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Lungometraggi |
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La prigione
Italia, 1944, 35mm, 80', B/N
Regia Ferruccio Cerio
Soggetto dal romanzo omonimo di Mario Puccini
Sceneggiatura Alessandro De Stefani, Mino Doletti, Ferruccio Cerio
Fotografia Ugo Lombardi
Musica originale Mario Ruccione
Montaggio Vincenzo Zampi
Scenografia Salvo D'Angelo
Aiuto regia Vincenzo Zampi
Interpreti Liliana Laine (Anna), Gianni Santuccio (Palo), Manuel Roero (Carlo), Adriana Serra (Maria), Giorgio Piamonti (Antonio), Palamede Giunchedi (Badallò), Iva Sandi (la cameriera), Nando Alvaro, Ferruccio Cerio, Lauretta De Lauri, Ugo Lombardi, Fernando Borghetti (Peretti)
Direttore di produzione Goffredo D'Andrea
Produzione Bassoli Film
Distribuzione ENIC
Note Nulla Osta n. 32.040 del 14.12.1943; 2.616 metri. Data di produzione: 1942. Il film fu mandato alla commissione di censura nel 1943 e distribuito solo nel 1944.
Titolo di lavorazione: Serenata d’amore.
Le riprese in interni sono state realizzate negli studi FERT di Torino.
Sinossi
Il contabile di una piccola prigione di provincia è fidanzato con l’onesta maestrina del luogo, ma incontra la cantante di un locale notturno e se ne invaghisce: lascia la sua promessa sposa e si propone di fuggire con l’artista in una città lontana per iniziare una nuova vita. Il precedente amante della donna, un ex detenuto, sapute le intenzioni dei due, interviene per costringerli a separarsi. Amareggiato, il contabile ritorna dalla sua maestrina, che lo perdona e lo accoglie nuovamente con sé.
«La prigione è un film di Ferruccio Cerio che può anche sorprendere: per la qualità psicologica della vicenda, il realismo non letterario di alcuni tratti, la recitazione di Liliana Laine, Gianni Santuccio e Manuel Roero, esordienti sullo schermo. Anche Cerio arriva dal teatro: e l’abitudine alla costruzione drammatica e al dialogo costringeva un’indubbia vena narrativa, nel Cavaliere senza nome e nell’Ultimo addio, al solito errore. Nel nuovo film, la volontà di spiegare caratteri e tormenti amorosi con un linguaggio di visi e di cose è evidente; ma troppi sono i modelli che le immagini ripetono. La regia, insomma, è un’eco. Additerò, come originale, o quasi, una sequenza carnevalesca. Una, e ad ogni modo non lamentiamoci» (E. F. Palmieri, “llustrazione Italiana” nn 14-5, 1944).
Scheda a cura di Valeria Borello
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