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Lungometraggi |
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Venuto al mondo
Italia/Spagna/Croazia, 2011, 35mm, 127', Colore
Altri titoli: Twice Born (Inglese), Volver a nacer (spagnolo)
Regista Sergio Castellitto
Soggetto dal libro omonimo di Margaret Mazzantini
Sceneggiatura Sergio Castellitto, Margaret Mazzantini
Fotografia Gianfilippo Corticelli
Musica originale Eduardo Cruz, Arturo Annecchino (Twice Born, interpretata da Angelica Ponti)
Montaggio Patrizio Marone
Costumi Sonoo Mishra
Trucco Marta Roggero
Casting Tatjana Callegari, Nicole Callegari, Luana Velliscig (casting Torino e capogruppo)
Ispettore di produzione Davide Spina, Andrea Tavani
Scenografia Francesco Frigeri, Donato Tieppo
Assistente alla regia Elisa Micalef
Arredamento Maria Di Marco
Interpreti Penélope Cruz (Gemma), Emile Hirsch (Diego), Adnan Haskovic (Gojco), Moamer Kasumovic, Mediha Musliovic e Pietro Castellitto (Pietro), Saadet Aksoy (Aska), Luca De Filippo (Armando), Sergio Castellitto (Giuliano), Jane Birkin (psicologa), Mira Furlan (Velida ), Jovan Divjak (Jovan), Branko Djuric (dottore), Isabella Adriani (giornalista), Luna Mijovic (Danka)
Produzione Picomedia, Alien Produzioni, Telecinco Cinema, Mod Producciones
Distribuzione Medusa Film
Note Scenografo di preparazione aggiunto: Manuel Pavan; aiuto costumi: Verdana Bonelli, Elisa Francescotti, Rosanna Di Caprio; assistente ai costumi: Sara Giovene; sarta: Elena Pascaniuc; assistente arredatore: Marco Maria Assunta; assistente operatore: Martino Pellion di Persano; location manager: Emanuela Carozzi; aiuto segretaria: Elisa di Pasquale; segreteria di produzione: Daniele Morini, Giorgio Ficarra, Pietro Lapertosa, Paolo Ferro, Maurizio Lesto, Lorenzo Brun, Antonello Nieddu; autista cast: Vincenzo Cavaliere, Andrea Piropi, Carlo Frattini; autista: Vasile Pomohaci, Michele Milo, Mauro Franco, Giacomo Agazzi, Claudio Cataldi, Paolo Peccolo, Claudio Peccolo, Alberto Buscemi, Davide Capozzi, Alfredo Cena, Biagio Crisconi, Ernesto Garofano, Patrizio Libro, Giuseppe Pellegrino, Gheorghe Pomohaci; cassiera: Mara Schirripa; attrezzista preparazione: Francesco Chiacchio; parrucchiere: Marzia Colomba, Giorgia Martinetti; elettricisti: Vito Brunetti, Salvatore Daniele Notarrigo, Luca Vicentini, Pasquale Conforto, Roberto Giansoldati, Massimiliano Morra, Vito Brunetti, Stefano Palesino, Vicenzo Oliveri; elettricista aggiunto: Manuel Pavan; macchinisti: Antonio Ascione, Andrea Di Benedetto, Salvatore Catania, Luigi Enrico Mancuso, Giovanni Klaus Ostenberg, Emanuele Valsania, Joan Controloco, Emanuele Cristini, Francesco Sgaramella, Alessandro Trapani, Marco Montanaro, Manuel Pavan.
Il film è uscito nei cinema l’8 novembre 2012, in 365 copie.
Venuto al mondo, il romanzo omonimo di Margaret Mazzantini, è uscito in libreria nel 2008 e ha vinto il Premio Campiello 2009.
Presentato in anteprima mondiale, con il titolo internazionale Twice Born, alla 37° edizione del Toronto Intenational Film Festival, sezione Opening Night Premier, settembre 2012. Ha partecipato al San Sebastián International Film Festival 2012, nomination Concha de Oro a Sergio Castelletto; al Premio David di Donatello 2013, nomination Migliore canzone (Twice born) per Arturo Anneghino e nomination David giovani a Sergio Castelletto; al Premio Nastri d'Argento 2013, nomination Migliore scenografia a Francesco Frigeri e nomination Miglior sonoro a Maurizio Argentieri; al Premio Goya 2013, nomination Migliore attrice protagonista a Penélope Cruz.
Locations: Torino (Cavallerizza, ex Manifattura Tabacchi, Circolo canottieri Armida, ospedale San Vito, teatro di posa Unistudio), Roma, Sarajevo, Curzola.
Produttori: Sergio Castellitto, Roberto Cicutto, Luigi Musini
Prodotto in collaborazione con Medusa Film e Ziva Produkcija, con il sostegno di FIP Film Investimenti Piemonte e Film Commission Torino Piemonte.
Sinossi
Carica di ricordi degli anni di guerra, Gemma si reca a Sarajevo con suo figlio Pietro per assistere a una mostra in memoria delle vittime dell’assedio, che include le fotografie del padre del ragazzo.
Diciannove anni prima, Gemma lasciò la città in pieno conflitto, con Pietro appena nato, lasciandosi alle spalle suo marito Diego, che non avrebbe mai più rivisto, e l’improvvisata famiglia sopravvissuta all’assedio: Gojko, l’irriverente poeta bosniaco, Aska, la ribelle ragazza musulmana e la piccola Sebina.
L’intenso amore e la felicità tra Diego e Gemma non erano abbastanza per colmare l’impossibilità di Gemma a concepire figli. Nella Sarajevo distrutta dalla guerra, i due trovarono una possibile surrogata, Aska. Gemma spinse Diego tra le sue braccia per poi essere sopraffatta dal senso di colpa e dalla gelosia.
Ora una verità attende Gemma a Sarajevo, che la costringe ad affrontare la profondità della sua perdita, il vero orrore della guerra e il potere di redenzione dell’amore.
Dichiarazioni
«Nel ’91 io avevo un bimbo appena nato, Pietro, che poi sarà il Pietro del romanzo (e anche del film, visto che è lo stesso Castellitto figlio a interpretarlo, ndr), per cui, da giovane madre, mi sono ritrovata a vivere lo strappo tra la mia felicità, il desiderio di futuro e la voglia di allargare le braccia e dire “Voglio consegnare questo figlio al mondo” e il dolore di vedere cominciare l’orrore a poche miglia di mare, dall’altra parte dell’Adriatico. […]questa è una storia con cui ho lottato molto, che ho dissotterrata da una voragine profondissima: la mia, e quella di una guerra che ha risucchiato destini, vite e amori. E io, come artista, voglio restituire qualcosa, un senso di speranza, una piccola luce che continui a brillare nonostante tutto» (M. Mazzantini, “Vanity Fair”, 7.11.2012).
«Il melò l’ho scelto perché volevo semplicemente raccontare cose che mi emozionavano. L’emozione è la parte più luminosa e pericolosa di ognuno di noi. Il cinema deve restituire le emozioni, se vuole far presa sul pubblico, e ci riesce parlando dei grandi archetipi: la vita, la morte, l’amore, i figli. Stilisticamente tutto questo si è tradotto in una forte messa in scena, in una forte teatralità. Non ho girato scene di raccordo. Ogni scena doveva essere altamente significativa per lo sviluppo della storia» (S. Castelletto, intervista a C. Proto, "comingsoon.it", 5.11.2012).
«Dopo aver letto il libro, ho sentito una necessità fortissima: dovevo fare questo viaggio, il personaggio cresceva dentro di me e diventava giorno dopo giorno un’ossessione […] Gemma è un personaggio non precisamente ‘politically correct’. Non ho mai pensato a giudicarla, ma solo a capirla al 100%. E’ una donna complessa, autodistruttiva, che sente cose più forti di lei e ha una macchia di dolore enorme, ma ha buon cuore. E’ una che lotta e sopravvive, in fondo» (P. Cruz, “Panorama”, 8.11.2012).
«È noto che per restare fedele a un romanzo a volte il cinema deve “tradirlo”, un compito che può risultare impervio se a sceneggiare il film è l'autore del libro come nel caso di Venuto al mondo, ispirato al best seller di Margaret Mazzantini che ne ha scritto l’adattamento a quattro mani con il regista, Sergio Castellitto. [...] Il problema è che da un certo momento in poi i colpi di scena sono troppi e finiscono con il neutralizzarsi a vicenda sottraendo emozione al romanzo sentimentale e relegando sullo sfondo il motivo della guerra. Peccato perché la regia di Castellitto è matura e gli interpreti (soprattutto Hirsch), finché il copione li sorregge, risultano convincenti» (A. Levantesi Kezich, “La Stampa”, 8.11.2012).
«Colpisce, nel film, l’enorme divario fra le ambizioni e il risultato: Venuto al mondo è una straziante storia d’amore - con annesso struggente desiderio di maternità - sullo sfondo della tragedia di Sarajevo, percorsa in un arco narrativo di trent’anni, dalle Olimpiadi invernali del 1984 al giorno d’oggi. [...] II resto è un susseguirsi di ribaltoni melodrammatici [...] Tutto artificioso, tutto “costruito”. Film di grande impegno produttivo, e tra l’altro benissimo girato: ma nel complesso un’occasione perduta» (A. Crespi, 'L'unità', 8.11.2012).
«Al racconto dei drammatici momenti della guerra si alterna quello ambientato nel presente, carico di tensioni tra una madre che fa i conti con un doloroso passato e un figlio che non sa. Ma neanche lo spettatore sa tutto fino in fondo. Un colpo di scena nel finale ci rivela la verità su Pietro, una verità dolorosa, ma che è necessario accettare per poter andare avanti. E se fino a un certo punto l’ossessione di Gemma per la mancata maternità e la disperazione che la spinge a comperare il figlio di un’altra donna rischia di incanalare la storia su binari più banali e prevedibili, il ribaltamento finale apre le porte a riflessioni più complesse riguardo le tragiche conseguenze della guerra sulla vita dei civili. Castellitto usa tutte le chiavi del melodramma per riaprire le ferite dei personaggi e farne uscire le emozioni, ma all’odio, alla violenza, allo stupro, alla distruzione si mescolano il bisogno di pace e amore, di amicizia e dolcezza. I personaggi vittime di una tragedia sono pronti a vivere di nuovo: non sarà mai più come prima, ma lo spettro della morte è lontano. Così la sofferenza va di pari passo con la speranza, come dimostrano le scene nel finale che alludono a una vera e propria rinascita, oltre la rimozione, verso una definitiva riconciliazione» (A. De Luca, “Avvenire”, 6.11.2012).
«Oggi e ieri, alternati fra loro grazie a un testo cui la regia di Castellitto dà ad ogni svolta molta scioltezza narrativa riuscendo a non far percepire fratture stilistiche fra le pagine intime e raccolte, affidate soprattutto ai tormenti psicologici di Gemma, e quelle corali, desolate e convulse della guerra. In cifre in cui le immagini sanno tenersi sempre nell’equilibrio giusto fra il pubblico e il privato, con un rigore così attento da non smarrire l’incisività neanche in un finale in cui la commozione si fa con prepotenza in primo piano. Il merito va dato anche all’interpretazione di Penelope Cruz che sa disegnare con sapienza sul suo volto i tormenti spesso laceranti di Gemma» (G. L. Rondi, “Il Tempo”, 6.11.2012).
Scheda a cura di Vanessa Depetris
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