Regia Alessandro Amaducci
Sceneggiatura Alessandro Amaducci
Musiche di repertorio Steve Reich, Harold Budd, Tangerine Dream
Montaggio Alessandro Amaducci
Produzione Cooperativa 28 dicembre
Note Materiale di repertorio: The 81st Blow di Jacquot Ehrlich, David Bergman, Haim Gouri, Liberazione di Mauthausen di Robert Graham; testimonianze audio tratte dal Processo Eichmann, Israele, 1969; testi: Corrado Borsa; voci: Corrado Borsa, Angela Camerano, Alessandro Capodanno, Massimo Ferrero, Santina Fucà, Lorella Galvan, Nicoletta Polledro, Giovanni Ramello, Giuseppe Randazzo, Giacomo Ravicchio, Francesca Rizzotti, Marta e Susanna Teodoro.
Primo premio al Festival del documentario Libero Bizzarri 1994.
Sinossi
Prendendo come spunto la storia del ghetto di Varsavia, Aleph-taw affronta il tema della persecuzione che gli ebrei subirono dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Utilizzando rari e a volte impressionanti documenti filmati per la maggior parte dagli stessi soldati tedeschi, il video ripercorre tutte le tappe attraverso le quali la feroce macchina dell’ideologia nazista agì contro il popolo ebraico: dall’isolamento forzato in zone chiuse (i ghetti, appunto), all’imposizione del segno di riconoscimento, fino alle deportazioni e alle agghiaccianti e ancora attuali immagini dei campi di concentramento.
Dichiarazioni
«Il video vuole essere una sorta di percorso ipertestuale in cui immagini, suoni, scritte, simboli, testi e voci (le voci dei sopravvissuti dei campi) costruiscono un insieme organico di informazioni e di emozioni ancora scottanti» (P. Gobetti, in “Il Nuovo Spettatore” n. 17, 1995).
«Alessandro Amaducci neoarchivista. Ci sono cercatori d’immagini d’archivio, assemblatori oculati di filmati d’epoca che fanno video nuovi con vecchi fotogrammi. Nel panorama dei giovani videoartisti italiani, Alessandro Amaducci è uno di questi. Con cura sa trattare, infatti, piani di seconda mano, per farne ora emozioni, ora informazioni che ancora scottano lo sguardo. In Aleph-Taw, memorie dello sterminio Amaducci introduce alcuni documenti storici di torride crudeltà naziste contro gli ebrei, con un graduale percorso fatto di parole chiave e date (dal settembre 1939 al maggio ’45). Ghetto, Progrom, Stella di David, Svastica s’intersecano con le immagini e il piccolo schermo diventa, così, ora pagina di vocabolario, ora iper-testo di storia. Dedicato a Miriam Novitch e prodotto da Ancr e la torinese Cooperativa 28 Dicembre, Aleph-Taw può funzionare come schiaffone ai nuovi nazistelli in circolazione» (N. Candalino, “il manifesto”, 17.4.1993).
«Amaducci lavora in profondità sulla memoria contaminata o meno con la videoarte. Lo fa con lavori realizzati per l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino. In tale linea si inseriscono Work in Progress, Aleph-Taw, memorie dello sterminio, Alda Bianco, una staffetta partigiana, e il recente Il giudizio di Norimberga. Sono lavori, soprattutto i primi due, in cui rispettivamente lamemoria partigiana e quella della persecuzione nazista subita dal popolo ebraico confluiscono nel territorio della videoarte, dell’uso del video, come terreno di ricerca, in questo caso per non lasciare isolata oppure chiusa in un discorso visivo tradizionale la memoria storica» (G. Gariazzo, Il documentario indipendente italiano, Sopralluoghi, SNCCI, Festival dei Popoli, Firenze, 1994).
«La giuria assegna il premio, recita la motivazione ufficiale, ad un documentario che, sulla traccia narrativa della vicenda tragica del ghetto di Varsavia, espressa nella ricchezza e nella novità dei materiali d’archivio, struttura un racconto intenso e severo, in grado di fondere le emozioni con la riflessione storica e di esaltare la drammaticità delle immagini con nuovi apporti stilistici. Il documentario è il frutto della collaborazione della Cooperativa 28 Dicembre e dell’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino. Dunque, la ricostruzione storica alla base del lavoro del vincitore. Nell’anno in cui in tv hanno spopolato e suscitato estremo dibattito i Combat Film, i documentari realizzati dalle truppe della Liberazione, finalmente non più coperti dal top secret della guerra fredda, Amaducci è riuscito a calamitare l’attenzione con materiale inedito» (“Il Messaggero” Edizione Marche, 28.8.1994).
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