«Traendo spunto dall'omonimo racconto del co-regista e sceneggiatore Dario Rivarossa, abbiamo voluto realizzare una breve opera ispirata ai canoni del teatro beckettiano, con il protagonista immerso in un’alienante situazione di ambivalente legame con il suo cibo preferito (che ispira l'opera sin dal titolo), che lo reifica e lo immerge in un mondo slegato dalla realtà e del tutto privo di sensatezza e legami sociali» (A. Novarino, Dichiarazione inedita).