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Lungometraggi |
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La medaglia
Italia, 1997, 35mm, 112', Colore
Regia Sergio Rossi
Soggetto Maria Rosa Valli
Sceneggiatura Maria Rosa Valli, Paolo Castaldini, Sergio Rossi
Fotografia Franco Lecca
Operatore Guido Salvini
Musica originale Alessandro Molinari
Montaggio Patrizio Marone
Scenografia Mario Di Pace
Costumi Francesco Panni
Aiuto regia Anita Sanders
Interpreti Antonella Ponziani (Lidia), Franco Nero (ing. Ferrero), Tresy Taddei (Anna), Sonia Grassi (Elsa), Maria Monti (la maestra), Ludovica Ponzio (Cicles), Enzo Salomone (don Giulio), Luigi Montini (Piotr), Lucio Zagara (Gianni), Renzo Rossi, Paolo Triestino
Produzione Gianni Minervini per A.M.A. Film
Distribuzione Italian International Film
Note Assistente al montaggio: Luciana Pandolfelli; assistente alla scenografia: Alessandro Marrazzo; assistente ai costumi: Cristina Chillemi; assistente alla regia: Paolo Castaldini; collaborazione alla produzione: RaiTre.
Sinossi
A Torino, nel 1953, Lidia è una giovane vedova di guerra che lavora in fabbrica ove fa attività politica per il Pci ed ha una figlia di dieci anni, Anna. A scuola Anna sogna di ricevere la medaglia che la maestra appunta ogni settimana sul grembiulino del bambino migliore. Ma per averla deve fare la prima comunione e Lidia è contraria. Sul posto di lavoro Lidia riceve molte attenzioni da parte dell'ing. Ferrero, dirigente della fabbrica. Dapprima indecisa, ella cede poi alle sue insistenze e dà libero sfogo ai suoi sentimenti. Subito dopo, dà alla figlia il permesso per unirsi agli altri bambini nella prima comunione. Il Partito a questo punto le impone di scegliere tra la sua vita e la lotta in fabbrica. Lidia, non accettando ingerenze nella sua sfera privata, lascia la sezione. Anna riceve la sospirata medaglia. Quando Elsa, ex collega di Lidia, le rivela che l'ing. Ferrero era stato incaricato dall'azienda di corteggiarla per farla distrarre dalla politica, Lidia è distrutta e tronca i rapporti con lui. La figlia comincia a capire meglio i problemi della madre e ne trarrà esperienza per il proprio futuro.
«La struttura narrativa, invece, pur con ellissi gratuite, è un po' statica, indugia nelle spiegazioni, favorisce troppe pause e rischia in più punti di scivolare nel didascalico, con i modi, ma in questo caso negativi, di un certo cinema televisivo costretto a dir tutto e a spiegar tutto, quasi commentando se stesso. La riscatta in parte, comunque, l'interpretazione appassionata e sincera di Antonella Ponziani nelle vesti di Lidia con risentimenti e tensioni che giungono spesso a vincere gli spunti sovente retorici del suo personaggio. Di fronte a lei, come seduttore borghese in malafede (un personaggio, anche questo, facilmente retorico), Franco Nero si ingegna ad essere abbastanza verosimile: con risultati quasi plausibili». (Gian Luigi Rondi, “Tempo”, 30.9.1997).
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