5 dicembre 2005, Val Susa. I manifestanti occupano i cantieri della T.A.V. Quel giorno, a fine serata, si pensava che gli abitanti della valle avessero vinto. Nella notte le squadre speciali della polizia irrompevano nel cantiere occupato picchiando la folla. Il giorno seguente Irene, come da programma, parte alla volta della manifestazione, ma all’arrivo del suo compagno, viene a sapere del blitz della notte. I due turbati si precipitano alla stazione per raggiungere Susa… ma la realtà è crudele.
«Un episodio di violenza. La polizia carica i manifestanti. Non è la classica manifestazione, in
strada non solo gli anarchici e i marxisti. In questo caso, siamo in montagna, in un cantiere appena occupato dopo una lotta. È notte, e all’interno gente di montagna in lotta. Persone che vivono la propria terra e subiscono una minaccia economica-ambientale da parte dello Stato, forse hanno ragione, forse no, comunque hanno paura… Qual è l’unica cosa che possono fare? MANIFESTARE. Quindi, com’era la situazione dell’Italia allora? Il maggior mezzo di informazione come ha trattato i fatti? Qual era l’opinione pubblica? Il cinema riflette, indaga, crea “Immagine”. Lo spettatore che ha percorso la linea, ha bisogno di un’immagine, ha bisogno di non essere bombardato da suoni e immagini in un piccolo schermo. Si è recato al cinema a vedere questo film. Alla domanda che cos’è il cinema? Io rispondo: Il cinema è fatto di persone» (L. Farò, Dichiarazione inedita).