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Lungometraggi |
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La straniera
Italia, 2009, 35mm, 110', Colore
Regia Marco Turco
Soggetto dal libro di Younis Tawfik
Sceneggiatura Marco Turco, Monica Zapelli
Fotografia Paolo Carnera, Alessandro Pesci
Operatore Gianfranco Mura
Musica originale Natasha Atlas, Tim Whelan, Hamilton Lee
Suono Filippo Porcari, Francesco Cavalieri
Montaggio Massimo Quaglia
Scenografia Alessandro Marrazzo
Costumi Silvia Nebiolo
Aiuto regia Tommaso Pagliai
Interpreti Ahmed Hafiene (Naghib), Kaltoum Boufangacha (Amina), Sonia Bergamasco (Giada), Claudio Gioè (Torcelli), Beauty Obasuvi, Jamil Hammoudi, Chiara Nicola, Eugenio Allegri, Aziza Nadir, Mohamed Majed
Casting Jorgelina De Pretis, Emilia Leonardi, Gianfranco Cazzola
Ispettore di produzione Stefano Masera, Danilo Goglio, Adriano Bassi
Produzione Gherardo Pagliei, Gilles Marie Tiné Monica Iezzi, Melania Iezzi per La Beffa Produzioni, Tecnovisual, Rai Cinema, Istituto Luce, Arcapix, Babe Film
Distribuzione Istituto Luce
Note Collaborazione alla sceneggiatura: Andrea Porporati; assistente operatore: Tommaso Luserna; suono in presa diretta; microfonista: Silvestro Ferrero; assistente ai costumi: Stefania Giordano; aiuto truccatori: Nadia samà, Katia Lentini; parrucchiera: Stefania Brino; segretaria di produzione: Veronica Armento; location manager: Emanuela Carozi, Adriano Bassi; assistenti di produzione: Anna Frandino, Alfredo Fermentino; collaborazione alla produzione: Rai Cinema
Il film è stato realizzato con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema e Film Commission Torino Piemonte.
Locations: Torino (Cavallerizza Reale, Manifattura Tabacchi), Venaria Reale (Villa dei Laghi, La Mandria), Marocco.
Sinossi
Torino: Naghib, un architetto arabo di quarant’anni entra in un bar. Sta cercando Amina, una giovane prostituta marocchina incontrata per caso una sera d’inverno. Tra loro è nato un amore, intenso ma platonico. I due si cercano in continuazione ma Naghib non ha il coraggio di ammettere i suoi sentimenti per Amina: la sua cultura non gli permette di amare una prostituta. La situazione precipita: la polizia arresta la ragazza che viene trasportata in un campo d’accoglienza pronta per essere rimpatriata. Naghib la cerca ovunque, disperatamente, anche al centro d’accoglienza ma lì non gli permettono di parlare con la donna che sta per essere espulsa...
Dichiarazioni
«Dieci anni fa, quando il libro era uscito lo vidi nella libreria della stazione Termini, […] la copertina mi colpì, lo lessi e decisi che era un testo su cui lavorare per trattare il tema della multiculturalità attraverso gli occhi di un immigrato che certo non aveva lasciato il suo Paese per fame. […] In testa avevo una favola, una sorta di Cenerentola, con Naghib, interprete che ho cercato con casting a Parigi, in Marocco finché ho trovato l'attore perfetto, a fare il Principe Azzurro. […] A Torino mi sono documentato al centro Alma Mater, ho frequentato il centro Dar al Hikma, ho incontrato operatrici sociali che lavoravano con le donne maghrebine. Mi sono fatto raccontare anche l'esperienza di un'ispettrice che si occupava delle immigrate espulse da portare all'aeroporto. […] Con Tawfik abbiamo lavorato sul confronto, lui è stato presente spesso alle riprese (ha persino una parte secondaria, e nel cast c'è anche Eugenio Allegri ndr), certo io ho cambiato alcuni tratti della storia» (M. Turco, “La Stampa”, 17.11.2009).
«Una storia orientale nella Torino di oggi. Un romanzo crudele come un crimine, scritto con poesia e fantasia. Così Tahar Ben Jelloun presenta La straniera, il primo romanzo di Younis Tawfik, lo scrittore iracheno che vive da più di vent’anni a Torino, insegna letteratura araba, e sceglie di scrivere il suo romanzo in italiano. Anche Naghib, il protagonista del film, vive a Torino e fa l’architetto. È un immigrato di lusso che non vuole ricordare le sue origini. Amina la straniera, invece, il suo mondo se lo è portato con sé e le manca il sole del suo deserto. In quella Torino così fredda e grigia lei fa la prostituta. E si incontrano. Come il Principe e Cenerentola, Amina e Naghib camminano in quei salotti ottocenteschi che sono le piazze di Torino la notte, illuminate dai lampioni. […] È la storia di due immigrati, ma è qualcosa di più, è la storia d’amore struggente tra una donna ed un uomo costretti a incontrarsi tra le regole, i pregiudizi, le convenzioni, di un mondo più stretto dell’umanità che contiene. È questa storia vista dal di dentro e non dagli occhi di un italiano che ha colpito la mia curiosità e che mi ha spinto a raccontare per immagini una favola così moderna. Una favola nella Torino di Porta Palazzo, dove le insegne dei negozi sono in arabo, dove le macellerie vendono carne macellata secondo la sharia islamica, dove nelle soffitte abitate un tempo dagli immigrati meridionali, oggi vivono stipati ragazzi marocchini, tunisini, egiziani. E allora i colori della favola si impregnano di una verità da documentario. Le voci sono quelle degli arabi quando parlano nella loro lingua. Le facce sono quelle della realtà con tutta la sua durezza, ma anche con tutta la sua bellezza, come possono essere belli e profondi gli occhi neri di una ragazza marocchina» (M. Turco, www.cinemaitaliano.info/news/04218).
«Una ragazza maghrebina, faceva la prostituta in via Nizza, mi raccontò del suo arrivo difficile, dell'essere stata abbandonata dal marito, dei maltrattamenti subiti. Poi l'accompagnammo alla stazione, viveva fuori Torino, e non la rividi più. Tornato a casa, e già avevo l'idea di scrivere la mia storia personale, cominciai a pensare a come due esistenze così diverse avrebbero potuto intrecciarsi. Così nacque il mio primo romanzo» (Y. Tawfik, “La Stampa”, 17.11.2009).
«Marco Turco sceglie di raccontare per immagini il romanzo omonimo di Younis Tawfik, lo scrittore iracheno che vive a Torino da più di vent’anni, riuscendo a restituire l’autenticità del punto di vista “interno” di uno straniero. È una scelta, in parte obbligata dal romanzo, che porta una ventata di originalità nel filone dedicato all’immigrazione che sta prendendo piede nel recente cinema italiano: non si tratta della tipica storia d’amore tra italiano e straniera o viceversa, ma di un amore tra due stranieri che insieme cercano un equilibrio tra la nostalgia delle proprie origini e il desiderio di appartenenza alla società nella quale vivono. L’intensità che respiriamo ne La straniera proviene senza dubbio dall’attenzione del regista a non dominare la storia, lasciando grande spazio all’indubbio fascino dei due protagonisti (Ahmed Hafiene, già protagonista ne La giusta distanza di Mazzacurati, è presente al Festival anche con La cosa giusta di Marco Cambogiani) e rappresentando una Torino multietnica (da notare le scene girate a Porta Palazzo) che raramente abbiamo visto sul grande schermo» (V. D’Amelio, “Non solo cinema” n. 4, 2009).
Scheda a cura di Franco Prono
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