Regista Giuseppe Varlotta
Soggetto Giuseppe Varlotta
Sceneggiatura Edo Bechis, Carlo La Chimia, Emanuele Iaconi, Giuseppe Varlotta
Fotografia Piero Basso
Musica originale Alberto Mandarini
Suono Mirko Guerra, Sonia Portoghese
Montaggio Fabio Poletto
Costumi Carola Fenocchio
Trucco Katia Lentini
Scenografia Francesco Sung, Edo Bechis, Giuseppe Varlotta
Interpreti Felice Andreasi (Nandu), Birba (Nanà), Bebo storti (Valerio), Ilaria Squassino (ballerina), Mario (Mario Monicelli),Giulio Berruquier (Giacomo), Sandrino Romanelli (l’oste), Luciano Berta e Renzo Lazzarino (scopa e balengu), Cristiano Rissone (il bambino)
Produzione Associazione Culturale Cabiria
Distribuzione Associazione Culturale Cabiria
Note Fotografo di scena: Daniela Buoncristiani, Monica Costagli; partecipazione dell’Istituto Verdi di Asti.
La storia è tratta dall’omonimo racconto del veterinario e scrittore Gian Paolo Squassino presente nel volume Gli uomini della nebbia.
Realizzato con il contributo del Comune e della Provincia di Asti.
Locations: Moleto (AL), Asti e Monferrato.
Premi: Premio Cinema Italiano Mostra del Cinema di Venezia – Cinecittà Holding 2005; Menzione Speciale Artistica al MIFF 2005.
Sinossi
Nandu è un cercatore di tartufi, un uomo solitario e apparentemente burbero. Vive in simbiosi con la sua cagnetta Nanà, che porta il nome di una ballerina di cui era innamorato. Dopo che Valerio, il veterinario del luogo, salva Nanà dall’avvelenamento, tra i due uomini si instaura un rapporto d’amicizia profondo, tanto che alla morte di Nandu, Valerio eredita l’abitudine di andare tra i boschi alla ricerca delle mitiche pepite di tartufo. Ma tra i boschi, spesso, il mito e la realtà si intrecciano...
Dichiarazioni
«Storie di uomini, storie d’amore tra uomini e animali e tra gli uomini e la terra che li ospita e li nutre. La dimensione creata è atemporale, proprio per rendere una realtà che in fondo scorre parallela alla nostra, un mondo comunque staccato, diverso, che porta una poesia sconosciuta a noi, dove il contatto primitivo con la terra – ormai perso dal nostro mondo – è ancora forte e senza tempo. In questo senso non c’è un vero e proprio confine tra il mito (la pepita d’oro, Nandu, la sua apparizione dopo la morte) e la realtà dura ma tenera dei cercatori di tartufo» (G. Varlotta, nel Catalogo del 22° Torino Film Festival, 2004).
«Giuseppe Varlotta […] ha girato un bellissimo cortometraggio a Moleto, nel 2004, Nanà, dove il piacere di raccontare il mondo arcaico e fantastico si coniugano alla passione di descrivere le colline piemontesi attraverso la pittura il proprio personale punto di vista» (http://coaloalab.splinder.com/archive/2008-10).
Scheda a cura di Luisa Izzo
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