Alle immagini girate ad Asti e Torino si alternano le immagini di guerra girate dallo stesso regista, in bianco e nero.
Il titolo del film riprende la scritta che campeggia su un’opera d’arte, una tela che appare nel cortometraggio stesso.
«Girai in una cascina di un amico, alla periferia di Asti. Nel cortile cresceva erba scura che rendeva molto bene l’idea di paesaggio iugoslavo. Il film era per me un messaggio di pace, in reazione ad una guerra combattuta a casa mia, nei luoghi in cui viveva la mia famiglia. Io ero stato richiamato dall’esercito jugoslavo ma avevo disertato; ciononostante, sarei poi finito in prima linea anch’io, avrei raccolto feriti, imbracciato un kalashnikov, sparato ed ucciso» (V. D. Micovillovich, Dichiarazione inedita).