Angela parla di sé parlando d'altro, ridendo e sognando. Con la sua prorompente vitalità, la sua forza, le sue espressioni malinconiche, Angela descrive un mondo, il mondo del "gioco del lotto", strutturato attraverso la sintassi di un linguaggio magico (simboli, cabale, numeri), intriso di fantasia. Lei vive in questo universo nell'indomita ricerca di un riscatto nei confronti della realtà che, dalle sue parole, affiora spesso mesta e malinconica. La speranza di una vincita (bisogno collocabile nella sua realtà quotidiana) trascina con sé sospiri di sofferenza, ma passa, filtrata, attraverso l'apparizione in sogno di un morto che parla ("47") il suo stesso linguaggio.
«All'epoca lavoravo nella ricevitoria del Lotto all'interno della tabaccheria di mio padre (è ad oggi uno dei lavori più belli che abbia mai fatto). Ero letteralmente affascinata dall'umanità che vi transitava, conoscevo i loro sogni: quelli che facevano di notte, ma soprattutto quelli ad occhi aperti, come lo erano i miei, spalancati sulle loro vite, i loro sentimenti, desideri, speranze, paure ma anche molto spesso sulla loro travolgente allegria. Era come avere un appuntamento quotidiano al cinema. Angela era una di loro, una protagonista» (S. Castagnotti, Dichiarazione inedita).
