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Cortometraggi e Documentari |
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Arabian Bar
Italia, 2004, Vhs, 11', Colore
Regista Andrea Tomaselli
Sceneggiatura Sara Benedetti
Fotografia Sandro De Frino
Suono Simone Scafi
Montaggio Federico Lagna
Scenografia Federica Satragni
Interpreti Michele Di Mauro (Michele), Bachir Wakin (Bachir), Monica Golasel (Leila), Omar Allan (Mohamed), Jad Zekkuor (clandestino)
Produzione Andrea Tomaselli
Note Locations: Torino (Porta Palazzo).
Sinossi
Bashir corre da una vita e Michele lo insegue da una vita. Perché Bashir è un ladro di automobili e Michele un commissario di polizia. Perché Bashir corre quasi sempre un po’ più veloce e perché Michele non vuole prenderlo davvero. Perché, senza l’avversario di una vita, saebbe finita. Meno male che ci sono Mohamed, Leila e il loro bar arabo.
Dichiarazioni
«Ho scelto di girare questa sceneggiatura perché è raro trovare in un corto dei dialoghi così brillanti e dei personaggi così ben delineati. Inoltre, nonostante si tratti di soli 11 minuti sembra di trovarsi di fronte a una storia effettiva, con un suo arco narrativo, con il respiro di un piccolo film. A questo si aggiunge la presenza di Michele di Mauro, un attore che stimo molto e che è rimasto colpito quanto me dallo script e ha aderito con entusiasmo al progetto. Lavorare con lui è stato gratificante e formativo» (A. Tomaselli, Catalogo del Torino Film Festival 2004).
«Storia poco credibile su un commissario di polizia che personalmente insegue per anni un ladro marocchino d’auto e quando finalmente lo acciuffa lo lascia andare spiegandone i motivi con una metafora su una storica partita a scacchi, mentre mangiano in un bar arabo. Il senso del suo pensiero (e non solo del suo) è che il piacere nel raggiungimento di un obiettivo sta nella lotta stessa per il suo raggiungimento,e una volta riusciti nell’intento, al contrario di cosa si pensa, non si prova neanche piacere nel festeggiare, perché in realtà è finito tutto. Divertente ma poco credibile, stilisticamente non buonissimo, con alcuni evidenti errori visivi» ( www.kinematrix.net/torino2004/squassino/recensioni/htm).
«La sequenza che apre Arabian Bar, ambientato a Torino, potrebbe avere un sapore antico, quello delle slapstick comedies di una volta, per non dire degli inseguimenti di Totò e Fabrizi in Guardie e ladri. Ma è solo un attimo, una suggestione e via. Il corto di Andrea Tomaselli trova infatti il suo perché nei successivi dialoghi, sviluppandosi narrativamente in una tregua di quella sfida appena abbozzata, la sfida tra un commissario di polizia non particolarmente agile e scattante, o forse non così ansioso di catturare la sua preda, ed un delinquente incallito che dopo ogni furto riesce sempre a farla franca. Eppure, proprio nel momento in cui si ritrova con la possibilità si sbattere in prigione il suo avversario di sempre, lo sbirro se ne esce con un lungo racconto, da assaporare assieme al kebab che Michele ha appena ordinato. I due siedono infatti ad un tavolo del locale gestito da un altro maghrebino, Mohamed, ed è lì che il poliziotto esprime a Bashir il paradossale timore che, con l’altro dietro le sbarre, la sua vita possa rimanere senza uno scopo, senza un obiettivo da raggiungere; e lo fa ricorrendo ad una curiosa metafora, ovvero il resoconto della celebre partita di scacchi giocata a Reykjavik nel 1972 dal campione uscente, il sovietico Boris Spassky, e dal grande talento americano Bobby Fischer, all’epoca in fortissima ascesa. Fischer, nel corso di quella sfida che assunse anche altri significati, e che venne definita "il match del secolo", stracciò Spassky. Ma dopo? Quali motivazioni può trovare uno per andare avanti, dopo che si è vinta la sfida più importante? […] L’aneddotica di cui è intessuto Arabian Bar, tra i cui interpreti vi è anche un pimpante Michele di Mauro, funge allo scopo, rendendo sapido il racconto. Complimenti quindi a Sara Benedetti, che ha scritto la storia, trovando peraltro nella Torino multietnica uno sfondo ideale, mentre la regia di Andrea Tomaselli appare a confronto leggermente incolore; con un parziale riscatto in quei momenti, titoli di coda compresi, in cui si riesce a dare una connotazione particolare, tendenzialmente ironica, ai diversi miti generazionali evocati nel cortometraggio: dall’ombra di Lupin III, con il mai domo Zenigata sempre lanciato all’inseguimento, fino al ricordo di quella celebre ed emozionante gara di scacchi che in qualche modo segnò l’era della Guerra Fredda» (S. Coccia, www.cinemavvenire.it).
«Proprio per la freschezza e la creatività di queste opere, non stupisce che accanto a questi giovani registi accettino di mettersi in gioco e collaborare a vario titolo, personaggi e volti noti dello spettacolo come […] Michele Di Mauro nel cortometraggio girato nel Quadrilatero di Torino Arabian bar di Andrea Tomaselli» (ch. a., “La Stampa-TorinoSette”, 12.11.2004).
Scheda a cura di Luisa Izzo
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