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Lungometraggi |
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Tutta colpa della musica
Italia, 2010, 35mm, 97', Colore
Altri titoli: Mi dispiace devo andare (titolo di lavorazione)
Regista Ricky Tognazzi
Soggetto Simona Izzo, Leonardo Marini, Ricky Tognazzi
Sceneggiatura Ricky Tognazzi
Fotografia Fabio Cianchetti
Musica originale Carlo Siliotto
Suono Gianluca Costamagna
Montaggio Lorenzo Peluso
Costumi Germana Melodia
Trucco Enrico Iacoponi
Aiuto regia Lorenzo De Nicola (secondo aiuto)
Casting Marita D’Elia
Ispettore di produzione Alfredo 'Fred' Ferrentino
Produttore esecutivo Tore Sansonetti
Scenografia Mariangela Capuano
Assistente alla regia Veronica Pegoraro
Direttore di produzione Adriano Bassi
Interpreti Marco Messeri (Giuseppe), Stefania Sandrelli (Elisa), Elena Sofia Ricci (Patrizia), Ricky Tognazzi (Napoleone "Nappo"), Diego Casale (Ippolito), Deborah Villa (Renza), Monica Scattini (Grazia), Raffaele Pisu (Rolando), Rosalba Pippa - Arisa (Chiara, figlia di Giuseppe), Ronny Morena (Flora, giovane fidanzata di Nappo), Grazia Cesarini Sforza (Amelia), Mariapia Aricò (Ludovica), Gianluca Belardi (alpino), Andrea Beltramo (Marcello), Tiziana Buldini (infermiera di Nappo), Christian Burruano (Luca), Felice Casciano (Antonio), Antonio Centola (fratello Giovanni), Giuseppe Centola (fratello Sebastiano), Martino Cipriani (Ivan), Carola Clavarino (Fiamma), Sasha Maria Darwin (Irina), Lorenzo De Nicola (barista), Sergio Graziani (Zaccaria), Simonetta Guarino (signora della locanda), Mario Ierace (fratello Scafato), Carlotta Iossetti (Marisa), Gino La Monica (Eugenio), Giovanni Marchese (Adrian), Ugo Piva (Mazzinghi), Nicola Sorrenti (Gavino), Cristian Stelluti (medico Nappo), Claudio Sterpone (capo alpino), Luca Terracciano (Lorenzo)
Produzione Tramp limited (Palermo), coproduzione Medusa Film
Distribuzione Medusa Film
Note Collaborazione alla sceneggiatura: Silvia Ebreul; fotografo di scena: Simone Martinetto; segretario di produzione: Gianni Pace; runner: Salvatore Barbone; aiuto segretario di produzione: Maurizio Lesto; video assist: Alberto Viavattene; macchinisti: Marco Montanaro, José Palermo (aggiunto); autista macchinisti: Michele Milo; costumiste: Stefania Berrino (assistente), Mariagrazia Leaci (aiuto), Elisa Francescotti (aggiunta costumi); truccatrici: Francesca Buffarello (prima assistente), Ivana Marino; assistente scenografo: Carlotta Desmann; organizzatore generale: Luca Bitterlin.
Le riprese sono cominciate il 25 ottobre 2010 e proseguite per 7 settimane, fino al 12 dicembre 2010.
Uscito nelle sale il 9 settembre 2011.
Presentato in concorso al Festival di Venezia 2011, sezione Controcampo Italiano, ha vinto il premio per il Lungometraggi narrativi.
Prodotto da Attilio De Razza, con Fip - Film Investimenti Piemonte e il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Locations: Torino (cimitero monumentale, sala Antonio Vivaldi Istituto di Musica, Art Hotel Boston), Biella, Ivrea (teatro civico Giacosa).
Sinossi
Questa è la storia di un “secondo amore”. Giuseppe ha cinquantacinque anni, è sposato, ha una figlia, ma non si può certo dire che sia felice. Grazia, la moglie, presa dal suo radicalismo religioso (è una fervente testimone di Geova), da anni ha con lui un rapporto di fredda indifferenza, e anche Chiara, la figlia, che ha seguito la madre nella sua infatuazione religiosa, non si può dire che abbia poi questo gran dialogo con lui. Napoleone, l’amico di tutta una vita, lo convince a darsi una scrollata e a provare a “vivere”, cioè ad andare con lui a cantare nel coro della città, una sala in una chiesa sconsacrata, dove i “ragazzi” della loro generazione possono ancora divertirsi liberamente e provare a “rimorchiare”. Giuseppe si fa travolgere dalla nuova vita e si innamora di Elisa, una bellissima donna di mezza età conosciuta al coro. Elisa, pur non volendo staccarsi dalla propria famiglia, alla quale è legatissima, non potrà fare a meno di vivere con Giuseppe una vera e propria storia d’amore, più coinvolgente e importante di quanto lei stessa potesse aspettarsi. Riusciranno a mettersi in gioco fino in fondo? A superare le ragioni che si oppongono ad un loro possibile futuro?
Dichiarazioni
«Parliamo di cinquantenni e oltre. E della possibilità o meno di potersi costruire una vita. Nel film i due protagonisti sono due persone completamente diverse. Da una parte, c’è un uomo con la sindrome di Peter Pan, dall’altra uno che è sempre stato tranquillo, avvolto dal cordone ombelicale di una famiglia che lo ha un po’ accalappiato e costretto. Insieme trovano l’occasione di ricostruire qualcosa, la loro geografia sentimentale, quando sembra che sia troppo tardi. Uno pensa sia sempre troppo presto, che c’è tempo per fare le cose e Nappo ha sempre rimandato le decisioni importanti della sua vita con la scusa che era troppo presto, mentre Giuseppe si è imprigionato dentro una routine familiare e ora ha l’occasione per uscirne e ricostruirsene un’altra. Ansie generazionali. Ogni età ha le sue. [...] In genere uno affronta la musica nelle ultime fasi del film e il cosiddetto commento musicale viene a rafforzare, a trasformare quello che vedi. Nel caso di Tutta colpa della musica abbiamo dovuto parlare concretamente di musica fin dall’inizio perché c’erano cori e pezzi che andavano fatti in playback, quindi andavano scelti e scritti. La musica usata in modo immaginifico, un modo diverso di essere creativi, un’anomalia molto stimolante» (R. Tognazzi a S. Bizio, "la Repubblica", 28.08.2011).
«Sono stato molto fortunato con il cast e anche con la location, Biella, che ci ha accolti e seguiti. Per quanto riguarda gli attori oltre a sicurezze come Messeri, Sandrelli, Elena Sofia Ricci abbiamo voluto Arisa - che si è trovata immediatamente a suo agio nella nostra famiglia cinematografica – e Ronny Morena Pellerani che è una ragazza giovanissima e molto bella che ammaglierà e distruggerà il mio Napoleone. Lui che si crede uomo navigato, rimane schiacciato dalla bellezza e dalla gioventù... come sempre accade. Insomma il film è un invito a nascere, rinascere, a vivere a qualsiasi età uno abbia, senza timori, anche quando tutto sembra esserti avverso. La musica è il vero codice espressivo e narrativo delle passioni e delle peripezie dei nostri beniamini, il tappeto volante che pare sollevarli e illuderli portandoli verso nuove avventure, nuovi approdi» (R. Tognazzi, "primissima.it").
«[...] Il regista romano torna a impiegare le armonie geometriche della musica raccontando con garbo e pudore un sentimento senile. Note e partiture ancora una volta diventano nel suo cinema, conforme e impersonale, luoghi nei quali rifugiarsi e linguaggi con i quali esprimersi e lasciare esprimere i propri personaggi, a cui il tempo sfugge le mani e la vita si perde via in affanni. Ma la melodia prodotta dal coro, governato da una brillante Elena Sofia Ricci, è pure un invito a non scoraggiarsi e a inventarsi il modo di ricominciare da capo. Tutta colpa della musica è una commedia intorno al "Tempo", dove ogni mattina ha l’oro in bocca e una chance nel cuore. Tognazzi guarda con ironia e leggerezza all’eterno ritorno dell’identico quotidiano che il suo protagonista, immaturo e irrequieto, aggredisce innamorandosi caparbiamente, rilanciando e riavviando. Se non sempre i personaggi hanno lo spessore auspicabile, il meccanismo narrativo funziona anche e soprattutto per l’intervento di un gruppo di attori ispirati che fanno respirare una sceneggiatura altrimenti meccanica e puramente didascalica, in cui ogni elemento viene sottolineato e spiegato con elementare chiarezza. Senza trovare una forma originale, il cinema di Tognazzi sorprende poco e rassicura troppo, Tutta colpa della musica ha l’indubbio merito di mettere in scena un coro di uomini e donne che non si piangono addosso e si danno da fare, affidandosi alla musica e ai sentimenti» (M. Gandolfi, "mymovies.it").
«Anche se qua e là si sorride, non ci sono spazi per giocare. Ci sono situazioni seriamente delineate in cui ognuno dei quattro interviene a dire la sua, fra la malinconia e la tenerezza. Con il sostegno di personaggi non solo di sfondo che tendono a far fiorire nel contesto i colori più vivaci: con garbo e misura. I più vividi ce li propongono i quattro protagonisti, Marco Messeri, un pensionato sfiorato con delicatezza dall’amore, Stefania Sandrelli, la sua fiamma (che però lo riscalderà quasi solo da lontano), Ricky Tognazzi, il donnaiolo alla fine pentito, Elena Sofia Ricci, la moglie che lo ritroverà solo all’ultimo, in cifre di quieto dolore. Un quartetto di attori di vaglia, degni di esser proposti anche in musica» (G.L. Rondi, "Il Tempo", 9.9.2011).
«Interpretato da un maiuscolo Marco Messeri e da una sempre splendida Stefania Sandrelli, Tutta colpa della musica è diretto da Ricky Tognazzi, regista e attore trai più fortunati e prolifici del panorama italiano» (M. De Rosa, "Il Giornale", 31.8.2011).
«Difficile parlare di Tutta colpa della musica senza essere troppo duri: da un film di un autore ormai esperto e presentato a Venezia nella sezione Controcampo Italiano è lecito attendersi qualcosa di più. Il problema principale (che fa nascere come in un circolo vizioso tutti gli altri) risiede nella sceneggiatura, che vuole raccontare troppe storie e non riesce - comprensibilmente - ad approfondire nessun aspetto e nessun personaggio. [...] L’idea di una commedia generazionale dedicata ai 50enni non è male, ma lo sviluppo non c’è e ne risente tutto il film: sia gli attori più esperti (si salva solo Messeri, come detto), sia le più giovani all’esordio (la bella Ronny Morena - discreta la sua prova - e Arisa - bocciata al primo tentativo) sbandano pericolosamente. Troppi spunti buttati lì senza motivo e abbandonati lasciando lo spettatore interdetto: l’ironia sui testimoni di Geova, i rapporti di Giuseppe con la moglie (e di lei con la suocera), le dinamiche familiari di Elisa... Cosa salvare, quindi? Messeri, protagonista insieme alla città di Biella, la sequenza centrale con il brano che Arisa ha composto per la colonna sonora, qualche momento dialettico tra Giuseppe e Nappo. Tutto qui, e dispiace perché l’impressione all’uscita dalla sala è proprio quella di uno spunto di partenza interessante su cui però ci si è seduti senza sforzarsi un secondo di più e con l’apparente pretenziosità di voler spiegare il senso della vita» (C. Griseri, "cinematografo.info", 10.9.2011).
Scheda a cura di Vanessa Depetris
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