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Lungometraggi |
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Rasputin
Italia, 2010, 35mm, 85', Colore
Altri titoli: Rasputin. Sometimes the truth beyond the legend
Regista Louis Nero
Soggetto Louis Nero
Sceneggiatura Louis Nero
Fotografia Louis Nero, Alvise Pasquali
Operatore Cristian Li Gregni
Musica originale Teho Teardo
Suono Edoardo Pezzuto
Montaggio Louis Nero
Costumi Elena Valenti
Trucco Vanessa Ferrauto
Effetti speciali Vanessa Ferrauto
Produttore esecutivo Franco Beltrame, Kira Kotliarewsky
Scenografia Vincenzo Fiorito
Voce narrante Franco Nero
Assistente di produzione Alessandra Pestarino
Interpreti Francesco Cabras (Grigorij Efimovic Rasputin), Daniele Savoca (principe Feliks Jusupov), Ottaviano Blitch (comandante Yakov Jurovskij), Diana Dell’Erba (Alessandra Fedorovna), Marco Sabatino (granduca Dimitrij Pavlovi? Romanov), Anna Cuculo (Malanja), Ola Cavagna (Olga Lothina), Davide Ranieri (principe Andronikov), Matilde Maggio (baronessa Fon Den), Riccardo von Hoenning Cicogna (maggiordomo Andronikov), Elena Presti (figlia di Rasputin), Toni Pandolfo (poliziotto), Anara Bayanova (Hionja Guseva), Angelo Santamaria (zar Nicola II).
Produzione L’Altrofilm
Distribuzione L’Altrofilm
Note Sottotitolo: La verità supera la leggenda.
Altri interpreti: Eleonora Mercatali, Attilio Cottura, Luciano Rosso, Michele Chiadò. Assistente operatore: Pasquale Garios; parrucchiere: Marco Todaro; sarta: Valentina Pianca; capo elettricista: Alvise Pasquali; capo macchinista: Antonio Trullo; reparto scenografia: Luca Maschera; assistente scenografo: Claudia Trapana, Elisa Dossena; segretario di produzione: Davide Carbonari; produttore Louis Nero; coproduttore: Ass. Mutamento Zona Castalia, Eagle Picture s.r.l, Filmaria s.r.l, Ass. Cult. L’Altrocinema, L’Altrofilm distribuzione.
La voce di Rasputin è di Francesco Pannofino.
Uscita nei cinema: 8 aprile 2011.
Uscita in Dvd: 26 ottobre 2011.
Sito internet: www.altrofilm.it/rasputin
Locations: Ciriè (Villa Remmert, Palazzo D’Oria, municipio, piazza San Martino, Duomo di San Giovanni, Parco delle Vaude), Torino (ex cimitero di San Pietro in Vincoli).
Film realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte
Sinossi
Il 19 Dicembre 1916, l’ultimo dicembre dell’Impero Romanov, si attua un complotto, ad opera di alcuni tra i più noti e influenti personaggi della corte, contro l’uomo più misterioso della Russia.
Attraverso la narrazione storica il film evoca il mistero della vita e della morte del “Santo-Demonio”: Grigorij Efimovic Rasputin. In un complesso e articolato percorso, simile quasi a una seduta spiritica, avvalendosi di interessanti e rari documenti, la figura di Rasputin riemerge dalle accuse di occultismo, per essere rivalutata, confrontando il suo percorso personale al martirio di Cristo.
Rasputin è uno dei personaggi più enigmatici e controversi del ventesimo secolo: il contadino divenuto consigliere dell’ultimo Zar, Nicola II di Russia; l’uomo odiato e temuto nei circoli di governo per il suo potere ipnotico nei confronti della coppia imperiale; l’uomo che, con il suo alone suggestivo, ha sedotto dame dell’aristocrazia e donne del popolo; l’uomo adorato dalla Zarina Alessandra Fedorovna per aver salvato, con le sue facoltà da guaritore, il figlio ed erede al trono, l’emofiliaco principino Aleksej; l'uomo che ha pagato con la vita l’amore verso il potere di coloro che gli erano a fianco.
La sua vita è ripercorsa partendo dalle ultime, rocambolesche, ore, dalla morte misteriosa e famosa, dal ritrovamento del corpo in un canale di Pietroburgo, ricoperto da una crosta di ghiaccio, ferito a morte, col viso sfigurato e le mani legate da una corda, ma ancora vivo. Quel 19 dicembre frotte di persone con fiasche, brocche e secchi accorrono ad attingere acqua nel canale, nella speranza di recuperarci, insieme, l’incredibile forza di cui tutta la Russia aveva sentito parlare.
Come quei gesti furono punto di partenza della consacrazione di un mito, così gli stessi gesti sono il punto di partenza del racconto, nella ricostruzione della nascita del personaggio e degli uomini intorno a lui. Descrivendo l’affascinante mondo degli ultimi eredi della dinastia Romanov e attraversando gli stupendi e sfarzosi scenari delle loro residenze, ci si spinge fino alle sette occultiste dell’antica Russia, in un viaggio emozionante sulle ali della leggenda del personaggio più inquietante e controverso del ‘900.
Dichiarazioni
«Ho studiato a lungo la figura di Rasputin e mi sono reso conto che non era un impostore, ma aveva veramente dei poteri taumaturgici. A parte il piccolo zar Alessio, malato di emofilia, guarì molte persone, i suoi poteri ipnotici e taumaturgici erano reali. Nel film la politica non c’entra». (L. Nero, “La Stampa”, 2.12.2009).
«[…] i documenti su Rasputin nell’ex Urss erano stati secretati. Ma ora ci sono nuove carte e nuove verità, come ha raccontato bene lo storico Edvar Radzinski: Rasputin, che sin da bambino aveva manifestato poteri taumaturgici, era un mistico, uno sciamano del gruppo dei flagellanti, setta che insegnava l’ipnosi. Da rovesciare anche l’idea che manipolasse la zarina Alessandra, era lei in realtà a fargli fare ciò che voleva. Questo è il mio Rasputin. […] Era nato in Siberia dove la nudità era naturale e dove omosessualità e bisessualità costituivano la norma. Provocava donne e uomini. Vedeva anche dieci, quindici prostitute al giorno, le faceva spogliare ma non le toccava. Il suo era un esercizio di resistenza alla carnalità. Un percorso più che altro empirico». (L. Nero, “La Stampa”, 20.12.2009).
«Quanto a Rasputin, ho accettato la parte a occhi chiusi: è un personaggio poco sviscerato, ambiguo, interessante. In lui convivono due aspetti opposti della natura umana: l’ascesi e il misticismo accanto alla carnalità più sfrenata. Odio i luoghi comuni, andremo ben al di là del famoso sguardo demoniaco…». (F. Cabras, “La Stampa”, 20.12.2009).
«Dopo aver girato due ore di film in un unico piano sequenza, Louis Nero prosegue i suoi esperimenti da cineasta duro e puro con questa versione molto teatrale della storia dell’occultista "Rasputin", qui riletta in chiave prettamente mistica. Chi è abituato al solito cinema pop corn resterà, fin dalle prime immagini, disorientato da un modo di raccontare agli antipodi. Le soluzioni qui adottate, però, dopo l'iniziale curiosità, finiscono presto per stancare facendo scemare anche l'attenzione dal soggetto storico». (M. Acerbi, “Il Giornale”, 8 aprile 2011)
«Dello sciamano “Rasputin” ancora molto si discute: fu mistico o mistificatore, santo o demonio? Non si è neppure sicuri di come sia morto. (...) Louis Nero traccia uno sfaccettato ritratto del personaggio all'interno di una specie di teatrino onirico, mentre alla voce di Franco Nero è affidato il filo narrativo. Il tutto in uno stile avanguardistico, che non manca di una certa visionarietà». (A. Levantesi Kezich, “La stampa”, 8 aprile 2011)
«(…) La messa in scena è teatrale, nella recitazione e nella scelta scenografica, ma la scelta di regia più evidente mira a dare un'impronta pittorica alla narrazione, con l'utilizzo di finestre e ritagli, interni all'inquadratura, che rimandano a certo Greenaway - da sempre tra i modelli del regista - ma anche alla composizione delle icone russe. Il più delle volte l'immagine si risolve in un trittico, con la scena al centro e la riproposizione di alcuni dettagli a destra e sinistra, talvolta identici e talvolta dissimili, a riproporre non solo e soltanto la figura di una croce ma in generale a fare del dettaglio cinematografico un simbolo (…). Chi fu davvero Rasputin? Un santo o un demonio? Un mistico o un peccatore? Uomo illuminato, un guaritore, o un oscuro consigliere del Male e un impostore? Il giovane regista piemontese dice la sua in merito, con questo film decisamente più interessante che riuscito, tutto d'atmosfera, immerso nella musica ipnotica di Teardo, nella nebbia e nel buio, dal quale emergono, efficaci, gli occhi spiritati di Francesco Cabras». (M. Cappi, “mymovies.it”, aprile 2011 )
«Mesmerico, tenebroso, per certi versi perfino agghiacciante, ecco il Rasputin di Louis Nero. Al quinto lungometraggio, forse non più così low low budget come i precedenti, Nero offre un seducente ritratto sul celebre santone russo di inizio Novecento che fece fremere mutandine di donne d'ogni lignaggio e oscillare troni zaristi. Qui interpretato da Francesco Cabras, con un primo primissimo piano che ipnotizza davvero, Rasputin si fa bizantina e sanguinolenta icona modello Passione di Cristo, guru sanitario e fauno libidinoso insieme». (D. Turrini, “Liberazione”, 10 aprile 2011)
«Rasputin chi era costui? Occultista e tombeur des femmes (e di zar), santone e stratega, mesmerico e allucinato, comunque affascinante. Ultimo a farsi irretire, Louis Nero, che abbandona i budget risicatissimi ma non il mood teatrale: un Rasputin (Francesco Cabras, spiritato) tra quattro mura, che strizza l’occhio alla drammaturgia patchwork di Peter Greenaway e si affida alla voce-guida di Franco Nero (nessuna parentela). Mentre il regista fa - letteralmente - il segno della croce sullo schermo e rincara la dose simbolica, il film si trova in una terra di mezzo». (F. Pontiggia, “Il Fatto Quotidiano”, 14 aprile 2011)
Scheda a cura di Cristina Nebbia
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