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Produzioni Tv |
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Walter Chiari - Fino all'ultima risata
Italia, 2012, 35mm, 200', Colore
Altri titoli: Il nostro amico Walter (titolo di lavorazione)
Regista Enzo Monteleone
Soggetto Luca Rossi, Enzo Monteleone
Sceneggiatura Luca Rossi, Enzo Monteleone
Fotografia Marco Pieroni
Musica originale Aldo De Scalzi, Pivio
Suono Maurizio Di Coste (fonico di presa diretta)
Montaggio Osvaldo Bargero
Costumi Enrica Barbano
Aiuto regia Biljana Mirkovic
Casting Loredana Scaramella, Stefano Oddi
Produttore esecutivo Claudio Gaeta
Scenografia Stefano Pica
Assistente alla regia Alessio Periti
Direttore di produzione Giacomo Morici
Interpreti Alessio Boni (Walter Chiari), Bianca Guaccero (Valeria Fabrizi), Dajana Roncione (Alida Chelli), Anna Drijver (Ava Gardner), Karin Proia (Sophie Blondel), Caterina Misasi (Lucia Bosè), Gerry Mastrodomenico (Bruno Guidazzi), Federico Costantini (Simone Annichiarico), Michele Di Mauro (Carlo Campanini)
Produzione Casanova Multimedia (Milano), Rai Fiction
Note Primo assistente alla regia: Alessandro Tonda; sarte: Ilaria Belloste, Cristiana Fabris; rinforzo parrucchiera: Rosa Calì; location manager: Federico Mazzola, Daniele Manca; amministratore: Franco Giannì; macchinista aggiunto: José Palermo; ufficio stampa: Antonio Naselli; organizzatore generale: Antonio Schiano; produttore creativo: Saverio D'Ercole.
Materiale di repertorio: Archivio Nazionale Cinema d’Impresa. G.F. Control Service.
Il progetto nasce da una promessa fatta da Luca Barbareschi a Walter Chiari durante la lavorazione di Romance nel 1986. Se ne avesse avuto le possibilità, Barbareschi avrebbe dovuto fare in modo di realizzare un’opera per ricordare la carriera di Chiari.(http://www.casanovamultimedia.it/?mtheme_portfolio=2012-walter-chiari)
Simone Annichiarico, figlio di Walter Chiari e Alida Chelli, compare in un cameo nei primi minuti della fiction e figura come consulente nei credits.
Miniserie tv in 2 puntate da 100 minuti l’una, in onda su Rai Uno domenica 26 e lunedì 27 febbraio 2012, seguita da 5 milioni e mezzo di spettatori per il primo episodio (share 21%) e 6.5 milioni per il secondo (22.7%).
Uscito in dvd il 16 maggio 2012.
Premi: Premio RomaFictionFest, Miglior Regia a Enzo Monteleone, trasversalmente alle tre categorie Tv Movie, Miniserie, Lunga serie; Miglior Sceneggiatura di un’opera italiana edita intitolato a Francesco Scardamaglia e realizzato in collaborazione con Sact/100 autori, trasversalmente alle tre categorie Tv Movie, Miniserie, Lunga serie; Premio L.A.R.A. 2012 Miglior Attore, ad Alessio Boni.
Prodotto da Luca Barbareschi per Casanova Multimedia e Fabrizio Zappi (produttore Rai), con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Sito internet: http://www.casanovamultimedia.it/?mtheme_portfolio=2012-walter-chiari
Locations: Torino, Roma, lago di Stresa.
Sinossi
La vita straordinaria e senza freni di uno degli attori più amati del cinema e della televisione italiana. Dal carcere, dove attende il processo per possesso di cocaina, Walter Chiari ricorda l’ascesa da semplice operaio dell’Isotta-Fraschini a grande star della rivista e del teatro leggero. Per lui la vera notorietà arriva col cinema e la partecipazione ai primi programmi televisivi, grazie ai quali diventa un volto familiare per l’intera nazione.
Al successo si accompagna una vita sentimentale molto intensa: Walter frequenta la miss Italia Lucia Bosè, la donna più bella del mondo Ava Gardner fino ad arrivare a quella che diventerà la madre di suo figlio, Alida Chelli. Dopo la condanna, Walter si ritrova solo e con la carriera distrutta. Ricomincia da zero, una nuova vita professionale tra serate in locali di provincia e nascenti tv private con l’aiuto dell’amica di sempre Valeria Fabrizi. La sua interpretazione in Romance sembra rilanciarlo al Festival di Venezia, ma non ha ancora smesso di pagare…
Prima puntata
1970. Appena tornato dall’Australia, dove si è sposato con Alida Chelli, Walter Chiari è prelevato dalla Guardia di Finanza e portato in carcere. L’accusa è spaccio di droga: Walter nega tutto, ma il giudice non gli fa sconti e lo sbatte in cella.
Fine anni ’40: Walter è un pugile dilettante che lavora alla catena di montaggio della Isotta-Fraschini. La sua carriera artistica inizia casualmente: una sera, accompagnando l’amica Valeria, ballerina nella compagnia della famosa soubrette Sophie Blondel, si ritrova sul palco, e grazie al suo talento per la battuta e al suo sorriso marpione fa subito breccia. La Blondel lo vuole con sé, poi quando la soubrette lo scarica lui si vendica mettendo su una nuova compagnia con Carlo Campanini e Valeria, riscuotendo un enorme successo nel riproporre fra gli altri il numero dei fratelli De Rege.
Ben presto al teatro si affianca il cinema, grazie al quale conosce Lucia Bosè: si invaghisce di lei, la corteggia, ma i loro caratteri (scanzonato e senza pensieri lui, seria e posata lei) sono troppo diversi, e la proposta di matrimonio è rifiutata.
Il nascente successo di Walter alla televisione non interrompe la carriera cinematografica, grazie alla quale conosce Ava Gardner. Abituata a latin lover e maschi assetati di sesso, la diva ama il suo stile da timido impacciato. Ma anche la relazione con lei dopo un po’ inizia a sfaldarsi: Ava è gelosa di Valeria e alla fine lei e Walter si scoprono incompatibili. Si lasciano.
Durante una selezione di uno spettacolo di Garinei&Giovannini conosce la giovanissima Alida: da lì inizia una relazione che si incrocia direttamente con i successi teatrali con il duo di autori romano. Walter sembra cambiato e aver trovato una nuova stabilità con Alida ma poi, proprio mentre decidono di mettere su casa insieme, le comunica che è in parenza per l’Australia dove girerà un film. La partenza per l’Australia però non li separa per molto: alla notizia che Alida è incinta, Walter le chiede di raggiungerlo per sposarsi e Alida accetta. In carcere, dove ripensa al suo passato, Walter riceve da un altro galeotto la notizia della nascita del figlio. In cella, da solo, piange
Seconda puntata
1970: appena uscito dal carcere, Walter ritrova Alida e incontra Simone, il figlio appena nato. È carico, vuole subito ricominciare da dove è stato forzatamente interrotto. Ma i suoi piani sono subito smentiti: la Rai non intende più ospitare una sua trasmissione, e anche Garinei & Giovannini hanno deciso di abbandonarlo.
Relegato ai margini, Walter è ossessionato dal processo. Prende la parola anche in tribunale: denuncia le accuse infondate nei suoi confronti, e le indagini insabbiate sulle stragi e i colpi di Stato che insanguinano l’Italia. Alla fine si salva: pur condannato, la pena è condonata. Il problema è che Alida lo lascia: prende il bambino e va via.
Walter si ricicla in locali e discoteche di second’ordine: grazie al manager Bruno Guidazzi, suo ex insegnante di tennis, fa serate da one man show. Ma tutto ciò che guadagna va subito via: alimenti per Alida, i pagamenti arretrati del processo, e la sua solita vita sfrenata, in cui la generosità verso i bisognosi fa la sua parte. Così affannato, ricomincia a tirare di coca senza limitazioni.
Finché non ritrova il figlio Simone, che rivede finalmente quando ha 8 anni: con lui trascorre una lunga vacanza, riuscendo a tirar fuori dal bambino timido, che si nasconde dietro il piglio della madre, la gioia giocosa dei piccoli. Walter gli racconta la storia di un film che ha girato (Il giovedì) che assomiglia al loro rapporto: all’inizio difficile, si traduce alla fine in una totale complicità che fa sì che Simone voglia rimanere con lui. È diventato suo amico.
La vita lavorativa di Walter è in declino: rifiuta l’offerta di una televisione milanese, e attraverso il gangster Epaminonda ricade pesantemente nella cocaina. Per salvarlo, Bruno deve chiedere aiuto a Valeria, che però non riesce ad aiutare l’amico, ormai vittima del suo vizio. Ma dopo la minaccia di uno scagnozzo del gangster e l’ennesimo ritardo di Walter, anche Bruno lo abbandona: ha una famiglia da mantenere, non ce la fa a seguirlo ancora.
Walter cerca di riallacciare i rapporti con Simone, che ora vive a Roma, e per sopravvivere si arrangia conducendo un programma su una rete locale di proprietà del vulcanico Renzo VIlla; ma la sua dipendenza è così totale che oltre ai ritardi dà problemi sul posto di lavoro. Villa lo licenzia.
Fisicamente stanco e appesantito, Walter ha un infarto. Simone lo va a trovare durante la riabilitazione e gli propone la sceneggiatura di un film. È il suo canto del cigno: Walter dà un’interpretazione commovente, che a Venezia significa arrivare a un passo dalla Coppa Volpi. All’ultimo momento però, il premio è dato a Carlo Delle Piane.
Ormai solo, dopo aver incontrato il figlio Simone preoccupato per lui, Walter torna nel suo modesto alloggio a Milano e muore davanti alla televisione che propone repliche di suoi numeri.
Dichiarazioni
«Chiari ha dato tanto allo spettacolo italiano. Ha divertito generazioni diverse. E’ stato maltrattato e dimenticato troppo in fretta. Con questo film abbiamo cercato di ricordarlo» (E. Monteleone, “Ansa”, 25.02.2012).
«Chiari è un personaggio inafferrabile. Sono diventato pazzo a interpretarlo, ma ne è valsa la pena. Non ho nemmeno provato a imitarlo, sarebbe stato inutile, ho solo tentato di ritrovare la sua energia. […] Chiari era imprendibile. Come avere di fronte dieci persone in una: attore, presentatore, mimo, barzellettiere… E’ stato il primo in tv a lasciarsi alle spalle i formalismi» (A. Boni a E. Martelli, “Il Venerdì di Repubblica”, 17.02.2012).
«Un sacco di gente mi scrive o mi messaggia indignata per come è stata sceneggiata questa fiction sul mio babbo, e allora vi rispondo: mi ricordate per favore una fiction che si è attenuta alla realtà? La maggior parte di fiction dedicate a personaggi storici sono finite in tribunale. Una cosa è un documentario... Un’altra è una fiction. La prima è realtà o almeno una ricostruzione, la seconda è pura finzione... nessuno ha mai visto mio padre ‘in down’ non è mai stato licenziato da antenna 3 e io non ho mai mangiato una cozza in vita mia e mai e poi mai gli ho spostato il braccio mentre mi carezzava... Godetevi Boni e il suo magistrale lavoro...» (S. Annichiarico, Facebook, 27.02.2012).
«A livello qualitativo è una fiction molto buona; Alessio Boni è straordinario, da fargli un monumento per quanta dedizione ha messo nel personaggio. Da utente la giudico godibile. La prima parte è Walter, la seconda è Lenny Bruce. Se nella prima puntata l’85 per cento delle cose sono vere e il restante 15 è romanzato, nella seconda è esattamente il contrario: l’85 per cento è inventato» (S. Annichiarico a R. Franco, “Corriere della Sera, 29.02.2012).
«Chissà quale effetto ha fatto Walter Chiari su coloro che non l’hanno conosciuto, lontanissimi non soltanto dai tempi della rivista, dei Fratelli De Rege con Campanini, delle decine di film e belle donne, con Ava Gardner come solitario sul diadema delle conquiste. Ma lontanissimi anche dagli anni della popolarità tv, affabulazioni e barzellette, dell’arresto per uso e spaccio di cocaina, del ritorno in teatro […]. Ebbene, hanno visto intanto una davvero notevole interpretazione di Alessio Boni, signor attore d’Accademia. E’ inutile, chi ha studiato per fare quel mestiere lì è più bravo degli altri. Dunque Boni, alla Actor’s Studio, “diventa” Chiari. Ma nello stesso tempo, alla italiana, alla Mastroianni, non imita ma interpreta. Brava la Guaccero-Valeria Fabrizi. Un bel lavoro, peccato che, oltre alla personalità dell’artista, non sia resa di più pure l’aria dei tempi. Deve essere questione di costi» (A. Comazzi, “La stampa”, 28.02.2012).
«Alla ricostruzione si è preferito la caricatura. […] Walter Chiari. Fino all’ultima risata è una rivisitazione superficiale e maldestra. E dire che con tutto il materiale di repertorio che esiste su uno dei più grandi entertainer dello spettacolo italiano era quasi impossibile costruire una fiction così brutta. Ci sono riusciti. Sembra che la vita di Chiari sia solo una sfilata di belle donne, la storia di un talento naturale sconfitto dalla dipendenza dalla droga, un ruotare attorno alla figura del figlio Simone. Manca totalmente la dimensione tragica, che oggi forse è l’unica chiave per riscoprire Walter: dietro ai suoi successi c’è un perdente, dietro al genio non c'è soltanto la sregolatezza, quanto piuttosto la solitudine che sgretola ogni certezza. Chiari voleva trasformare la sua vita di tutti giorni in palcoscenico, costretto fatalmente a recitarvi la parte dell’ingenuo maledetto. L’unico a salvarsi è Alessio Boni, fin troppo, però, sprofondato nella parte» (A. Grasso, “Corriere della Sera”, 28.02.2012).
«L’impresa era decisamente ardua, perché per chi è entrato (da poco o da molto) negli “anta”, il ricordo dell’attore, della sua simpatia, delle sue vicende (i successi, ma anche le vicende drammatiche che lo coinvolsero) è talmente vivo da non accettare ricostruzioni necessariamente superficiali. Un prodotto ben confezionato, ma freddo, che non suscita le emozioni che era capace di provocare l’originale. Un grandissimo protagonista delle scene televisive, teatrali e cinematografiche, la preda preferita dei paparazzi per le sue conquiste amorose [...], un genio assoluto dell’improvvisazione, il re dell’affabulazione, ma anche l’uomo distrutto dal processo per uso di cocaina che gli costò l’isolamento nel mondo dello spettacolo. Gli sceneggiatori hanno ridotto tutto a una serie di episodi (alcuni veri, altri inventati), senza riuscire a ricostruire il fascino di Walter, un fuoriclasse che non si può raccontare, perché tutto è stato raccontato “in diretta” da lui, quando era vivo, e riempiva la scena, da autentico mattatore della risata (o della disperazione, mai esibita)» (M. Tosti, “Italia Oggi”, 28.02.2012).
Scheda a cura di Cristina Nebbia
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