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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Lungometraggi



L'estate di Davide
Italia, 1998, 35mm, 100', Colore

Altri titoli: Davide’s Summer

Regista
Carlo Mazzacurati

Soggetto
Carlo Mazzacurati, Claudio Piersanti

Sceneggiatura
Carlo Mazzacurati, Claudio Piersanti

Fotografia
Alessandro Pesci

Operatore
Fabrizio Vicari

Musica originale
Ivano Fossati

Suono
Alessandro Zanon

Montaggio
Paolo Cottignola

Costumi
Francesca Sartori

Trucco
Vincenzo Mastrantonio

Effetti speciali
Mario Giacco, Alessandro Giacco, Massimo Rocchi

Aiuto regia
Andrea Molaioli, Marina Zangirolami

Ispettore di produzione
Gianluca Chiaretti

Scenografia
Leonardo Scarpa

Interpreti
Stefano Campi (Davide), Patizia Piccinini (Patrizia), Toni Bertorelli (zio di Davide), Silvana De Santis (zia di Davide), Semsudin Mujic (Alem), Alessandro Mizzi (uomo nella Mercedes), Roberto Messini D’Agostino (don Luigi), Emanuele Barresi (medico), Paola Rota (cognata di Davide), Marinella Anaclerio (moglie di Janne), Manrico Giammarota (Janne), Maria Pia Colonnello (madre di Patrizia), Rolando Meoli (fratello di Davide), Giovanni Veggiano (cugino di Davide), Pierantonio Novara (amico dell’uomo nella Mercedes), Casimiro Russo (amico dell’uomo nella Mercedes)

Produzione
Roberto e Matteo Levi per Tangram Film; Cecilia Rope per Rai Cinemafiction

Distribuzione
Rai Cinemafiction

Note
Assistente operatore: Andrea Legnani; aiuto operatore: Claudio Palmieri; tecnico del colore: Mario Fornaciari; suono in presa diretta; microfonista: Angelo Amatulli; canzoni: Every Life Unfolds di P. Santoni-G.M. Frusca-M. Giolo- S. Burgess eseguita dai T 42, White Room di J. Bruce-P. Brown eseguita dagli Spin 1-2, Non ti scordar di me di E. De Curtis-D. Furnò; montaggio del suono: Eleonora Pallottini; mix: Danilo Moroni; assistente scenografo: Mauro De Luca; aiuto scenografa: Maria Teresa Padula; assistente costumista: Maria Rita Prioreschi; parrucchiera: Francesca De Simone; maestro d’ami: David Zamperla; altri interpreti: Stefano Sciarrillo (ragazzo a scuola), Alessandro Barillari (uomo nella discoteca), Enrico Bertelli (cameriere nella discoteca), Silvia Gambarato (cameriera nella discoteca), Gianfranco Scidà (cameriere che canta), Ilaria Conconi (ragazza nella discoteca), Stefania Ziliotto (ragazza del bar), Alessandrina Zanellato (inserviente dell’ospedale), Paolo Rozza (infermiere), Cristina Dalle Palle (infermiera), Stefano Gaydou (ragazzo nella lavanderia), Valerio Mazzuccato (uomo ferito), Sabrina Guarnieri (ragazza della maglieria), Maurizio Nesto (carabiniere), Paolo Saguatti (primo ragazzo in motorin), Natalino Duò (secondo ragazzo in motorino), Maria Turturro (figlia di Janne), Paolo Angione (figlio di Janne), Felice Altomare (uomo del porto), Gianfranco Malerba (primo ragazzo mandato da Janne), Cosimo Damiano Tempesta (secondo ragazzo mandato da Janne), Pasquale Belgiovine, Bariolo Brillante, Paolo Di Molfetta, Michele Iannelli, Paolo Iannelli, Marco Macelloni, Lenny Stella; segretari di produzione: Quentin de Salivet De Fouchecour, Mauro Spoletini, Roberto Spina; aiuto segretario di produzione: Consuelo Bonafè; organizzatore generale: Luigi Lagrasta; amministratore: Laura Cimarelli; assistenti alla regia: Pierantonio Novara, Nicola Rondolino, Leopoldo Pescatore




Sinossi
Davide vive a Torino insieme al fratello e lavora saltuariamente lavando automobili. Superato l’esame di Maturità, va in vacanza presso gli zii che abitano in Polesine. Qui si innamora di Patrizia, una ragazza più grande di lui, e fa amicizia con Alem, un ragazzo bosniaco segnato da un triste passato. Patrizia conduce una doppia vita, fatta di droga e di un amore clandestino con un industria lotto locale implicato nel narcotraffico, per cui il rapporto di Davide con lei diventa complicato e doloroso, mentre l'amicizia con Alem porta ad un’avventura dalla conclusione tragica. Davide torna a Torino, lasciandosi alle spalle l’adolescenza.




Dichiarazioni
«[…] ci sono certamente delle origini letterarie, che magari non sono identificabili sul piano della trama, ma credo, sicuramente, sul piano dell'ispirazione. Claudio Piersanti, quando abbiamo scritto la sceneggiatura, aveva in mente Il grande Meaulnes e io il Truman Capote di Altre voci, altre stanze. Alain-Fournier lo puoi trovare nella misteriosità densa della figura dell'amico bosniaco. […] Credo sia lecito avere un'ispirazione letteraria: l'importante è non appesantire l'aspetto visivo. […] Non si può rinunciare a un punto di vista etico e politico. Vengo dal cosiddetto Nord-Est, che oggi viene descritto come il paradiso del benessere, della ricchezza. Mi sembra che, se si va un po' a grattare, si scoprono tante vicende che non raccontano esattamente questo. Ad esempio, quest'idea di felicità un po' irrigidita, di sorriso un po' bloccato, è un quadro idilliaco che non mi sembra corrisponda alla verità. Così è nato il personaggio femminile del film, che racconta qualcos'altro, penso altrettanto possibile, magari doloroso, ma parte di questo quadro generale. […] Mi accorgo adesso che l'approccio con cui ho quotidianamente filtrato questa idea di spazio dentro cui la storia si muove ha a che vedere anche con un approfondimento nei confronti della pittura. E come se lentamente stessi per abbandonare il vuoto desolato e periferico che c'è tra i personaggi di Hopper e mi interessassi a quello stesso spazio vuoto e desolato che c'è tra le figure in Bacon. C'è forse un'idea pittorica  che in qualche modo tenta di far vivere il paesaggio come emozione umana, come qualcosa di cutaneo che vibra e ha dolore o felicità, che può in qualche modo avere a che fare con questi due pittori per altri versi lontani» (C. Mazzacurati, “Cineforum” n. 378, 0ttobre 1998).





«Con L'estate di Davide, Carlo Mazzacurati è tornato nella bassa veneta, in provincia di Rovigo, a pochi chilometri dal mare e dal delta, facendone il cuore geografico-narrativo del film, che però inizia a Torino e lì termina, dopo una tragica trasferta in Puglia. Ritorno irrequieto, dunque, che testimonia, da una parte, di quella libertà che Mazzacurati si auspicava e, dall'altra, della consapevolezza ormai acquisita circa le componenti del proprio universo creativo. […] poco a poco il film si allontana dal percorso su cui pareva avviato: e la storia di provincia fermenta le sue inquietudini; lo studio dei luoghi e dei caratteri, secondo una propensione cara a Mazzacurati, mette a punto irreversibilmente una dinamica non solo amorosa, che lascia presagire il “lato oscuro" […]. La bella estate  con cui Davide voleva dare una tregua alla catena dei conflitti e delle tensioni, che in città lo stringeva alla gola, Io prende e lo strapazza senza pietà, prima di riconsegnarlo appena ventenne a una tranquilità troppo precaria per essere credibile» (A. Piccardi, “Cineforum” n. 378, 0ttobre 1998).
 
«Non è un cinema comico (dei sentimenti e non), non impartisce lezioni morali, non confida in toni epici, eppure quello di Carlo Mazzacurati non delude mai. Storie essenziali che mettono in scena personaggi ordinari in contatto col margine, con la frontiera e dove il lieto fine non è mai assicurato, il tutto maneggiato da una tecnica cinematografica sicura e fluida. Stavolta è il diciannovenne torinese Davide al centro della storia. Alle spalle una famiglia disastrata, una maturità faticosamente raggiunta, una certa introversione e davanti la decisione di passare le vacanze presso gli zii nel Polesine» (F. Liberti, in “Film Tv” n. 40, 4.10.1998).
 
«A parte la sua attività di sceneggiatore, questo è il sesto film di Mazzacurati come regista [...] e, a ben vedere questo nuovo film, nato da una produzione televisiva, contiene in sé alcune delle suggestioni già presenti nella precedente opera del regista padovano. I luoghi, gli spazi orizzontali della Padania, anzitutto. E poi una certa attrazione più volte denunciata dal regista per le sorti dell'Europa ex comunista, i cui destini umani, nel doppio movimento dell'immigrazione e dell'Italia che si muove invece verso le rovine di quel mondo, si intrecciano ai nostri» (P. D’Agostini e S. Della Casa, Annuario del Cinema Italiano 1998, Il Castoro, Milano, 1998).
 
«L’estate di Davide […] racconta la storia di un ragazzo di diciotto anni che parte proprio dalla Falchera per recarsi nel Polesine, Tra gli aiuto regista del film c’è anche il torinese Nicola Rondolino che collabora con l’altro aiuto Andrea Molaioli (poi regista del successo La ragazza del lago). Tra gli interpreti ricordiamo almeno il bravissimo Toni Bertorelli, attore straordinario di origine piemontese» (S. Della Casa, “La Stampa – TorinoSette”, 30.4.2010).
 
«Questo è il paesaggio di Mazzacurati […]: non uno sfondo su cui si muovono i personaggi ma un elemento determinante la loro identità, un limite che diventa terreno di confronto con lo spazio, con se stessi e con gli altri. Che l'immagine ambientale condizioni l'azione umana è d'altronde scoperta filosofica, poetica, pittorica e architettonico-urbanistica ben prima che cinematografica. Ma Mazzacurati lo ribadisce, lo sottolinea con il suo sguardo istintivo che fa entrare il paesaggio in scena, quasi sempre, fin da subito, affermandone lo statuto ma anche denunciandone l'instabilità, la mutevolezza, il divenire, dandolo cioè come presenza incontenibile all'interno della cornice del quadro. Il paesaggio persiste infatti e si muove nel fuori campo, tanto che la messa in scena rende necessario il movimento, sia quello fisico, costante, dei personaggi, che quello meccanico del punto di vista della macchina da presa. Attraverso il movimento si compie una sorta di epifania del paesaggio che si rivela ai personaggi che vi sono immersi o che vi si avvicinano in maniera totalmente inconsapevole. Succede all'avvocato di Notte italiana, come al giovane e smarrito Davide (Stefano Campi) in L'estate di Davide (1998). Quando, dalla familiare eppure respingente Torino, il ragazzo si ritrova a passare un'estate senza meta e apparentemente senza senso nello sconosciuto Polesine che invece lo accoglie - a suo modo - e lo protegge, l'età adulta gli si rivela insieme e grazie al paesaggio. È un Polesine che tende alla rarefazione, con gli strascichi di una memoria familiare di cui non evoca che qualche sfocata reminescenza, con i segni evidenti - sebbene ormai residuali - dell'alluvione e della durezza della vita agricola trasformatisi in quelli più inquietanti del disagio della contemporaneità; è l'elemento che consente al solitario ragazzo di città di compiere il suo percorso. Entra a piedi, Davide, in quella terra provinciale e sospesa, con fatica la attraversa, la percorre, cominciando a guardare, cercando di capirne qualcosa. La macchina da presa lo precede, lo segue, lo accompagna prima nelle camminate sotto il sole della campagna, poi nel contatto diretto con la terra e ancora nelle esplorazioni notturne che, grazie al motorino démodé, gli permettono uno scarto, un passaggio di grado tanto nella mobilità che nella possibilità di conoscenza. L'altro scarto lo consente la macchina di Patrizia (Patrizia Piccinini) che aumenta il ritmo e la profondità delle incursioni di Davide nel paesaggio e nell'esistenza» (C. Borroni, “Quaderni del CSCI” n. 6, 2010).
 
«Lensed in typically easy-on-yhe-eye style by Mazzacurati's regular d.p., Alessandro Pesci, and full of the observational grace notes that fill he helmer's work, Summer focuses on 19-year-old Davide (newcomer Stefano Campi), who leaves Turin after passing his pre-university exams to spend the summer with his uncle and aunt at a farm in the Po ValIey. Davide's hangdog, quiet charm immediately attracts the attention of the neighboring Patrizia (Patrizia Piccinini), who drives him to hospital when he injures his shoulder. There, he falls in with the laddish Alem (Semsudin Mujic), a Bosnjan refugee who works as a bartender in town» (D. Elley, “Variety” n. 4, 7.9.1998).


Scheda a cura di
Giusy Cutrì


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