Regia Daniele Gaglianone, Alessandro Amaducci
Fotografia Daniele Gaglianone, Alessandro Amaducci
Musica originale Ciro Buttari
Montaggio Daniele Gaglianone, Alessandro Amaducci
Produzione Cooperativa 28 dicembre per ANCR (Archivio Cinematografico Nazionale della Resistenza)
Note Progetto di Paolo Gobetti; patrocinio del Comitato Nazionale per le celebrazioni del Cinquantennale della Resistenza e della guerra di Liberazione
Capitoli: 1. Momenti di vita partigiana (film Momenti di vita e di lotta partigiana di don Giuseppe Pollarolo e testimonianza di don Pollarolo stesso), 2. La Brigata Moro (filmato di Claudio Borello/Moro e Michele Rosboch e testimonianza di Rosboch), 3. Alla vigilia dell’insurrezione (filmato di Renato Vanzetti e testimonianza di Ferdinando Colonna), 4. Torino liberata (filmato anonimo e testimonianze di Fiorina Frizziero, Claudio Pettinati, Alberto Bianco, Marisa Sacco);
Sinossi
Il documentario è costituito dal montaggio di immagini girate dai partigiani durante la Resistenza.
Dichiarazioni
«Cinecronache partigiane vuole presentare in un solo programma alcuni degli spezzoni più belli e ripresi dai partigiani durante la loro lotta: immagini imperfette, a volte tremolanti, molte con un taglio tipico da dilettanti, ma straordinariamente, appassionatamente autentiche, girate proprio durante quei venti mesi, superando anche l’ostacolo della fatica e del pericolo che filmare poteva rappresentare per sé e per gli altri. Immagini davvero irripetibili, tanto lontane dalla levigatezza ma anche dal sapore scipito o dalla banalità di gran parte di quelle realizzate dai servizi foto-cinematografici dell’esercito» (P. Gobetti, in D. Zonta, Daniele Gaglianone, Falsopiano, Alessandria, 2004).
Realizzato da Daniele Gaglianone ed Alessandro Amaducci (nell’ambito della loro collaborazione con l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza), «il video assembla, in una sorta di cinegiornale postumo, i filmini amatoriali, quei pochi, girati dagli stessi partigiani durante i giorni della lotta. […] È un materiale eccezionale. Il valore storico e cinematografico di questi filmini, precari e rovinati, è incalcolabile. Sono le uniche testimonianze visive, oltre a quelle fotografiche, dei personaggi, dei luoghi, della vita della Resistenza. Il lavoro viene presentato in unica, suggestiva soluzione, aggiornato dalle voci di alcuni degli autori originali, come Giuseppe Pollarolo» (D. Zonta, Daniele Gaglianone, Falsopiano, Alessandria, 2004).
Don Pollarolo, sacerdote alessandrino formatosi con le idee di don Orione, don Bosco e Giuseppe Cottolengo, attivo durante la Resistenza come cappellano delle formazioni partigiane nel cuneese e nell’Oltrepò pavese, era appassionato di cinema e, quando raggiungeva le bande di partigiani, portava con sé, oltre ai sacchi di patate, una cinepresa Pathé-baby e le vaschette e gli acidi per sviluppare la pellicola, riuscendo così a riprendere, tra l’altro, un discorso che il comandante Duccio Galimberti rivolse a militari sbandati, studenti, operai e carcerati dopo l’8 settembre 1943.
Divisa in segmenti – vita quotidiana, insurrezione e liberazione – l‘opera «presenta le immagini girate da Don Pollarolo nel Cuneese e in Val Borbera, tra le formazioni garibaldine e gielline; quelle di Claudio Borello e Michele Rosboch sulla vita della brigata Moro nel Canavese; quelle di Renato Vanzetti nel Monferrato sulle ultime settimane prima della liberazione; quelle di un anonimo operatore sulla Torino liberata» (Ibidem).
Scheda a cura di Davide Larocca
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