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Lungometraggi |
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La trovatella di Milano
Italia, 1955, 35mm, 87', B/N
Regia Giorgio Capitani
Soggetto dal romanzo omonimo di Carolina Invernizio
Sceneggiatura Giuseppe Mangione, Gigliola Falluto, Nicola Manzari
Fotografia Arturo Gallea
Operatore Alfieri Canavero
Musica originale Giovanni Fusco
Suono Giovanni Canavero
Montaggio Loris Bellero
Scenografia Giancarlo Bartolini Salimbeni
Costumi Giancarlo Bartolini Salimbeni
Interpreti Massimo Serato (Gabriele), Luisella Boni (Maria), Otello Toso (conte Patti), Franca Marzi (Corinna), Luigi Tosi (tenente Hans), RĂta Giannuzzi (nipote del conte Patti), Franco Festucci
Direttore di produzione stripslashes(Vieri Bigazzi)
Produzione Giorgio Capitani per Filmex
Note Il film fu iniziato da Carlo Campogalliani e portato a termine da Giorgio Capitani.
Sinossi
Milano, 1848. Si prepara l'insurrezione contro il governo austriaco. Le riunioni dei carbonari hanno luogo nei sotterranei del collegio dei "martinitt", che ospita, tra gli altri, una giovane trovatella, Maria. Tra questa ed il giovane capo dei carbonari, Gabriele, sboccia l'amore. Gabriele spia il nemico diventando il segretario del conte Patti, capo della polizia; nonostante ciò, i carbonari sono sorpresi dalle pattuglie austriache, comandate dal tenente Hans, promesso alla nipote del conte Patti, la quale invece è innamorata di Gabriele. Maria viene arrestata, sottoposta a processo e condannata a morte. II suo più spietato accusatore è il conte Patti, il quale scopre dopo la condanna che Maria è sua figlia. La verità gli viene rivelata dalla sua seconda moglie, Corinna: molti anni prima il fratello di lei, Diego, era penetrato nella villa del conte per derubarlo. Scoperto, aveva dato fuoco alla villa; la moglie del conte era morta nell'incendio, mentre Maria, la loro figlioletta, era stata salvata da Corinna, che l'aveva affidata al collegio dei "martinitt". Con l'aiuto di Gabriele, il conte riesce a far fuggire dal carcere Maria. Scoppia intanto l’insurrezione popolare: sono le "Cinque Giornate" di Milano.
Dichiarazioni
«[…] passato alla regia, fu proprio Venturini che mi spinse a fare prima La trovatella di Milano e poi Il piccolo vetraio a Torino. Giorgio Venturini era un uomo di grande talento e di gran gusto. Qualche volta faceva cose che non gli piacevano perché era obbligato, ma poteva anche fare dei bei film. Ma rispetto alle sue produzioni, c'è soprattutto una cosa da dire: quello era un momento estremamente interessante del cinema italiano, in cui si tentavano tutte le strade, c'erano film bellissimi e anche bruttissimi, anche lui ne ha fatto di bruttissimi, ma era la regola del gioco. Era un produttore abbastanza anomalo, devo dire, con delle passioni e degli odi, con delle scelte che talvolta non gli assomigliavano, come ad esempio i film che ho fatto io, come La trovatella di Milano, o altri, che non erano certo opere di qualità. A Torino Venturini organizza uno studio perfettamente funzionante, con uno staff molto buono, i Bigazzi, Carlo Serantini, i vari direttori di produzione. Si impiantavano produzioni per una società che credo avesse proprio sede legale a Torino» (G. Capitani, in L. Ventavoli, Pochi, maledetti e subito. Giorgio Venturini alla FERT (1952-1957), Museo Nazionale del Cinema, Torino, 1992).
Quegli anni a metà dei ’50 furono molto difficili per il cinema italiano. Fallirono, tra le altre, alcune società prestigiose come la Minerva, la Excelsa, la Diana, la I.C.S., la Zeus, la Taurus, la Vox, oltre a molte regionali. Nella bufera, poiché quello è il suo nuovo lavoro, oltre che la passione dominante, Venturini crea la Ambra, la Filmex e la Prora per ricominciare a produrre. E la Filmex che riparte con Il piccolo vetraio di Giorgio Capitani, fedele aiuto di Cottafavi, sceneggiatore, da sempre nel raggio di Venturini. Attenzione: Capitani, Francioli e molti altri lavorano gratis, per dare una mano all'amico. Non è capitato spesso nel mondo del cinema. Perciò si deve ricordare. Soprattutto perché affidatosi a Capitani anche per La trovatella di Milano e al vecchio Campogalliani per Orfana del ghetto, Foglio di via e L'angelo delle Alpi, chiude con quest'ultimo film nel '57 la produzione torinese» (L. Ventavoli, Pochi, maledetti e subito. Giorgio Venturini alla FERT (1952-1957), Museo Nazionale del Cinema, Torino, 1992).
«Il film, che esalta i più nobili sentimenti e presenta un caso di sincera ed efficace resipiscenza, non comprende elementi moralmente censurabili. Alcune situazioni fortemente drammatiche consigliano tuttavia una riserva per i ragazzi. Per tutti con riserva» (Centro Cattolico Cinematografico, Vol. XXXVIII/1, 1955).
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