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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cortometraggi e Documentari



Le prime bande
Italia, 1984, 16mm, 60', B/N e colore


Regia
Paolo Gobetti

Soggetto
Paolo Gobetti

Sceneggiatura
Paolo Gobetti

Musica originale
Ugo Alvazzi

Montaggio
Paolo Gobetti



Produzione
Cooperativa “28 dicembre”

Note
Coregia: il Collettivo dell’ANCR, Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza (Melina Bracco, Federico Bruno, Fabio Cianchetti, Carla Gobetti, Mario Maggiorotti, Valerio Emanuele Marino, Luciano Martinengo, Paolo Pincione, Giuseppe Risso, Paola Zanetti), il Centro Studi Piero Gobetti, l’Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, il Museo Nazionale del Risorgimento e l’Archivio Centrale dello Stato; con la partecipazione di: Sergio Bellone, Lucia Boetto Testori, Nardo Dunchi, Poluccio Favout, Sandro Galante Garrone, Paolo Gobetti, Andrea Guglielmone, Bianca Guidetti Serra, Gianni Jarre, Alessio Maffiodo, Luigi Moranino, Giovanni Nicola, Giuseppe Pollarolo, Guido Quazza, Nuto Revelli, Renato Testori, Enzo Tron, Adolfo Velino.




Sinossi
Gli inizi della guerra partigiana vengono rievocati senza retorica né intenti celebrativi, discutendo soprattutto le difficoltà e gli entusiasmi di questi primi tentativi; indagando, al di là dei ricordi, i problemi di “apprendistato” di questa nuova forma di lotta, gli imprevisti della vita quotidiana, i risvolti anche dolorosi nell'esercizio della giustizia e la creazione di nuovi ideali. Attorno ai principali testimoni – Nardo Dunchi, Guido Quazza e Nuto Revelli – si muove tutta una serie di personaggi provenienti degli ambienti più diversi, le cui testimonianze arricchiscono il panorama degli eventi situati tra l´8 settembre 1943 e il marzo 1944.




Dichiarazioni
«Quando le vicende della vita mi portarono a creare, con Franco Antonicelli e altri amici, l’Archivio Cinematografico della Resistenza non pensavo ancora di dover realizzare dei film. Lo scopo primo dell’Archivio era di raccogliere tutto il girato, tutte le pellicole realizzate, soprattutto quelle che rischiavano di perdersi e andare distrutte o deteriorate. Poi, col proseguire dell’attività, ci siamo resi conto che c’erano, oltre alle non molte pellicole girate durante i venti mesi della Resistenza, altri grandissimi depositi di documenti e di immagini nella memoria di quanti avevano preso parte a questo grande movimento. Così nacque l’idea delle interviste filmate che mi riportò a contatto con la pellicola ancora da impressionare e a scoprire le potenzialità del video nella conservazione della memoria storica. Nasce così Le prime bande, un’impresa in cui vorrei esprimere molte cose, che si trascina per parecchi anni, perché di denaro ce n’è poco e quindi la lavorazione va a rilento, perché molti sono gli imprevisti; spesso improvvisate, anche se volenterose, le troupe impegnate nelle trasferte, perché tutto procede come per germinazione spontanea: da un’intervista nasce la necessità o l’opportunità di realizzare quella successiva. I testimoni mi guidano, ci guidano, perché spesso l’elaborazione è davvero collettiva, al di là dell’impostazione di partenza. [...] Nella ricerca de Le prime bande di tanti anni prima l’Archivio ha creato una piccola banda “un po’ sbandata”, come ci ha detto uno degli intervistati riferendosi ai suoi tempi, e questa piccola banda, con tutti i suoi strumenti, cavi, spinotti, batterie, è andata su e giù per le montagne, cercando di evitare neve e pioggia, ma camminando oltre le strade carrozzabili, a cercare, anche nei posti, nei casolari ormai abbandonati e deserti, qualche piccola memoria. La banda dell’Archivio una sua atmosfera l’ha ricreata: e credo che nel film, nonostante i suoi limiti, nonostante le tante cose che volevamo dire e che non siamo stati capaci di comunicare, qualcosa si riesce ad avvertire se tanti ragazzi, tra i pochi che l’han potuto vedere, ci hanno posto una serie di domande per capire meglio una situazione tanto diversa da quelle con cui vengono a contatto nel mondo di oggi. Li hanno soprattutto interessati i difficili problemi di una giustizia da esercitare in condizioni così eccezionali, ma volevano anche capire che cosa voleva dire aver in mano un fucile, anche da parte di chi non era affatto assetato di sangue. Li ha a volte stupiti constatare come i partigiani erano stati ragazzi come loro, li ha sorpresi la semplicità, l’ingenuità magari di tante soluzioni, di tante imprese in cui il rischio poteva nobilitare azioni che non avrebbero avuto niente di eroico» (P. Gobetti, "I quaderni de Il Nuovo Spettatore" n. 16, Ancr, Torino 1994).





«Dal 1945 al 1975 si è pur fatta urgente la necessità di una lettura diversa, meno oleografica, meno trionfalistica ma più interna, più problematica nella scelta stessa dello spezzone e dei fotogrammi. E nella scelta delle testimonianze. Da quelle “politiche” a quelle del partigiano di tutti i giorni. Come in Prime Bande, [...] dove Nuto Revelli, Guido Quazza, Nardo Dunchi, Bianca Guidetti Serra, don Pollarolo e lo stesso Gobetti riacquistano il sapore e il dato di quei giorni, di tutti i giorni, con i problemi che si ponevano improvvisi, con le decisioni che bisognava prendere con gli altri e con se stessi. E gli altri sono i tanti che passano davanti alla macchina da presa nello sforzo di ricostruire la topografia del passato, nell'angoscia di ricordare e di ricordare senza sbavature e senza concessioni. In questo modo Paolo Gobetti aggiunge tema a tema, documento a documento lungo l'itinerario non facile della Storia come memoria e della memoria orale come fonte primaria della riappropriazione della Storia» (G. Bernagozzi, Oltre la storia con il cinema non professionale con il cinema “corto”. Dal 1943 al 1983, in Dentro la storia. Cinema, Resistenza, Pace, a cura di G. Bernagozzi, Patron, Bologna 1984).


Scheda a cura di
Vittorio Sclaverani

Persone / Istituzioni
Paolo Gobetti


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