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Cortometraggi e Documentari |
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Caristo, la città rubata
Italia, 2008, HDV, 60', Colore
Regia Max Chicco
Soggetto Claudio Braggio
Sceneggiatura Claudio Braggio
Fotografia Mathieu Gasquet
Interpreti Matteo Bargioni, Valeria Dada Berardi, Serena Barberis, Maria Paola Bidone, Lidia Boccaccio, Claudio Braggio, Janina Cagnazzo, Maria Rosa Carosio, Irene Cavalchini, Mario Ferri , Fulvio Gatti, Aldino Leoni, Elisa Moro, Francesco Parise, Adriano Piombo, Francesco Stradella
Produttore esecutivo Carlo Ianniello
Produzione Carlo Iannello per Circolo Culturale Opificio delle Arti, Alessandria
Note Assistente alla regia: Alessandro Gavazza; disegni: Irene Cavalchini; organizzazione generale: Fulvio Gatti; organizzazione set: Fernando Ianniello
Questa “docu-fiction” è stata realizzata con l’apporto tecnico di Meibi Produzioni audiovisive di Torino, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, il patrocinio dei Comuni di Alessandria, Acqui Terme (AL) e Campo Ligure (GE) e la collaborazione di: Museo del Ferro (Alessandria), Società di Storia, Arte e Archeologia delle Province di Alessandria e Asti, Scuola di teatro “I Pochi”, Gruppo musicale Crann Full, Biennale di Poesia e Narrativa, Teatro Comunale di Alessandria.
Sinossi
Le notizie storiche intorno all’antica città di Caristo sono scarse. Il progetto propone un’indagine sull’oscura vicenda cercando di capire quale fine fecero gli abitanti della città distrutta dagli antichi Romani. Si formula un vero e proprio atto d’accusa nei confronti del console Marco Popilio Lenate reo d’aver commesso atti criminali, ruberie e di essere parte in causa nelle speculazioni edilizie della costruzione della città Acque Statiellae ove sorgeva Caristo ed in seguito della Via Aemilia Scauri. La città di Caristo era abitata da Liguri Stazielli o Statellati, definiti da vari autori anche Statiellesi, Statiglieli oppure Statelli. La strage compiuta nel 173 avanti Cristo dal console Marco Popilio Lenate venne censurata dal Senato di Roma, tant’è che i prigionieri vennero liberati qualche tempo dopo e risarciti col denaro incassato per la loro vendita come schiavi. Vennero assegnati loro nuovi territori, contribuendo così allo sviluppo delle odierne città di Basaluzzo e Castellazzo Bormida (parte di uno stesso comprensorio), Cartosio, Denice, Silvano d’Orba, Visone, Campo Ligure ed infine alla nascita di Acqui Terme, denominata Acquae Statiellae ricordando il nome della tribù ligure.
Scheda a cura di Franco Prono
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