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Cortometraggi e Documentari |
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Piazza Garibaldi
Italia, 2011, HD, 111', Colore
Regista Davide Ferrario
Soggetto Davide Ferrario, Giorgio Mastrorocco, da un’idea di Marco Belpoliti
Sceneggiatura Davide Ferrario, Giorgio Mastrorocco
Fotografia Ezio Gamba
Operatore Martino Pellion di Persano, Stefano Meloni
Musica di repertorio Giuseppe Verdi
Suono Vito Martinelli
Montaggio Claudio Cormio
Trucco Paola Fracchia
Produttore esecutivo Ladis Zanini per Fargo Film
Interpreti Partecipazione speciale di Marco Paolini, Luciana Littizzetto, Filippo Timi e Salvatore Cantalupo
Produzione Rossofuoco (Torino, Italia)
Distribuzione Cinecittà Luce (Italia)
Note Assistenti operatori: Andrea Languasco, Alessandro Defrino, Edoardo Bartoccetti; fonici: Andrea Moser, Roberto Remorino, Francesco De Marco; assistente al montaggio: Cristina Sardo; capo elettricista: Giampiero Cambursano; elettricisti: Matteo Damiani, Niki Ferrara; macchinisti: Rino Moggio Sergio Diterlizzi; autista a Palermo: Ignazio Melosu; servizi di produzione e post produzione: Salt & Lemon Srl; vendite estere: RAI Trade.
Il documentario è stato realizzato in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, girato in 12 settimane, nell'arco di 18 mesi, dopo un anno e mezzo di preparazione e ricerca.
Testi citati nel film: Marco Paolini legge Umberto Saba, adattato da Scorciatoie e raccontini, 1946; Luciana Littizzetto legge Giacomo Leopardi, adattato da Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani, 1824; Filippo Timi legge Alberto Savinio, adattato da Immortalità degli italiani, 1944; Salvatore Cantalupo legge Luciano Bianciardi, adattato da Da Quarto a Torino, 1960; letture garibaldine tratte dalle lettere e dai diari di: Giulio Cesare Abba, Giulio Adamoli, Enrico Cairoli, Giuseppe Fedele Carini, Daniele De Angelis, Antonio Mantovani, Luigi Musini e Ippolito Nievo.
Inserti cinematografici dal film: Il piccolo garibaldino, di autore ignoto, produzione Cines (1909).
Presentato alla 68 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Controcampo Italiano, l’8 settembre 2011 e, a Torino, al cinema Massimo, il 15 settembre 2011. In occasione dell'anteprima veneziana ha raccolto 10 minuti di applausi.
Uscito nelle sale il 4 novembre 2011.
Trasmesso dalla Rai l'1 giugno 2013, è on line in streaming su Rai Cinema Channel, alla pagina http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-bdb826a6-e418-42db-af03-5bafc245df4d-cinema.html.
Piazza Garibaldi fa parte della selezione 2012 di “retedeglispettatori”, scelto dalla giuria di critici, composta da Alberto Barbera, Gianni Canova, Jean Gili, Fabrizio Grosoli, Morando Morandini, Federico Pontiggia (http://www.retedeglispettatori.it/selezione/2012/).
Prodotto da Francesca Bocca per Rossofuoco, in collaborazione conRAI Cinema e con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte e della Regione Piemonte.
Sito internet: http://www.rossofuocofilm.it/produzioni_film_garibaldi.htm
pressbook su http://www.retedeglispettatori.it/wp-content/uploads/film-pressbooks/film-detailed-files/2016/03/pressbook_piazza-garibaldi.pdf
Location: Bergamo, Pavia, Torino, Genova, Caprera, Marsala, Calatafimi, Palermo, Milazzo, Calabria, Basilicata, Napoli, Teano.
Sinossi
Piazza Garibaldi è un toponimo che si incontra in qualsiasi città italiana. È la metafora della nazione e della sua storia. Come nel fortunato e premiato La strada di Levi, Ferrario si mette in viaggio: stavolta sulle orme della spedizione dei Mille. L’obiettivo: verificare il rapporto tra passato e presente, partendo da Bergamo, una volta “Città dei Mille“ e oggi roccaforte padana, per arrivare fino a Teano. Il viaggio è pieno di sorprese, incontri, riflessioni: un grande road movie attraverso la storia e la geografia del paese, cercando di rispondere a una domanda assillante: perché noi italiani non riusciamo più a immaginarci un futuro?
Dichiarazioni
«È il viaggio della spedizione dei Mille partendo dalla mia città, Bergamo, con testi di Saba, Machiavelli, Leopardi, Manganelli, letti, tra gli altri, da Paolini e Toni Servillo. Gli italiani sono un popolo fratricida, hanno bisogno di essere nemici del proprio fratello. Ma questa “tensione” su cui si è retta l’Italia per 150 anni, sta terminando perché stanno “finendo” gli italiani. Ai 200 arriveremo molto diversi» (D. Ferrario, “La Stampa”, 20.11.2009).
«È stato ancora Marco Belpoliti a propormi un film di viaggio, stavolta sulle orme della spedizione dei Mille. Era l’inizio del 2008: l’anno dell’anniversario era ancora lontano ma la scadenza era ineludibile. Abbiamo creato un gruppo di lavoro in cui è subito entrato Giorgio Mastrorocco e per un breve tratto anche Andrea Cortellessa. C’è stato un grosso lavoro di ricerca storica e di approfondimento culturale. Soprattutto, ci interessavano i nessi tra passato e presente. Fin dall’inizio abbiamo cercato di fare un film antropologico, dove i riferimenti all’attualità e alla politica fossero filtrati da una prospettiva profonda: perché il ruolo degli intellettuali deve essere quello di vedere più lontano del dibattito pubblico di ogni giorno. Contemporaneamente, da un punto di vista produttivo ho trovato subito l’appoggio di Rai Cinema, dato che per entrambi l’esperienza di Levi era stata così positiva. […] È un viaggio pieno di sentimenti e di pensieri, talvolta contraddittori, che muovono da un fondamentale amore per il paese e per la nostra storia, in particolare per l’avventura dei Mille. C’è un bellissimo saggio in cui Alfonso Berardinelli scrive di come si sia accorto di essere italiano solo a trent’anni. Anche la mia generazione è cresciuta sotto l’influenza di miti e suggestioni principalmente stranieri, salvo poi ritrovarsi “da grande” a scoprire quanto invece fossimo inevitabilmente italiani dentro. Essere italiano è come avere una faccia di cui non puoi disfarti: per un po’ puoi anche non guardarti allo specchio, ma arriva il momento che quella faccia non la puoi evitare. Girare Piazza Garibaldi per me, per noi ha significato proprio questo: guardarci allo specchio, e fare i conti con quello che di noi amiamo e odiamo. […] Questo è ovviamente un paese pieno di guai, ma alla fine del nostro lavoro e del nostro viaggio - pur nell’amarezza di certe constatazioni oggettive - ci resta addosso un senso di orgoglio e di convinzione. Non lo chiamo patriottismo perchè sono di una generazione che certi termini non li ha mai usati: ma certamente un senso di appartenenza, nonostante tutte le spinte centrifughe, continuiamo a coltivarlo come un bene prezioso» (D. Ferrario, http://www.raicinema.rai.it/dl/RaiCinema/site/News/ContentItem-2e9de7a7-5d80-4acb-babc-b39f9e47724d.html, 1.06.2013).
«Quella che vedete è comunque la versione ottimista del montato. Abbiamo deciso di aggiungere un punto interrogativo per smorzare un po’ il pessimismo» (D. Ferrario, presentazione a Torino, citato da C. Griseri, “cinemaitaliano.info”, video alla pagina http://www.cinemaitaliano.info/news/09296/piazza-garibaldi-l-italia-e-morta-celebriamo.html, 18.09.2011).
«Eravamo in Ucraina, o forse in Bielorussia, inseguendo il viaggio di Primo Levi, quando mi è venuto in mente che c’era un altro viaggio, non meno drammatico, ma certamente altrettanto epico, o forse di più: i Mille. Non ricordo bene se ne parlai a Davide subito, lì all’Est, oppure l’idea tornò fuori tempo dopo, in un’occasione successiva, durante il lavoro di montaggio per La strada di Levi. Certo è che l’immagine di noi tutti, la compagnia di giro del film-documentario dalla Polonia all’Italia, via Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Ungheria, ecc., di nuovo a zonzo alla ricerca dei discendenti degli eroi dell’Unità d’Italia, e sulle orme degli antenati, nei luoghi e nei campi di battaglia, mi allettava molto, tanto da immaginarmi subito un sequel della Strada. Un doppio viaggio nel tempo e nello spazio, come deve essere un viaggio ai nostri tempi, compresa la proiezione nel futuro, che è sempre uno dei tormentoni di Ferrario: dove andremo a finire? Che ne sarà di noi? Passato e futuro, e intanto il nostro attualissimo presente. Girare un altro film per trovare delle risposte che i libri e le letture non danno. Così è nata l’idea di Piazza Garibaldi (il titolo è una bella idea di Giorgio Mastrorocco). Come tutte le idee fulminanti, questa ha giaciuto per mesi e mesi nel fondo della scatola cranica per poi uscire al momento opportuno, e diventare qualcosa di più concreto» (M. Belpoliti, pressbook, pubblicato in http://www.retedeglispettatori.it/wp-content/uploads/film-pressbooks/film-detailed-files/2016/03/pressbook_piazza-garibaldi.pdf, 2011).
«Per il 150º dell’Unità d’Italia Davide Ferrario e Giorgio Mastrorocco si mettono in viaggio sulle orme della spedizione dei Mille. L’obiettivo è verificare il rapporto tra passato e presente, partendo da Bergamo, una volta “Città dei Mille” e oggi roccaforte padana, per arrivare fino a Teano passando attraverso Pavia, Torino, Genova, Caprera, Marsala, Calatafimi, Palermo, Milazzo, Calabria, Basilicata, Napoli. […]Un grande road movie con la partecipazione di Marco Paolini, Luciana Littizzetto, Filippo Timi e Salvatore Cantalupo» (S. Basso, “La stampa”, 3.02.2012).
«Sembra mosso solo da una grande disillusione questo documentario di Davide Ferrario. Tappa dopo tappa sono pochi gli elementi positivi che emergono e il finale, con quel riferimento al melodramma, sembra voler porre la pietra tombale su qualsiasi speranza di futuro. Ma chi conosce Ferrario o ha visto il suo cinema sa che non è così. La denuncia dello status quo non è uno sterile piangersi addosso ma vuole essere una sferzata di pessimismo che porti a una reazione individuale (visto che quella collettiva sembra ormai quasi impossibile), a uno scatto di orgoglio, di amore di appartenenza. Ferrario ci crede così come crede che quei giovani che partirono dalla ora leghista Bergamo abbiano ancora qualcosa da insegnare ad esempio a quelle ragazze che, intervistate, dichiarano di saper leggere ma di non leggere mai perché nella vita c’è altro da fare (ad esempio andare a ballare). Ferrario alterna passato e presente mettendoli in relazione senza però mai essere didascalico o retorico. Il suo viaggio a tappe (segnate da titoli) ci mette di fronte a un Paese la cui memoria storica sembra non essere mai esistita o perché cancellata o perché soffocata dal peso delle ideologie. Lo sostengono nel viaggio i contributi di attori che vanno da Filippo Timi a Toni Servillo a Marco Paolini fino a Luciana Littizzetto. Ognuno di loro offre la propria presenza e voce a un documentario che va al di là della celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Un documentario che dovrebbe essere visto (e studiato) nelle scuole (anche di cinema)» (G. Zappoli, http://www.mymovies.it).
«Ferrario è duro, sincero, indagatore, curioso, sospeso tra sogno e analisi, tra illusione e sconforto come dovrebbe essere un amante. Che ha accettato i pregi e difetti della compagna, senza rinunciare alla protesta e alla dichiarazione. Anzi. Da vedere e da sentire come una lezione. Di quelle speciali, quelle che a scuola spezzavano la mattinata e ti toglievano l’impiccio dell’interrogazione. Ma ti lasciavano il groppo in gola durante la ricreazione» (B. Passiatore, “cinemaitaliano.info”, 28.03.2012).
Scheda a cura di Cristina Nebbia
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