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Lungometraggi |
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Tifosi
Italia, 1999, 35mm, 110', Colore
Regia Neri Parenti
Soggetto Enrico Vanzina, Carlo Vanzina, Fausto Brizzi, Marco Martani, Neri Parenti
Sceneggiatura Enrico Vanzina, Fausto Brizzi, Marco Martani, Neri Parenti, Enrico Vanzina
Fotografia Gianlorenzo Battaglia
Operatore Carlo Passari
Musica originale Bruno Zambrini
Musiche di repertorio D. Stefano, P. Prado, A. Venditti, L. Bauchet, T. Renis e M. Quantini, Tony Malco
Suono Fulgenzio Ceccon
Montaggio Alberto Gallitti
Scenografia Maria Stilde Ambruzzi
Arredamento Patrizia Mancinelli
Costumi Vera Cozzolino
Trucco Cristina Magliano
Aiuto regia Germano Tarricone
Interpreti Massimo Boldi (Silvio Galliani), Christian De Sica (Cesare Proietti), Diego Abatantuono (Zebrone), Enzo Iacchetti (Carlo Colombo), Maurizio Mattioli (Nando), Nino D’Angelo (Gennaro), Angelo Bernabucci (Fabio), Peppe Quintale (Ferdinando), Patrizia Loreti (“Topa Gigia”), Bruno Gambarotta (giudice interista), Giampiero Galeazzi, Carlo Nesti, Maurizio Mosca, Idriss, Massimo Caputi, Giacomo Bulgarelli, Pasquale Bruno, Ela Weber, Franco Baresi (nella parte di se stessi)
Ispettore di produzione Gerardo Albero
Produttore esecutivo Maurizio Amati
Produzione Aurelio de Laurentiis per Filmauro
Note Canzoni: Pancho di D. Stefano, Taste of Honey; O’ mam o’ mama; Mambo Five di P. Prado, Grazie Roma di A. Venditti, New From Olympics di L. Bauchet, Milan Milan di T. Renis e M. Quantini, Vola Lazio vola di T. Malco.
Sinossi
Gennaro, tifoso napoletano, appena uscito di galera scopre di essere rimasto senza casa e torna a rubare, ma restituisce tutto il maltolto quando scopre che il proprietario dell’abitazione è Diego Armando Maradona, ex-calciatore del Napoli da lui amatissimo. Cesare, di fede laziale, e Carlo, appassionato interista, si incontrano quando i rispettivi figli decidono di annunciare il loro prossimo matrimonio, ma la rivalità calcistica che li divide rischia di ostacolare l’unione dei due giovani. Silvio, supporter milanista, potrebbe guadagnare un’ingente somma grazie al concorso del Totocalcio se la sua squadra perdesse contro la Roma, ma ciononostante tifa per la vittoria del Milan. “Zebrone”, capo di un gruppo di ultras juventini, viene diffidato dal seguire le partite allo stadio ma partecipa ugualmente ad una trasferta a Parma e in circostanze fortuite salva uno dei capi della tifoseria avversaria da un incendio.
Dichiarazioni
«Talvolta mi è stato chiesto qual è la parte di Torino che preferisco. Sorprendendomi anche un po’, finisco sempre per rispondere la Falchera. Lo so che gode di una brutta nomea, ma sono affascinato dal luogo e dai suoi abitanti. Non certo perché è “figo” fare slumming di sinistra, ma perché amo l’umanità dei falcheresi. La Falchera non è un ghetto, è un sogno uscito male, ma non del tutto male. Certo vi si respira l’alienazione comune al vivere urbano contemporaneo, ma con sprazzi di dignità, di poesia e anche di assurdo che sono assolutamente originali. Per questo, oltre a molte scene di Tutti giù per terra, vi ho ambientato anche l’inizio di Figli di Annibale. E sono stato felicissimo quando Diego Abatantuono ha imposto alla produzione di Tifosi di prendere i ragazzi della Falchera come coprotagonisti del suo episodio. Ricordo ancora la perplessa telefonata di Neri Parenti, un po’ preoccupato di girare lì: “Ma sai, Da’, Diego ci tiene tanto... Come si fa? Con chi devo parlare?”» (D. Ferrario, in D. Bracco, S. Della Casa, P. Manera, F. Prono, a cura di, Torino città del cinema, Il Castoro, Milano, 2001).
Tifosi è uno dei tanti film che sono stati dedicati allo sport nazionale per eccellenza, il calcio, passione capace di accomunare gli italiani come pochi altri fenomeni di costume. Il film propone alcuni cliché, utilizzati come tessere di un mosaico per mostrare che la fede calcistica può essere talvolta più forte anche di ciò che all’apparenza sembrerebbe prioritario. Così, Gennaro, pur povero e senza un tetto, rinuncia al ricco bottino di un furto in appartamento quando scopre di aver rubato al suo idolo, Diego Armando Maradona; Silvio straccia una schedina del Totocalcio miliardaria perché questa reca la sconfitta della sua squadra del cuore, il Milan, e Cesare e Carlo ostacolano le nozze dei rispettivi figli a causa delle loro opposte fedi, interista e laziale.
Riguardo a quest’ultimo episodio, è poco felice la scelta delle due squadre: le tifoserie di Inter e Lazio sono tradizionalmente “gemellate” e questo rende un po’ meno credibile e verosimile l’aspro contrasto tra il supporter nerazzurro e quello biancoceleste; probabilmente, la decisione di inserire nella sceneggiatura sostenitori di queste due squadre è stata presa per evidenziare come in due città dal temperamento assai diverso per tanti aspetti (la Milano di Carlo, tifoso interista, e la Roma di Cesare, tifoso laziale), la passione calcistica presenti lo stesso calore.
L’episodio che vede protagonista Diego Abatantuono, nel ruolo dell’ultra juventino “Zebrone”, ha invece un altro fine: quello di dimostrare che, nonostante rivalità spesso dure, anche i tifosi delle frange più violente sono capaci talvolta di gesti di grande umanità; ed infatti, “Zebrone” si getta tra le fiamme di un incendio e salva uno dei fratelli Culatelli, capi della tifoseria avversaria, quella del Parma. Il suo slancio è dovuto in realtà alla volontà di salvare dalle fiamme una sciarpa della Juventus, toccata in passato dall’ex campione bianconero Michel Platini, rubatagli dal Culatelli.
A Torino sono ambientare alcune sequenze: dalla stazione di Porta Nuova parte Zebrone, nonostante la diffida delle autorità, per seguire la trasferta della sua squadra; lo stesso personaggio si arrampica in cima allo Stadio Delle Alpi in segno di protesta per un torto arbitrale ricevuto proprio contro gli acerrimi avversari della Fiorentina; ne scenderà grazie alle parole comprensive di un falso avvocato Agnelli, presidente juventino al cui volere il tifoso bianconero ovviamente cede.
Nel film compare un nutrito gruppo di commentatori sportivi della radio e della televisione, prestatisi ad interpretare la parte di se stessi comparendo o prestando la propria voce alle battute del copione. Gustoso, infine, Bruno Gambarotta nella parte di un giudice che prima condanna Zebrone stigmatizzando le follie a cui conduce la fede calcistica e poi, sobillato dallo stesso sostenitore juventino (che lo accusa di avergli comminato una pena troppo dura perché tifoso torinista), non può trattenersi dal dichiarare all’imputato e a tutti i presenti la sua fede interista.
«Comicità gergale e vernacolare, football senza svastiche, ultras e violenze vissuto con goliardica vitalità-scurrilità, confezione telefonata e trasandata non priva d'un'irruenta dose di satira di costume: insomma, tifosi focosi ma non pericolosi, quasi anacronistici e affettati rispetto alla possente machina del business calcistico» (F. Bo, "Il Messaggero", 6.10.1999).
«A Torino, in Tifosi di Neri Parenti, Abatantuono, tifoso storico-mitico della Juventus detto Zebrone, vuol precipitarsi dall'alto per protesta contro una decisione arbitrale sfavorevole alla sua squadra, quando lo ferma la voce divina dell'avvocato Agnelli echeggiante sullo stadio ormai deserto. […] Il tifo calcistico, nel film, non è una passione nazionale: è una forma isterica, una frenesia, una cecità fanatica, una monomania totalizzante, troppo violenta e sgangherata per essere divertente. […] si sa che al cinema il calcio ha sempre funzionato poco: vedremo se sarà questa la volta buona» (L. Tornabuoni, "La Stampa", 3.10.1999).
Scheda a cura di Davide Larocca
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