Nulla Osta n. 31.602 del 2.4.1942; 1.923 metri.
Sceneggiatore non accreditato: Alessandro De Stefani; costruzioni: Luigi Rovere; doppiatori: Rosetta Calvetta (Vera Carmi), Cesare Polacco (Giulio Battiferri); organizzatore generale: Franco Vaghi; prima proiezione pubblica: 26.3.1942.
Le riprese in interni sono state realizzate negli studi FERT di Torino.
«Lo spunto e anche il congegno meccanico della storia avrebbero potuto fornire una buona occasione a un regista più discreto e più furbo. Ma il Ratonyi [...] ha diretto anche questa volta senza misurare, graduare ed adeguare gli effetti, le trovate e la recitazione degli interpreti alle esigenze di un racconto che voleva essere movimentato con grazia e anche con una leggera dose di mistero. Gli interpreti sono Vera Carmi di cui abbiamo lodato l’indubbia fotogenia e di cui speriamo di poter lodare in seguito il patos, la malizia e la penetrazione psicologica. Roberto Villa con quel suo viso e quel suo fare irrimediabilmente più fanciullesco della sua età [...] la Magnani come sempre esuberante di realismo» (S. De Feo, “Il Messaggero”, 17.7.1942).
«Una commedia di equivoci, [...] un film brioso, con buoni attori, [...] e la cui cosa migliore è l’interpretazione di Anna Magnani nella parte di donnina allegra» (G. Piovene, "Corriere della Sera", 20.5.1942).
«Sia La fortuna viene dal cielo che Una volta alla settimana sono diretti da Akos Rathony; ed entrambi sono interpretati, nelle parti principali, da Vera Carmi e da Roberto Villa. Inoltre, casa produttrice, genere, e formula sono gli stessi. Il primo, è vero, si svolge dichiaratamente a Budapest e vi corono fiumi di pengö, mentre nel secondo si tenta di parlare di “franchi” e ci sono altri diversivi; ma tutto, anche in questo, è budapestino (il budapestino cinematografico, s’intende): dall’improbabilità della vicenda alla stravaganza dei personaggi. [...] Conclusione: la formula Rathony-Carmi-Villa può andare bene se adoperata con moderazione; ma se diventa una formula in serie, una formula alla carta carbone, le faccende si complicano» (M. Doletti, “Film”, 25.7.1942).
«Ogni tanto succede che dei film mediocri siano invece interessanti per ricostruire determinati ambienti e situazioni storiche. È questo sicuramente il caso di La fortuna viene dal cielo, modesto film girato a Torino negli stabilimenti Fert da Acos Rathony (uno dei tanti ungheresi che durante la guerra lavora a Torino). È una commedia senza spunti e senza freschezza [...]. Le curiosità stanno altrove. L’azione si svolge tra un cinema (dove viene perso un gioiello) e un locale notturno (dove è rinvenuto). Si vedono così gli interni di due locali alla moda nella Torino dell’epoca ricostruiti da Luigi Rovere, che si occupava delle costruzioni. Rovere nel dopoguerra diventerà uno dei più importanti produttori del cinema italiano [...]. Nell’immaginario cinematografico, che allora era molto importante, Torino è dunque una città d’avanguardia per il divertimento e lo spettacolo. Ma le curiosità continuano. Ispettore di produzione del film è Fortunato Misiano, che nel dopoguerra fonderà la Romana Film attiva fino agli anni Settanta e specializzata in film a basso costo» (S. Della Casa, “La Stampa – TorinoSette”, 2.4.2010).