e rigoroso di Esmeralda Calabria, vera sintassi portante della complessa struttura narrativa. Guardiamo questo film. Ci sono le storie, ispirate alla realtà ma trasfigurate, arricchite di metafore (e dunque di senso) dal concorso dei registi e degli attori, non così involontari e "presi dalla strada" come si potrebbe pensare a prima vista. C'è talento nell'edificazione del plot. C'è forza visionaria nelle immagini. C'è un sapore di costruzione che trascende il "documentario" in senso tradizionale. E c'è l'autenticità del materiale narrato che raccorcia la distanza fra realtà e finzione. C'è, infine, spettacolo. E, dunque, c'è il film. Non manca niente, insomma. Il senso del titolo, allora, va ribaltato. Non è la politica quello che manca, "fuori e lontano da qui": semmai, ce n'è troppa, di politica, con la sua invadenza, con il protagonismo onnicomprensivo, asfissiante dei suoi figuranti. E forse sta anche nell'eccesso di politica la nostra incapacità, come autori, di tornare a raccontare l'Italia e l'indifferenza, se non l'ostilità, con cui i radi tentativi vengono accolti dal pubblico. No. Quello che veramente manca - e benvenuto un film che ce lo ricorda con tanto vigore - è proprio la forza della metafora. […] Checosamanca […] riprova […] a ricostituire un'unità narrativa intorno all'Italia di oggi. Al suo cambiamento, ai suoi tanti cambiamenti tumultuosi in atto. Partendo da storie minori di ordinaria ingiustizia, di eroismo di strada, dell'arte di arrangiarsi. Con lucidità e, a volte, un lampo di poesia. Ed ecco che la pretesa dichiarata - il film politico - rivela il meglio di sé laddove l'immagine tradisce l'intenzione, svelando, nei suoi spunti più riusciti, una sana, e se vogliamo "tradizionale", vocazione verso il cinema allo stato puro» (G. De Cataldo, in Checosamanca. Le storie, Feltrinelli, Milano, 2007).
Scheda a cura di Matteo Pollone
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