Regia Maria Sole Tognazzi
Soggetto Ivan Cotroneo, Maria Sole Tognazzi
Sceneggiatura Ivan Cotroneo, Maria Sole Tognazzi
Fotografia Arnaldo Catinari
Musica originale Carmen Consoli
Suono Gianluca Costamagna
Montaggio Walter Fasano
Effetti speciali Pablo Mariano Picabea
Scenografia Tonino Zera
Costumi Antonella Cannarozzi
Trucco Alessandro Bertolazzi
Aiuto regia Fabrizio Bava
Interpreti Monica Bellucci (Alba), Pierfrancesco Favino (Roberto), Xenia Rappoport (Sara), Marisa Paredes (dottoressa Campo), Piera Degli Esposti (Giulia), Michele Alhaique (Carlo), Arnaldo Ninchi (Vittorio), Glen Blackhall (Yuri), Fausto Maria Sciarappa (dottore)
Casting Francesco Vedovati, Sara Patti
Produzione Donatella Botti per Bianca Film
Distribuzione Medusa
Note Canzone: Senza farsi male di Fabio Abate; musicisti: Carmen Consoli (voce e chitarra), Gianni Allegra (contrabbasso), Enzo Di Vita (batteria), Fabio Abate (chitarre), Giovanni Caruso (Glockenspiel:), Enrico Luca (flauto), Puccio Castrogiovanni (mandolino e fisarmonica), Salvo Carruggio (xilofono); parrucchiere: Giorgio Gregoriani, Luca Vannella; assistente al montaggio: Sarah McTeigue; assistente costumista: Sonia Travaglia; assistente alla regia: Martina Veltroni; location manager: Alessandra Curti; segretari di produzione: Davide Spina, Daniele Morini; coproduttori: Medusa Film, Sky
Locations: Torino, Orta (NO), San Maurizio D’Opaglio (NO).
Sinossi
Torino, oggi. Roberto è un uomo non ancora quarantenne che vive due storie d’amore diverse, in due momenti distinti nel tempo: con Sara, vicedirettrice di un grande albergo, e con Alba, che si occupa di allestimenti in una galleria d’arte contemporanea. Nelle due storie egli ricopre due ruoli opposti e sperimenta sia la dolcezza, sia la crudeltà dell’amore: in entrambe le situazioni vorrebbe controllare gli eventi ed avere delle certezze, cerca risposte nelle esperienze delle persone che lo circondano (il fratello, i genitori, una collega); ma i sentimenti sono imprevedibili e inafferrabili.
Dichiarazioni
«I miei nonni materni sono della Val d'Onta, ho girato anche lì. Abbiamo avuto grande supporto dalla Film Commission. Torino e una città molto bella, che ti lascia i tuoi tempi, rispetta le tue riflessioni» (M.S.Tognazzi, “Corriere della Sera Magazine”, 1.5.2008).
«Si pensa sempre che se una donna bella avrà tutto quello che vuole. Ma non è così, anche se si è carine e realizzate dal punto di vista professionale, può succedere di essere lasciare e di soffrire. Nel film si parla di donne di oggi, persone impegnate, che lavorano, ma non per questo non hanno bisogno degli uomini. [...] Maria Sole è una delle mie più grandi amiche, conosce le mie fragilità e le ha usate per costruire il mio personaggio» (M. Bellucci, “La Stampa”, 24.10.2008).
«Torino È una città bella, misteriosa, discreta, un po' come un uomo che deve ostentare all'esterno la corteccia per proteggere la sua intimità» (M. Bellocci, “Corriere della Sera Magazine”, 1.5.2008).
Di cosa parla Maria Sole Tognazzi quando parla d'amore? Di uno sguardo (maschile) attraversato dalla forza desiderante dei corpi e dal potere di attrazione della carne. Di un cinema del separarsi e del soffrirsi addosso per un amore che non ha più tempo, in scadenza. Attraversando Torino, i suoi marciapiedi e i suoi portici, L'uomo che ama racconta la fatica di una storia che finisce, la pena del distacco e l'inevitabile autocombustione di un sentimento. […] Lo sfondo di L'uomo che ama è il normale ritratto di una realtà urbana in cui irrompe il sentimento eccessivo del protagonista. Lungo il Po scorre un film declinato al maschile e riuscito soltanto a metà perché cerca di riassorbire il dolore piuttosto che capirlo, perché promette qualcosa di profondo nella scrittura e non lo mantiene nel visibile, perché si perde in spiegazioni continue e in strade parallele che conducono al lago o all’ospedale, perché cerca un equilibrio quasi impossibile tra il sorriso e il dramma, perché crea più attesa di quanto sia in grado di sopportare. Nondimeno, negli occhi di Favino resta il calore di ciò che è insondabile. Quell'abbandonarsi, senza difese, al mistero del cuore» (M. Gandolfi, “Duellanti” n. 47, novembre-dicembre 2008).
«Viene da chiedersi cosa sarebbe stato L’uomo che ama senza l’uomo che ama, Pierfrancesco Favino, attore tutto d’un pezzo, spalle larghe. Caricati su di esse i difetti del film firmato da Maria Sole Tognazzi, cerca, in parte riuscendoci, di smussarli con la semplice intensità del suo corpo, della sua voce. Lui, Roberto, è un quarantenne che ama Sara [...] e non ama Alba [...], e che scopre - indossando in due tempi due facce - dolcezza e crudeltà del malheur d’amour. Poco più per una trama che ingloba due storie d’amore uguali e contrarie, in cui si ama o non si ama, punto e basta. E che, proprio per questo, avrebbe dovuto accendere, non spegnere, gli eccessi emotivi dei personaggi. Li trattiene invece la Tognazzi, rendendoli così inaccessibili. Strizza, intanto, l’occhio a Closer, ricalcandone i temi ed emulandone - senza il coraggio necessario - la struttura. Sorta di decostruzione circolare che malauguratamente non prevede imprevisti» (C. Borsatti, “Film TV”, 28.10.2008).
«Sarà merito della sensibilità registica di Maria Sole Tognazzi, sarà merito dello studio e dell' impegno, fatto sta che Monica Bellucci ne L'uomo che ama ha fatto dimenticare certi suoi passati sbandamenti recitativi. Baciata dalla Natura con una bellezza che nessuno mette in discussione, l'attrice non può certo vantare una voce particolarmente melodiosa. E infatti fino a ieri le sue prove migliori erano quelle in cui accentuava con ironia i suoi “difetti” (come la baronessa umbra di N-Io e Napoleone). Nel ruolo di Alba dimostra di aver lavorato molto sulla voce e sulla pronuncia, tanto da non stonare nelle scene - per niente facili - al fianco di Favino. [...] E il risultato convince: Alba si comporta come fanno tutte le donne ferite e abbandonate, senza mai ricordare allo spettatore che a interpretarla c' è un sex symbol e non solo una brava attrice» (P. Mereghetti, “Corriere della Sera”, 24.10.2008).
«La Torinomania ha contagiato tutti, a partire dalla regista: “I miei nonni materni sono della Val d'Onta, ho girato anche lì. Abbiamo avuto grande supporto dalla Film Commission. Torino e una città molto bella, che ti lascia i tuoi tempi, rispetta le tue riflessioni”. Favino azzarda: “Potrei viverci”» (S. Ulivi, “Corriere della Sera Magazine”, 1.5.2008).
Scheda a cura di Franco Prono
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