Altri titoli: L’anjë d’lä pèstë
Regia Renato Sibille
Sceneggiatura Laboratorio Permanente di Ricerca Teatrale di Salbertrand
Fotografia Giulio Pedretti
Operatore Giulio Pedretti
Musiche di repertorio Musiche popolari
Montaggio Giulio Pedretti
Costumi Barbara Patria, Serafina Perron Cabus, Nadia Ruffa
Interpreti Niccolò Abbà, Francesca Armocida, Eliana Blanc, Roberta Borgatta, Arianna Cibonfa, Enrico Cibonfa, Gianfranco Joannas, Emanuela Lecis, Luca Mayer, Renato Sibille
Produzione Ar.Te.Mu.Da.
Note Musiche popolari eseguite da Alberto Dotta (bouzouki, ghironda) e Daniele Contardo (organetto), con la partecipazione straordinaria di Simone del Savio (Voce) e Silvia Euron (flauto); altri interpreti: Roberto Micali, Barbara Patria, Monica Re, Odilia Rossa, Nadia Ruffa, Giorgio Sigot, Patrizia Spadaro.
Le riprese video sono state effettuate a Salbertrand (TO) il 16 settembre 2007.
Sinossi
Ripresa video dello spettacolo teatrale L’anjë d’lä pèstë.
Da un vicolo del paese giunge il carro dei comici tirato da tre uomini. Il clima è festoso, alcuni musicisti accompagnano l'allegra brigata. Il carro viene piazzato a mo’ di palco e i comici cominciano a fare le prove del loro spettacolo raccontando la fiaba di La Fontaine La peste tra gli animali. Gli attori vengono interrotti da un paesano che racconta a suo modo la stessa storia in lingua occitana. I comici scacciano il paesano. Mentre alcuni ragazzi giocano nella piazza, sul carro una donna canta una ninna nanna e allatta un bimbo. Accortasi che il bimbo è morto, impazzisce. Un'altra donna urla per l'orrore, mentre il morbo si diffonde. La piazza viene divisa da una corda tesa, per cui pubblico e attori si trovano improvvisamente separati: da una parte gli appestati, dall'altra i sani. Una donna narra l'incubo dei ratti. Una processione di uomini che spargono calce accompagna i medici che dissertano sulla malattia. Il popolo reagisce dandosi ad una vita sfrenata e il prete tuona contro il peccato invocando il castigo di Dio. Un angelo nero ed uno bianco danzano una danza macabra. Il morbo si sparge nel caos e i flagellanti si battono nella speranza di scacciare il male espiando le proprie colpe. Gli angeli della peste scandiscono il cadere delle vittime e i monatti caricano i corpi inanimati sopra il carro dei comici che esce dalla piazza come carro funebre, con un corteo accompagnato da un mesto canto e dai rintocchi delle campane. Gli attori rientrano danzando, segno della fine della pestilenza, e coinvolgono il pubblico, ma la peste è sempre pronta a svegliare i suoi topi.
Dichiarazioni
«Il film sullo spettacolo teatrale è l’ultima tappa di un viaggio storico-antropologico che con il Laboratorio Permanente di Ricerca Teatrale di Salbertrand abbiamo compiuto, visitando i riti della morte della nostra cultura. Diversi flagelli sono stati nel corso della storia bollati come “peste”; ogni epoca ha la sua “nuova peste” davanti alla quale l’uomo si ritrova nudo, smarrito ed impotente. Ogni peste rimette in discussione l’io e l’altro, l’identità e l’alterità e impone una riflessione e una ricerca di soluzione. Con questo lavoro abbiamo cercato di capire in quale forma possa oggi presentarsi, per noi in Valle di Susa, la nuova peste: “Ma ecco che s’ode il rumore del carro dei comici…”» (R. Sibille, dichiarazione originale).
Scheda a cura di Emanuele Tealdi
|