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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



Profumo di donna
Italia, 1974, 35mm, 102', Colore

Altri titoli: Scent of a Woman, Sweet Smell of Woman, That Female Scent, Parfum de femmes, Der Duft der Frauen

Regia
Dino Risi

Soggetto
Ruggero Maccari, Dino Risi, dal romanzo "Il buio e il miele" di Giovanni Arpino

Sceneggiatura
Ruggero Maccari, Dino Risi

Fotografia
Claudio Cirillo

Operatore
Oddo Bernardini

Musica originale
Armando Trovajoli

Musiche di repertorio
G. Davoli, M. Fugain, P. Gagliardi, P.Di Capri

Suono
Vittorio Massi

Montaggio
Alberto Gallitti

Scenografia
Lorenzo Baraldi

Arredamento
Lorenzo Baraldi

Costumi
Benito Persico

Trucco
Giulio Natalucci, Franco Schioppa

Aiuto regia
Claudio Risi

Interpreti
Vittorio Gassman (capitano Fausto Consolo), Agostina Belli (Sara), Alessandro Momo (Giovanni Bertazzi), Franco Ricci (tenente), Elena Veronese (Michelina), Stefania Spugnini (Candida), Lorenzo Piani (don Carlo), Marica Volonnino (Ines), Torindo Bernardi (Vincenzo), Moira Orfei (Mirka), Alvaro Vitali (cameriere), Carla Mancini (Natalina), Sergio Di Pinto (attendente di Vincenzo)

Produttore esecutivo
Pio Angeletti, Adriano De Micheli

Produzione
Dean Film

Note
Girato in Technicolor, Panoramico.
Canzoni: Il canotto di G. Davoli, Le gentil et le mechant di Michel Fugain, Che vuole questa musica stasera, Ricordati di me di P. Gagliardi, Reginella e Champagne di Peppino Di Capri.
 
Premi: a Vittorio Gassman come Miglior Attore Protagonista al Festival di Cannes, 1975; David di Donatello 1975 a Dino Risi per la Miglior Regia ed a Vittorio Gassman come Miglior Attore; César per il miglior film straniero uscito in Francia.
A distanza di quasi vent’anni dall’uscita del film di Risi, di Profumo di donna è stato realizzato un remake, Scent of a Woman, produzione americana diretta da Martin Brest nel 1992, che ha fruttato ad Al Pacino l’Oscar come migliore attore protagonista.




Sinossi
Fausto Consolo, capitano dell’esercito rimasto cieco per un incidente accaduto durante una manovra militare e reso scontroso dalla sua menomazione, parte da Torino per Napoli, accompagnato da Giovanni Bertazzi, suo giovane attendente. Dopo due tappe (la prima a Genova, dove Fausto si accompagna ad una prostituta scelta da Giovanni, e la seconda a Roma, dove il capitano fa visita ad un cugino prete che prova invano ad indurlo a concepire la sua cecità come un dono di Dio), i due viaggiatori giungono nel capoluogo partenopeo. Qui incontrano Sara, ragazza innamorata di Fausto fin dall’infanzia e da lui sempre respinta, e Vincenzo, un tenente amico di Fausto, anch’egli non vedente. Dopo una festa, Fausto e Vincenzo rimangono soli e, come convenuto, cercano di suicidarsi entrambi; la mancanza di decisione da parte di Fausto, però, impedisce che il loro tentativo abbia l’esito voluto. Provato dalla terribile esperienza, Fausto accetta il sostegno offertogli da Sara.




Dichiarazioni

«Raramente come leggendo Il buio e il miele di Arpino ho sentito una “presenza” cinematografica così forte. Questo capitano Fausto, cieco, che va verso la morte con una tale sete di vita, mi sembrava che esprimesse, che urlasse addirittura, la sua voglia di essere rappresentato. Per questo mi sono accanito a fare il film, come mai prima» (D. Risi, in Paolo D’agostini, Dino Risi, Il Castoro, Milano, 1995).

«Nel film c’è spesso la situazione del Sorpasso: il viaggio, il protagonista e l’antagonista, l’uomo maturo e il ragazzo. Anche nel Giovedì era lo stesso, anche se c’era un bambino vece di un ragazzo, e il viaggio era un piccolo viaggio in periferia. Ci sono le mie due anime: l’anima cialtrona e quella timida e sincera che io ho tentato in tutti i modi di affogare, di distruggere! Ma evidentemente queste cose sopravvivono anche se uno tenta di martellarle, perché certo non è un caso se ritornano in tanti miei film» (D. Risi, in F. Faldini, G. Fofi, Il cinema italiano d’oggi (1970-1984) raccontato dai suoi protagonisti, Mondadori, Milano, 1984).

 

 

 





Come tre anni dopo per Anima persa (ricavato dall’omonimo romanzo), Dino Risi trae da un testo di Giovanni Arpino il soggetto di Profumo di donna.

«La storia del capitano cieco e sarcastico Vittorio Gassman) che intraprende un viaggio da Torino a Napoli, accompagnato da un giovane attendente (Alessandro Momo), credendo di andare incontro alla morte e trovando invece l’amore della coraggiosa Sara (Agostina Belli), ha in Risi un trascrittore fedele […]. Profumo di donna si classifica tra i film più visti in Italia e ha la nomination per l’Oscar al miglior film straniero; Gassman è premiato a Cannes per l’interpretazione, ma, come racconta Risi, si era faticato molto per trovare i finanziamenti. Solo la presenza di Agostina Belli reduce dal popolare La sepolta viva) e di Alessandro Momo, protagonista dell’altrettanto noto Malizia, aveva rimosso ogni ostacolo» (C. Bragaglia, Il piacere del racconto, La Nuova Italia, Firenze, 1993).

«Gassman col suo spavaldo virtuosismo afferma il dominio del grande attore che sostenta la vocazione col lungo studio e l’ardente vitalità […] il suo genio dello spettacolo, fondendosi col talento letterario di Giovanni Arpino e la vivacità acuta del regista Dino Risi, tocca il sommo del prezioso in un memorabile cocktail di lacrime e risate. Una scommessa: un film su un cieco, che nasconda la pietà fra le pieghe della celia, e dia alla disperazione un abito sarcastico». (G. Grazzini, “Corriere della Sera”, 23.12.1974).

Gassman è effettivamente bravissimo nell’interpretare il suo personaggio: burbero, scontroso, vizioso, Fausto Consolo stabilisce con il suo giovane attendente Giovanni Bertazzi (Alessandro Momo, che sarebbe morto poco tempo dopo per un incidente automobilistico) un rapporto autoritario tipicamente militaresco; l’imperiosità con cui questa sudditanza viene imposta è però solo apparente e nella parte finale del film si fa da parte per rivelare aspetti più nascosti e profondi dell’animo del capitano, fatto di angosce e paure. Risi era convinto che Gassman avesse il physique du rôle per interpretare il ruolo di Fausto, perché lo riteneva un cinico, impunito, arrogante, scaltro, sprezzante, crudele, istrione e nello stesso tempo un generoso, fragile, disperato, solitario amico.

L’incontro-scontro tra due una personalità, una forte ed una remissiva, ricorda un altro film di Risi, Il sorpasso, interpretato sempre da Gassman insieme con Jean-Louis Trintignant; rimanda al film del 1962 anche il tema del viaggio, benché in Profumo di donna esso sia compiuto a bordo di un treno anziché su quel “mostro sacro” che è l’auto de Il sorpasso. «Sulla filiazione Il sorpasso-Profumo di donna, Risi ne è convinto assertore. Solo che rispetto al film del ’62 qui si mette in scena una «discesa, ma in profondità, all’interno del personaggio, verso la “porta segreta”. Il primo film rappresentava la vita fatua del boom, l’illusione di non incontrare mai ostacoli, di poter ignorare i pur visibili presagi di fine, di morte, il fatale presentarsi dei nodi al pettine, dei conti da pagare». Profumo di donna, invece, «è il racconto del dopo-incidente, del dopo la caduta nel burrone sulla curva pericolosa aggredita beffardamente a cento all’ora, dopo la scoperta che non la si può far sempre franca»” (P. D’Agostini, Dino Risi, Il Castoro, Milano, 1995).

Il viaggio di Fausto e Giovanni (che il capitano chiama Ciccio) si conclude a Napoli, che il regista milanese mostra gioiosa, musicale, solare: è l’ultima tappa di un viaggio in Italia durante il quale «gli sfondi paesistici si susseguono nella saporosità di luci, accenti e colori» (V. Caprara, Dino Risi, Gremese, Roma,1993). Nella città partenopea Fausto è atteso da Sara, una ragazza innamorata del militare che, non corrisposta, riceve in cambio del suo amore solo sgarbi e ripulse; alla fine, però, Fausto accetta il sostegno della giovane. Sembra la vittoria dell’amore, ma il finale non riesce comunque a trasmettere un senso di redenzione: il personaggio di Gassman rimane schiavo della sua fragilità e della sua incapacità di accettare la propria debolezza.

«A Torino, quando l’attendente va a conoscere quest’uomo spigoloso e distante, i campi lunghi sospendono ed allontanano l’azione. Poi, a Genova, dove le gesta di Fausto assumono la caratteristica patina rodomontesca, la macchina da presa ora carrella fluida (“sento odore di femmina: descrivere, perdio!”), ora sobbalza nervosa (“Cos’è, un western, americanate!”, “Sul giornale niente sport, niente cronaca, niente politica, leggimi gli annunci”). L’inquadratura diventa maestosa, con le solenni panoramiche dalla terrazza romana, quando il prete investe Fausto come in trance mistica: “La sofferenza ti redime ogni minuto, ti stimola, la tua croce è la tua ragione di vita, la salvezza!” Nella scena-clou del soggiorno napoletano, quando sullo sfondo del mare di Nisida si mangia in terrazza e pochi bagnanti ballano avvinti sulle note di Champagne, il ritmo visivo si distende morbidamente, per poi frantumarsi di colpo nel piano ravvicinato del bacio furtivo o nel flash-back dell’incontro tra Sara e Fausto. Infine, subito prima dei titoli di coda, i due addirittura si disperdono tenendosi per mano nel campo lunghissimo, in sintonia con un’atmosfera di felicità vibrante d’angoscia. Siamo, dunque, di fronte ad un prototipo molto costruito di commedia crepuscolare all’italiana» (V. Caprara, Dino Risi, cit.).

A proposito del rapporto tra Torino e Risi, il regista racconta che una notte, al parco del Valentino, giurò eterno amore ad Alida Valli, con la quale era chiuso in una carrozzella sotto la pioggia.



Scheda a cura di
Davide Larocca

Persone / Istituzioni
Dino Risi
Ruggero Maccari
Armando Trovajoli
Vittorio Gassman
Agostina Belli
Alessandro Momo

Luoghi
NomeCittàIndirizzo
Carignano, piazzaTorinopiazza Carignano
Castello, piazzaTorinopiazza Castello
Cernaia, viaTorinovia Cernaia
lungo PoTorino-
palazzoTorinocorso Francia
San Carlo, piazzaTorinopiazza San Carlo
Vittorio Veneto, piazzaTorinopiazza Vittorio Veneto



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