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Produzioni Tv |
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Il sorteggio
Italia, 2010, 35mm, 107', Colore
Regista Giacomo Campiotti
Soggetto Giovanni Fasanella, Giuseppe Rocca
Sceneggiatura Giovanni Fasanelli, Giuseppe Rocca, Giorgio Glaviano, Giacomo Campiotti
Fotografia Blasco Giurato
Musica originale Stefano Lentini
Suono Benito Alchimede
Montaggio Roberto Missiroli
Costumi Marina Roberti
Effetti speciali Raimondo Di Persio
Aiuto regia Andrea Vellucci
Casting Gianfranco Cazzola, Stefano Prando
Produttore esecutivo Sergio Giussani, Emanuele Giussani per Sacha Film
Scenografia Francesca Bocca
Direttore di produzione Patrich Giannetti
Interpreti Giuseppe Fiorello (Tonino Barone), Gioia Spaziani (Anna Ferro), Giorgio Faletti (Gino Siboni), Ettore Bassi (il Presidente), Matilde Piana (Maria Barone), Mimmo Mancini (Barbero), Francesco Grifoni (Salvatore Vacatello), Ignazio Oliva (maestro Lalli), Francesco Di Leva (Gallo), Antonella Stefanucci (Rosa), Dario Costa (Cometti), Riccardo Lombardo (Mancuso), Toni Mazzara (Marchisio), Renato Liprandi (avvocato Rainero), Guja Quaranta (Antonella Catucci)
Produzione Mirco Da Lio, Giorgio Schöttler per Artis e Rai
Note Collaborazione alla sceneggiatura: Giuseppe Fiorello; suono in presa diretta; assistente alla regia: Laura Halilovic; altri interpreti: Chiara Perino (Tiziana Taravella), Franco Maino (Francesco Mosetti), Marcela Guevara (Vanessa Paradiso), Gianluca Gambino (Vittorio Moresco), Elena Presti (Elena Visentin), Giovanni Ribò (carabiniere); location manager: Emanuela Carozzi; organizzazione generale: Roberto Giussani; coreografie: Marcela Guevara; runner: Roberto Lai.
Film televisivo realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, è stato
trasmesso da Rai Uno Lunedì 25 ottobre 2010 in prima serata, ottenendo un’audience di 6.057.000 spettatori ed uno share del 20,75%.
Locations: Torino (Fiat Mirafiori, stabilimento componentistica ITCA per gli interni e stabilimento Magneti Marelli per gli esterni, interni di carattere privato nel quartiere Mirafiori.
Premi: Menzione speciale del Premio Solinas a Giovanni Fasanella per la miglior Sceneggiatura Originale; Premio Penisola Sorrentina 2010 come Migliore Fiction dell’anno; Premio Speciale categoria Feature Detective Film al XII Festival of Detective Film, Mosca 2010.
Sinossi
Torino 1977. Giuseppe Fiorello è Tonino, un operaio della Fiat Mirafiori senza particolari interessi politici e con una passione per il tango. La sua vita cambia nel momento in cui viene sorteggiato per la giuria popolare nel primo processo al nucleo storico delle Brigate Rosse. All’inizio, nella sua inconsapevolezza, pensa si tratti di un’occasione per allontanarsi dal duro lavoro in fabbrica. Via via, però, appreso che dovrà giudicare i brigatisti rossi, prende sempre più coscienza del pericolo. Pur tormentato dal dubbio e dalla paura, in una progressiva presa di coscienza dell’importanza dell’impegno civile, Tonino accetterà di fare il giudice.
Dichiarazioni
«La storia de Il Sorteggio non racconta solamente un momento cruciale della storia italiana, ma è film che affronta un tema di grande attualità: il rapporto tra il cittadino e lo Stato (ovvero tra una persona e la propria comunità) che mai è stato così distante come oggi. La presa di coscienza civica di Tonino Barone è la sofferta conquista di una persona, come tutti noi, che deve affrontare il difficile equilibrio tra rivendicare i propri diritti ma anche assumere le responsabilità dei doveri che qualsiasi Paese civile e democratico chiede ai propri cittadini. […] Le immagini del periodo storico che il film racconta sono ancora vive nella memoria di molti spettatori, per questo motivo non ho adottato un classico linguaggio cinematografico ma mi sono ispirato allo stile "ruvido" dei servizi d'attualità dell'epoca. Di conseguenza ho scelto di usare la macchina da presa a mano, un montaggio "nervoso" e una luce contrastata. Tutto questo non per una teorica scelta estetica ma per portare emozione e verità ai nostri personaggi che si muovono reali, insicuri e umani all'interno di questa storia» (G. Campiotti, www.ilsorteggio.rai.it).
«Mai prima d'ora si era trattato, né al cinema né alla televisione, un tema così delicato e importante affrontandolo dal punto di vista di un uomo comune, ovvero come vive e cosa subisce un uomo sorteggiato, in qualità di giudice popolare, al primo processo storico alle Brigate rosse. È interessante affrontare la crescita e l'evoluzione del personaggio attraverso tre fasi emblematiche. All'inizio della storia Tonino è istintivo e ingenuo, diventa poi, gradualmente, prudente nel momento in cui conosce la paura fino a scoprire dentro di sé il coraggio e la determinazione. Ecco, questo è un punto di vista assolutamente inedito, se pensiamo che il periodo delle Brigate rosse, un momento da non dimenticare della storia italiana, è stato finora trattato dal punto di vista dello Stato o degli antagonisti, i brigatisti, ma mai dal punto di vista dell'uomo comune» (G. Fiorello, www.ilsorteggio.rai.it).
«Cerco ruoli che raccontino il nostro paese e trasmettano emozioni. Eroi involontari. Gente comune diventata grande per una scelta etica, o poveri cristi perdenti e spaventati dalla vita. Quest'operaio della Fiat negli anni 70 è perfetto. Mi è piaciuta molto la capacità di Campiotti di rendere il clima di paura che attanagliava l'Italia. In una scena su un autobus io e una ragazza ci scambiamo un lungo sguardo: entrambi temiamo che uno dei due sia un terrorista pronto a uccidere l'altro. E poi mi è piaciuto come Campiotti ha fotografato Torino, aiutato da una delle migliori Film Commission che conosca. […] Devo tutto a Marco Risi che mi volle in L'ultimo capodanno, film sfortunatissimo diventato oggi un cult per i cinefili. Ho lavorato benissimo con Lodovico Gasparrini e Giacomo Campiotti. Un legame particolare ce l'ho però con Graziano Diana con cui ho girato La vita rubata, la storia di quella povera ragazza, Graziella Campagna, uccisa dalla mafia perchè, stirando in lavanderia un vestito, aveva trovato un biglietto in una tasca. Per 24 anni della sua morte non si era saputo niente. Poi si riaprirono le indagini, e dopo la messa in onda tra polemiche del nostro sceneggiato, si arrivò alla condanna dei colpevoli» (B. Fiorello, “La Stampa”, 22.10.2010).
«Gli anni di piombo li ho vissuti e costeggiati. Nel '76 sono arrivato a Milano dove ho iniziato a fare cabaret, ottenendo i primi successi e un poco di notorietà fra gli addetti ai lavori. Ciò mi ha creato una certa euforia che si è riflettuta in una forma di impermeabilità inconscia nei confronti di quello che stava accadendo intorno a me. A Milano c'era paura, tensione, la città stava cambiando. Io avvertivo che la socializzazione istintiva tra le persone stava scomparendo. Certe cose erano sulla pelle di tutti: ferimenti, agguati, uccisioni, con il culmine dell'omicidio di Aldo Moro, che ha diviso il mondo tra il prima e il dopo. Un assassinio che ha rivelato da un lato quanto fosse senza pietà la ragione di stato e, dall'altro, l'inadeguatezza di una classe politica che aveva i mezzi ideologici per combattere il terrorismo ma non quelli pratici, preparata sul piano strategico ma con gravi lacune su quello tattico. Oggi le Br appartengono all'immaginario collettivo come qualcosa che ha caratterizzato un'epoca ma, nonostante tutto, non sono riuscite a diventare epopea, qualsiasi tentativo di connotazione eroica dei brigatisti è da considerarsi improponibile. Dunque credo che quell'esperienza possa considerarsi fallita» (G. Faletti, www.ilsorteggio.rai.it).
«Il Sorteggio è il primo di una serie di film sugli anni di piombo già in cantiere e in uscita l'anno prossimo al cinema e in televisione. È una salutare inversione di tendenza rispetto ad un atteggiamento di rimozione che ha caratterizzato per almeno due decenni, salvo rarissime, lodevoli eccezioni, il cinema, la televisione, la letteratura e più in generale l'arte e la cultura italiana. L'incapacità dell'arte e della cultura di fare i conti con quella tragica esperienze della storia italiana, con il suo carico terribile di morti e feriti, non ha aiutato a compiere il "percorso terapeutico" necessario per voltare davvero pagina. Così, il fenomeno del terrorismo è rimasto sostanzialmente incompreso nelle motivazioni e nella sua evoluzione. E il Paese sembra ancora oggi fortemente condizionato dai fantasmi del passato. Il cinema e la tv possono e debbono aiutarci a crescere» (G. Fasanella, www.ilsorteggio.rai.it).
«Anna è una donna innamorata e determinata: il suo amore per Tonino è molto profondo, ma la sofferenza nel sentirlo distante e distratto la spinge a prendere una dolorosa decisione: lasciarlo ad un passo dal matrimonio. Solo il tango, come fosse un sogno, riesce davvero a unirli. Mentre ballano, sollevati dalla realtà in una dimensione tutta loro, riescono a comunicare in modo profondo senza bisogno delle parole; il ballo è l'emotività del loro rapporto è la metafora del loro amore: una musica straziante di cui Anna non può fare a meno. […] Noi vediamo Anna nel corso della storia chiedere a Tonino di crescere, di fare una scelta consapevole nei riguardi del loro rapporto di coppia. Non sa che nello stesso momento anche la vita e il destino stanno chiedendo a Tonino di assumersi una responsabilità civile. Lei è all'oscuro del coinvolgimento di Tonino al processo perché lui fino all'ultimo evita di coinvolgerla. Quando lei scopre quello che è accaduto, nello stesso istante, capisce quanto lui avesse voluto proteggerla. Lei prende atto del percorso decisionale che Tonino ha affrontato e del fatto che lui è cresciuto e che questa esperienza lo ha fatto maturare. Questo è un percorso che si rivela importante anche per lei: per Anna c'è una presa di coscienza e una maturazione, capirà infatti che le responsabilità in un rapporto sono di entrambi e che non basta dire all'altro cosa manca e cosa non va per ottenere dei cambiamenti» (G. Spaziani, www.ilsorteggio.rai.it).
«Con questo film-tv si e' aperta a New York la quarta rassegna della fiction Rai, una iniziativa voluta dal nostro Istituto di cultura e dalle università newyorkesi dove si tengono corsi di italiano. […] Beppe Fiorello, qua a New York, è arrivato portando con sé la moglie e i due figli bambini che la sera, mentre lui spiega perché ha voluto fare questo Il sorteggio, si addormentano sulle poltrone. “È stata una mia scelta. Il copione aveva ottenuto una menzione al premio Solinas, ma il cinema se ne era disinteressato. A me pareva utile, dopo alcuni film che hanno raccontato quegli anni dalla parte dello stato oppure dalla parte delle BR, raccontarli guardandoli dalla parte di un uomo qualunque”. […] Lui in quegli anni era troppo piccolo per averne dei ricordi: “Non ne sapevo quasi niente. Da noi in Sicilia del terrorismo arrivava solo l'eco mediatico. Ma questo è il bello del mio lavoro: raccontare storie che non conosco. Mi è successo con la fiction su Moscati, il medico santo di Napoli. Con lo scandalo della Banca di Roma che ignoravo. E adesso con questo film-tv sulle BR. Cresco umanamente lavorando”. […] Il regista Giacomo Campiotti, che la produzione ArtiSacha ha voluto al fianco di Fiorello, quegli anni invece se li ricorda bene perché' era già studente, ma non si considera un revisionista in quanto anche allora, la lotta armata non gli era parsa una soluzione per i mille problemi italiani» (S. Robiony, “La Stampa”, 21.1.2010).
«Una storia da cinema, che il cinema ha rifiutato racconta il giornalista Giovanni Fasanella che quegli anni ha già indagato, insieme a Gianfranco Pannone con Il sol dell’avvenire. La sceneggiatura, menzionata al Premio Solinas, ha circolato per molto tempo tra produttori e ministero. “È stata opzionata dieci volte, racconta Fasanella, è stata presentata per due volte al Ministero ma niente”. Così è finita sui tavoli di Raifiction che l’ha coprodotta con Fiction-Artis, adattandola, inevitabilmente al gusto melodrammatico della nostra tv. Resta comunque il valore di una storia che punta a raccontare quegli anni dolorosi attraverso gli occhi di “un uomo qualunque”, Tonino Barone (interpretato da Beppe Fiorello), operaio e appassionato di Tango che dovrà scegliere se “farsi eroe” e schierarsi dalla parte dello Stato contro le Br o cedere alla paura. A quel processo - siamo a Torino nel ’77 -, infatti, furono infinite le “defezioni” da parte dei giurati popolari, spaventati dal clima di terrore. “Mancava il punto di vista di chi ha subito questo fuoco incrociato” - dice Beppe Fiorello -. […] Da qui parte la storia che si snoda in fabbrica tra sindacalisti coraggiosi (è Giorgio Faletti nei panni del sindacalista che viene ucciso dai brigatisti) e frange di operai facinorosi (dai toni persino caricaturali) legate al terrorismo. È questo un po’ il nodo centrale del film. E il motivo per cui Il sorteggio non ha avuto vita facile, spiega Giovanni Fasanella. “Nel nostro paese c’è ancora un grande imbarazzo a fare i conti con questa storia che in realtà riguarda ancora l’oggi. L’imbarazzo è ammettere che i pesci brigatisti nuotavano nell’acqua della fabbrica”. La figura di Tonino Barone è ispirata a due personaggi veri: “un giurato che ho conosciuto personalmente e un cronista che conoscevo molto bene e che quando gli dissero che il suo nome era nell’elenco con quello di Carlo Casalegno si trovò di fronte alla scelta se fare il giornalista o no”, racconta Fasanella. Il film, girato in quattro settimane a Torino, spiega il regista Giacomo Campiotti, reduce da ben tre fiction sui santi, ultima quella su San Filippo Neri, “è la storia di una persona che deve decidere se rimanere un piccolo uomo o fare un salto di qualità. Parla dell’oggi: il rapporto tra uomo comune e Stato è di scottante attualità. Mai come oggi è stato così basso. È tutto girato a mano e la macchina da presa respira con il protagonista”» (G. Gallozzi, “l’Unità”, 22.10.2010).
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«“La patologia dilagante di quegli anni è stata l’ansia, che ha ucciso moralmente e quotidianamente le persone”, spiega Fiorello, che interpreta appunto il protagonista e ha anche il merito di aver scovato e proposto a Rai Fiction il soggetto (poi sceneggiato da Giovanni Fasanella), “lì non si scherzava, si aspettava la morte, perché c’era gente che aspettava fuori dal tribunale per gambizzare quelli che collaboravano con la giustizia, se poi continuavano andava pure peggio. Sono cose difficili anche da pensare. […] Il risultato è il primo film che racconta gli anni di piombo senza sparatorie, perché la violenza era tutta psicologica, tutti vedevano in tutti il proprio assassino”. Un tema forte, insomma, per chi in televisione, alla sterile evasione, preferisce gli spunti di riflessione su un pezzo di storia italiana che, purtroppo non appartiene ancora al passato» (D. Aragozzini, “Libero”, 22.10.2010).
«Il direttore di Rai Fiction Fabrizio Del Noce rievoca “l'inquietante stagione di minaccia incombente del terrorismo negli anni '70 a Torino e nel resto d'Italia per cui Sergio Zavoli aveva ideato la definizione di Notte della Repubblica in un suo splendido programma. È compito della fiction del servizio pubblico raccontare momenti storici contrastati e questo film descrive molto bene la conflittualità dell'epoca: siamo pronti a metterlo a disposizione delle scuole che ce lo richiederanno”. Fasanella, cronista a Torino all'epoca del vero processo alle Br celebrato dal maggio 1976 al giugno 1978, si è ispirato per la figura del protagonista a due personaggi veri: “Un giurato che non faceva l'operaio, l'ho conosciuto personalmente, è un cronista di nera che mi era molto vicino e che quando gli dissero che il suo nome era nell'elenco dei condannati a morte come quello di Carlo Casalegno si trovò di fronte alla scelta se cambiare mestiere o meno. L'Italia è un paese malato, uno psichiatra direbbe che soffre da sindrome da stress post-traumatico: il tema del terrorismo ha sempre creato imbarazzi ed è sempre stato rimosso perché c'è una parte di questo Paese che non vuole fare i conti con una storia a cui ha partecipato o di cui in qualche modo è responsabile”» (F. Corallo, “Il Mattino”, 22.10.2010).
«Le Br del film per alcuni versi sono più ingenue di quanto furono nella realtà, ma va dato atto sia alla Rai sia al regista dell'intenzione di voler comunque restituire quella terribile pagina del nostro Paese che sembrò concludersi con l'arresto di Moretti nel 1981. Il sorteggio è una storia di fabbrica, di operai torinesi e di operai venuti dal Sud,. Di quelli che hanno fede nello Stato di diritto, gli altri che pensano che lo Stato sia solo “quello che ti toglie il 30 per cento dalla busta paga”. Di madri vecchio stampo (troppo vecchio per essere nel '77), di donne innamorate ma irrequiete che poi ritrovano la giusta misura, perché l'amore è l'amore... Beppe Fiorello funziona con la professionalità che gli è propria ormai, riesce a recitare con naturalezza il suo ruolo nonostante la storia sia a tratti didascalica. Ed è un piacere (un regalo?) ritrovare, nella parte del Gino, Giorgio Faletti. Capace di rievocare, con lo sguardo di chi ha visto tutto e anche di più, l'indimenticabile Bernardini di Una vita violenta» (M. Urbano, “Il Messaggero”, 21.01.2010).
«Perché il cinema italiano sembra avere tanta difficoltà a raccontare le Brigate Rosse? A parte poche, lodevoli eccezioni (quasi sempre dedicate, però, al solo caso Moro), e nonostante un potenziale tematico e drammaturgico evidente, anzi ideale per una riflessione cinematografica, i plumbei anni del terrorismo rosso raramente riescono a diventare film. […] Intanto, però, una spiegazione Fasanella ce l'ha già. “Una parte della cultura e della politica italiana non è stata capace di fare i conti con quella tragica esperienza, col suo terribile carico di morti e feriti, perché in quell'esperienza essa ha avuto delle precise responsabilità. Al di là del normale periodo di rimozione che accompagna ogni stress post-traumatico, e che nei primi tempi sarebbe stato comprensibile, la rimozione continua ancora oggi, e si è trasformata una vera e propria sindrome. Da questo punto di vista l'Italia è un paese malato. Ancora non ha trovato l'analista che l'aiuti ad elaborare il proprio complesso di colpa”. Ne Il sorteggio (interpretato da Giuseppe Fiorello e Giorgio Faletti, per la regia di Giacomo Campiotti) si dice chiaro e tondo che “l'acqua in cui hanno nuotato i pesci brigatisti è stata la fabbrica. E la Rai ha avuto molto coraggio ad accettare di trasformare in fiction una storia che, per la prima volta, non racconta lo scontro fra terroristi e le istituzioni; ma fra i terroristi e i cittadini qualunque”. […] La scia di accoglienze contrastanti fin qui raccolte da Il sorteggio (già vincitore di vari premi televisivi, prima ancora della messa in onda) ne evidenzia il contenuto problematico: “A New York, nella Settimana della Fiction Rai, abbiamo avuto ovazioni - racconta Fasanella -. Alla manifestazione di Biarritz, in Francia, parte della critica è rimasta spiazzata. Essa ha dei terroristi ancora una visione inspiegabilmente romantica”. “Ma il tema più profondo del film - osserva Paola Masini, responsabile della fiction Rai - e cioè il rapporto fra individuo e autorità, il vero significato delle parole ‘responsabilità civile’, può raccogliere l'interesse di un pubblico molto più vasto”» (P. Scotti, “Il Giornale”, 22.10.2010).
«É solo grazie alla tv se oggi pezzi tragici di storia patria anche recente arrivano al grande pubblico. Il cinema tranquillamente li snobba. Per ragioni di mercato, perché il pubblico giovane non apprezza, perché i temi sociali e politici non pagano, neanche se edulcorati in forma di commedia. Non per niente, nato per il cinema, Il sorteggio ha dovuto attendere parecchi anni e subire vari aggiustamenti prima di diventare un film per Raifiction. […] “Gli anni di piombo sono sempre stati raccontati o dalla prospettiva dei terroristi o da quelle delle vittime. In mezzo, però, c’era un’immensa zona grigia, la gente comune che assisteva agli eventi. Ricordo bene quei giorni. Ho visto lo Stato squagliarsi e tanti disertare, senza avere nemmeno il coraggio della paura. […] Film così dimostrano che il Paese ha finalmente iniziato a reagire in modo sano, a fare i conti con la propria storia”, sostiene Fasanella» (M. Anselmi, “Il Riformista”, 16.12.2009).
«Nelle intenzioni del giornalista Giovanni Fasanella che lo ha scritto Il sorteggio avrebbe dovuto essere un film per le sale, ma dopo dieci aggiustamenti e due rifiuti da parte del ministero per ottenere le sovvenzioni, ci aveva rinunciato. È grazie all'aiuto di Beppe Fiorello e dei produttori Giussani della Sacha film, che è stato presentato alla Raiflction di Del Noce, ottenendo il via alle riprese» (S. Robiony, “La Stampa”, 22.10.2010).
Scheda a cura di Luisa Izzo
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