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Cortometraggi e Documentari |
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Porca miseria
Italia, 2006, MiniDV, 60', Colore
Regia Armando Ceste
Fotografia Claudio Coloberti
Musica originale Orchestra di Porta Palazzo
Montaggio Pino Gadaleta
Interpreti Erri De Luca, Pier Luigi Dovis, Egi Volterrani, Ivano e le coriste del Teatro Regio di Torino
Produzione Roberto Buttafarro per Nitrofilm
Note Il film ha avuto il sostegno di Regione Piemonte, Cgil-Camera del Lavoro di Torino, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio di Roma, AC/Cinema&Video, Film Commission Torino Piemonte. Presentato in anteprima il primo febbraio 2006 al cinema Massimo di Torino in concomitanza con lo spettacolo di Beppe Rosso Senza, dedicato anch’esso alle nuove forme di povertà ed episodio conclusivo della “Trilogia sull’invisibilità” (di cui fanno parte anche gli spettacoli Seppellitemi in piedi e Anime Schiave).
Sinossi
Questo viaggio tra le nuove povertà della Torino pre-olimpica è stato girato nel capoluogo piemontese tra il maggio e il novembre 2005 utilizzando diverse locations: supermercati, cancelli delle fabbriche, piazze che ospitano le proteste dei lavoratori precari, strade notturne popolate dai senzatetto. Il documentario raccoglie le testimonianze di cassaintegrati Fiat, di operai licenziati dalla Olivetti, di giovani lavoratori precari, di operatori dei call center, di “barboni” e di coloro che hanno lavorato per tutta la vita e non hanno in tasca abbastanza per comprarsi da mangiare. Passando dal dormitorio pubblico di via Carrera, il film si chiude al Teatro Regio nel giorno dello sciopero generale della cultura a cui aderiscono anche le coriste in segno di protesta ai tagli alla cultura stabilti dal Ministero.
Dichiarazioni
«All’inizio del 2006, in contrasto con il look scintillante della città olimpica, Torino si scopre più povera della media nazionale, con il 12% di popolazione disagiata. La povertà tocca oltre centomila torinesi, quarantamila nuclei familiari nell'area metropolitana. Gli immigrati extracomunitari, più giovani e con meno pretese, sono fuori da questo quadro. Questi dati sono stati elaborati dai 70 centri d'ascolto della Caritas diocesana e presentati pubblicamente in un dossier-choc nella primavera del 2004 suscitando molta attenzione e polemiche. […] I nuovi poveri si discostano dall'immagine dei senza fissa dimora, del barbone anziano e misantropo che popola l'immaginario comune. L'età media si è notevolmente abbassata. Le cause principali del precipitare nella povertà sono la perdita o la riduzione del lavoro, le spese per la salute, per la formazione dei figli, i mutui o l'aumento degli affitti per la casa. Secondo gli ultimi dati forniti dall'Eurostat il 19% della popolazione italiana (circa 11 milioni di persone) è a rischio di povertà. In questo film documentario si raccontano storie di persone diverse in luoghi e contesti diversi, ma che hanno un filo rosso, un denominatore comune che li unisce: la precarietà del lavoro. Non solo come risorsa economica per avere garantiti i diritti fondamentali ad una esistenza cosiddetta normale, ma anche come forma di riscatto sociale, di dignità umana. Emblematico è il caso di Rodolfo (già attore in Fiatamlet e ne L’anno di Rodolfo di Daniel Ruffino e Federico T. Tonozzi) che un lavoro l'aveva ma da alcuni anni l'ha perso e non riesce a trovarne un altro perché a cinquant'anni è considerato troppo vecchio […]. E poi c'è chi la fame la sta facendo come scelta politica. Come alcune coriste del Teatro Regio di Torino che oltre a cantare non a caso il Requiem di Mozart fanno anche lo sciopero della fame per protestare contro i tagli finanziari alla cultura e per la difesa del posto di lavoro. Infine Ivano il barbone, il senza fissa dimora che, dopo aver lavorato per molti anni in fabbrica, vive come scelta, rifiutando ogni forma di lavoro, per strada chiedendo l'elemosina e che tutte le notti cerca un luogo riparato per andare a dormire, sognando magari Asia Argento. Come in una sorta di siparietto, ognuno di questi episodi è introdotto dai musicisti multietnici dell'Orchestra di Porta Palazzo» (A. Ceste, “La Stampa - TorinoSette”, febbraio 2006).
«A trent’anni ancora precari. A cinquanta cassaintegrati o licenziati, senza reali possibilità di rientrare nel mercato del lavoro. A sessantacinque pensionati “minimi”. Oggi la povertà, materiale e spirituale, non coincide più solamente con l’immagine rassicurante, perché lontana, del barbone anziano e solitario. […] La Caritas in una sua recente ricerca ha stimato in centomila il numero dei nuovi poveri a Torino, senza contare gli extracomunitari. C’è di che essere preoccupati e arrabbiati. Non a caso Porca miseria è il titolo del documentario che sta realizzando il regista Armando Ceste: un viaggio tra le nuove povertà a Torino, girato nei luoghi del consumo, ai cancelli delle fabbriche, per le strade notturne ove si rifugia chi non ha un tetto dove andare a dormire. […] Fra un gruppo e l’altro, uno stacco musicale: l’Orchestra di Porta Palazzo intona sulle rive del Po i suoi ritmi multietnici» (G. Carnino, “La Stampa - TorinoSette”, febbraio 2006).
Scheda a cura di Vittorio Sclaverani
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