«L'idea era quella di fare un corto per affrontare il tema della spiritualità e del rapporto tra divinità classiche e divinità minori. Nel corso della lavorazione però la narrazione si è via via spostata verso l'ecologia e il rispetto dell'ambiente, L'acqua da divinità astratta diventa bene prezioso e insostituibile per il protagonista, che nel finale infatti dice: "sei un bene prezioso, insostituibile,
solo amandoti e rispettandoti potrò vivere con serenità. Mi sembra di vederti ora come sempre nei riflessi di luce, negli anfratti liquidi di una piscina. Ti rivedo, perché ho imparato ad amarti"»
(E. Omodeo Salè, Dichiarazione inedita).
«Ne abbiamo parlato diverse volte io ed Enrico. Gli ho dato il racconto, lui ci ha lavorato un po' sopra rispettando l'impianto originale. Ho dato un'occhiata alla sceneggiatura e la sua interpretazione mi è piaciuta... Ho lavorato su sceneggiature per il cinema ed il teatro, ma è la prima volta che un mio racconto diventa il soggetto: sono contento che ci lavori Enrico. L'ho visto lavorare insieme a Simone Spadaro che si occupa della fotografia: ci sanno fare e hanno quel piglio da geniacci, un occhio particolare...» (G. Lucini, “Tribuna Novarese”, 22.9.2008).