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Cortometraggi e Documentari |
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Di madre in figlia
Italia, 2008, 82', Colore
Altri titoli: From Mother To Daughter
Regia Andrea Zambelli
Soggetto Alberto Cottica, Jessica Lombardi
Fotografia Andrea Zambelli
Musiche di repertorio Coro delle Mondine di Novi, Fiamma Fumana
Suono Vito Martinelli
Montaggio Claudio Cormio
Direttore di produzione Federico Mazzola
Produzione Davide Ferrario per Rossofuoco
Note Fonico di presa diretta: Elisabeth Armand; produttrice associata: Francesca Bocca.
Il documentario è stato realizzato con il contributo di: Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Piemonte Doc Film Fund Fondo regionale per il documentario, Provincia di Modena.
Sinossi
Un gruppo di venti donne, molte delle quali ottantenni, vanno in giro di festa in sagra a cantare le stesse canzoni, di protesta, d'amore, di malinconia, che usavano cantare in risaia molti decenni fa: il Coro delle Mondine di Novi. Da queste donne, e dalle loro figlie che le affiancano perpetuandone tradizione e memoria, Di madre in figlia si lascia affascinare: seguendo il flusso dei loro ricordi, partecipando agli entusiasmi per le tournée di oggi, documentando intrecci e consonanze culturali e artistiche impensabili, come quello con l'elettro-folk dei Fiamma Fumana che accompagna i concerti del Coro.
Dichiarazioni
«La cosa che più mi ha colpito di queste donne è il loro percorso: trascorrono i primi anni della loro vita nell'Italia devastata dal fascismo e dalla guerra, dove cominciano a lavorare praticamente a dieci anni, in un contesto di totale miseria. A tredici anni l'esperienza obbligata della risaia, che dura per alcune fino agli anni '60. La loro giovinezza e i loro sogni sono stati negati dal contesto difficile nel quale hanno vissuto. Con la costruzione del coro queste donne ritornano protagoniste nella seconda parte della loro vita. Il coro fa riscoprire loro quei valori di socialità femminile e di azione collettiva che la vita della mondina aveva loro insegnato. Queste donne hanno così l'occasione di realizzare ambizioni e sogni caratteristici della giovinezza durante la loro terza età. La risaia, che ha negato loro l'adolescenza, restituisce alle mondine un patrimonio umano e culturale che le donne esprimono attraverso il canto nei loro spettacoli, permettendo così la trasmissione di quell'esperienza alle nuove generazioni, grazie all'incontro con una rock band di giovani che innesta nel canto tradizionale nuove tecniche musicali e nuovi stili» (A. Zambelli, dal Press-book della Produzione, 2008).
«Frequentando i festival di cinema internazionali, una delle domande che mi vengono rivolte più spesso è: "Cos'è successo al cinema italiano?" Con queste parole si intende dire che sembra impossibile trovare un'eredità della grande tradizione del neorealismo, della commedia all'italiana o dei maestri come Fellini, Antonioni, Visconti... Io non penso che il cinema italiano sia diventato peggiore. Il cinema riflette la società a cui appartiene: e il problema sta esattamente là, nella società italiana. A rischio di eccessive semplificazioni, così vedo i cinquant'anni di storia nei quali sono cresciuto. Negli anni '50 e '60 l'Italia si è ripresa dalla guerra: c'era dappertutto una nuova energia, nonostante il duro conflitto tra ricchi e poveri, tra cattolici e comunisti. Negli anni '70 questo conflitto è sceso violentemente nelle strade e nelle ideologie: l'Italia è diventata moderna, nel bene e nel male. Nell'ultima parte del secolo, il consumismo è decollato in modi sconosciuti nel resto d'Europa. La profezia di Pasolini si è avverata, ed è nata l'Italia di Berlusconi. Siamo in qualche modo profondamente diversi da come eravamo quand'ero bambino. D'altra parte, all'estero si pensa che in Italia non sia cambiato niente dai tempi de La dolce vita o di Salvatore Giuliano. Questo è un grosso problema per noi, filmmaker italiani contemporanei. Ma ci sono storie che attraversano questi cinquant'anni con un'illuminante forza rivelatrice. Quella delle mondine è una di queste. Icona del neorealismo nelle indimenticabili forme di Silvana Mangano, oggi le mondine sono rappresentate da questo gruppo di ottantenni, forti e lucide com'erano allora. E che, come allora, cantano canzoni di protesta, amore, malinconia. Quindi, quando Alberto Cottica dei Fiamma Fumana è venuto da me con l'idea di fare un film su di loro, ho accettato. Ma ho deciso che l'avrei prodotto senza seguirne la regia. Come le Mondine hanno passato la loro tradizione "di madre in figlia", è tempo di fare spazio a una nuova generazione di filmmakers» (D. Ferrario, dal Press-book della Produzione, 2008).
«La monda del riso, cioè la ripulitura della risaia dalle erbe infestanti, è stata fatta a mano fino ai primi anni '70. Il lavoro era stagionale, durava circa 40 giorni ed era svolto da donne. Nelle grandi risaie della Lombardia e del Piemonte era indispensabile il ricorso alla manodopera forestiera perché quella locale non era sufficiente. Le forestiere provenivano in maggioranza dalle province emiliane di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena, ma anche da varie province del Veneto. I reclutatori ("capi" o "caporali") le assoldavano nelle campagne più misere durante l'inverno o la primavera. [...] Le storie delle mondine hanno tratti simili: la fatica, la nostalgia, la paura ma anche la scoperta di una socialità tutta femminile che permise a quelle donne di compiere quel viaggio di vita e lavoro. [...] La risaia è uno spazio che le donne sanno usare per rendersi protagoniste, e infatti le mondine giocano un ruolo molto importante nella storia del movimento sindacale, soprattutto nel dopoguerra. Il Coro delle Mondine di Novi è un coro di venti donne della bassa modenese, le più anziane delle quali vengono dall'esperienza della monda del riso (nelle campagne del Piemonte) e della Resistenza (in Emilia). Molti dei canti del loro repertorio sono nati in risaia, ma con il tempo il coro di Novi si è rinnovato. In un primo momento, con l'ingresso delle figlie delle mondine, che hanno imparato a cantare dalle madri e si sono unite a loro per portare avanti la tradizione dei canti di risaia. In secondo luogo, i Fiamma Fumana hanno portato a questa storia il contributo di un'altra generazione ancora, quella delle ragazze che hanno vent'anni adesso e della musica elettronica, dando vita a un gruppo musicale elettro-folk che unisce tre generazioni» (dal Press-book della Produzione, 2008).
«Silvana Mangano, i pantaloncini corti, il cappello di paglia e l'acqua ai polpacci, è l'icona indimenticabile della mondina immortalata in Riso amaro: bella, sensuale, dura. La Mangano, però, non c'entra niente con Di madre in figlia, il documentario prodotto da Davide Ferrario sulle mondine di Novi (Modena), che da trent'anni, in venti o poco più, hanno formato un coro con cui girano il mondo cantando le loro canzoni di lavoro, nostalgia, amore, solidarietà. È a questo gruppo di donne, alcune sui 70-80 anni, altre, le figlie, sui 40-50, che è dedicato questo documentario, il solo italiano invitato al festival di Toronto. [...] Davide Ferrario le definisce un simbolo del com'eravamo noi italiani. [...] Lui da queste mondine di Novi è rimasto affascinato tanto da avere stabilito che in Italia, oggi, i migliori sono i vecchi, i grandi vecchi. I giovani sono frustrati e insicuri, quelli di mezza età ancora si interrogano su ciò che hanno combinato negli anni 70. Restano a dirci che la vita va vissuta con passione solo loro: i vecchi» (S. Robiony, "La Stampa", 26.8.2008).
«La standing ovation più lunga del [Torino Film] Festival. La sala I del Massimo, piena, l'ha dedicata ieri alle mondine arrivate da Novi di Modena. A Diva, detta "Divona", a Adriana, Rina, Laura e alle altre 16 compagne che oltre a vivere nello stesso paese, hanno lavorato nelle risaie piemontesi e han fatto la Resistenza in Emilia. Delle loro storie racconta il documentario Di madre in figlia [...]. Storie che si concludono alla fine degli Anni '40 e ricominciano nel '77, quando a Novi, queste donne, alcune affiancate anche dalle loro figlie, mettono in piedi il Coro delle Mondine. Gira l'Italia, via in Usa, e ieri al Tff si è presentato intonando in platea "risera schifosa / ma lascia libera sta gioventù"» (T. Platzer, "La Stampa", 27.11.2008).
Scheda a cura di Franco Prono
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