Regia Alessandro Amaducci, Ernaldo Data, Paolo Gobetti
Operatore Alessandro Amaducci, Daniele Gaglianone, Paola Olivetti, Giuseppe Risso, Gianfranco Torri, Mauro Zannerini
Musiche di repertorio Georges Antheil, Olivier Messiaen
Montaggio Alessandro Amaducci
Produzione Cooperativa 28 dicembre
Note Collaborazione di: Paola Zanetti Casorati; interviste: Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza; testimonianze: Manlio Brosio, Alberto Sartoris, Umberto Terracini, Ferruccio Parri, Carlo Levi, Natalino Sapegno, Camilla Ravera, Alfonso Leonetti, Paolo Vita Finzi, Pietro Comollo, Carola Prosperi, Umberto Morra, Carlo Ludovico Bragaglia, Franca Ca’ Zorzi; materiale di repertorio: Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, Centro Studi Teatro Stabile di Torino, Centro Studi Piero Gobetti, Archivio Gambaretta.
Sinossi
Il video illustra un aspetto particolare della personalità di Piero Gobetti: la sua passione per il teatro. Fu infatti critico teatrale dell'«Ordine Nuovo» ai tempi di Gramsci, della Duse e di Zacconi, scrisse il libro La frusta teatrale e vagheggiò la creazione di una sua compagnia teatrale, come si apprende dalle affascinanti testimonianze degli amici d'un tempo.
Dichiarazioni
«Dal punto di vista strutturale il video cerca di ricreare l’atmosfera di uno spettacolo (in effetti, come ci avverte la nota iniziale di un critico dell’epoca, la vera novità della stagione teatrale di allora fu Piero Gobetti), mettendo in scena, sullo sfondo di “quinte elettroniche”, gli intervistati. La quinta, […] qui diventa spazio-tempo in movimento, memoria: memoria del pubblico dell’epoca, delle riviste, dei teatri, distrutti e mai restaurati, di famose attrici, come Eleonora Duse, oramai scomparse» (A. Amaducci, in “Il Nuovo Spettatore” n. 17, 1995).
«Amaducci lavora in profondità sulla memoria contaminata o meno con la videoarte. Lo fa con lavori realizzati per l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino. In tale linea si inseriscono Work in Progress, Aleph-Taw, memorie dello sterminio, Alda Bianco, una staffetta partigiana, e il recente Il giudizio di Norimberga. Sono lavori, soprattutto i primi due, in cui rispettivamente lamemoria partigiana e quella della persecuzione nazista subita dal popolo ebraico confluiscono nel territorio della videoarte, dell’uso del video, come terreno di ricerca, in questo caso per non lasciare isolata oppure chiusa in un discorso visivo tradizionale la memoria storica» (G. Gariazzo, Il documentario indipendente italiano, Sopralluoghi, SNCCI, Festival dei Popoli, Firenze, 1994).
«L’attività presso l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino ha […] permesso a questo autore di ripensare il documentario in pellicola e il film d’archivio, mettendolo a confronto con le possibilità di una “impaginazione” (e quindi di una rilettura) in video che lo “dialettizzasse”, creando estensioni all’oggi, confronti con testi scritti sullo schermo, combinazioni grafiche, inserzioni di documenti fiction» (S. Lischi, Visioni elettroniche. L’oltre del cinema e l’arte del video, Fondazione Scuola Nazionale di Cinema, Roma, 2001).
Scheda a cura di Marta Teodoro
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