Regia Fabrizio Costa
Soggetto Maria Carmela Cicinnati, Peter Exacoustos, Nicola Lusuardi, dal romanzo omonimo di Robert Louis Stevenson
Sceneggiatura Nicola Lusuardi, Giuseppe Zironi, Maria Carmela Cicinnati, Riccardo Mazza
Fotografia Giancarlo Ferrando
Musica originale Stefano Caprioli
Suono Daniele Maraniello, Giuliano Piermarioli
Montaggio Cosimo Andronico
Effetti speciali Tiberio Angeloni, Pasquale Catalano, Massimo Ciaraglia, Andrea Luciani, Germano Natali, Fabio Traversari
Scenografia Francesco Bronzi
Costumi Valter Azzini
Aiuto regia Alessandro Capitani
Interpreti Martina Stella (Giovanna Bentivoglio di Fanes), Riccardo Scamarcio (Marco di Monforte), Ennio Fantastichini (Raniero di Rottenburg), Jane Alexander (Magdalia di Toblach), Vincenzo Alfieri (giovane delle rovine), Franco Barbero (Bernardo), Giulio Berruti (Thomas), Sara BertelĂ (Lucia), Luca Calvani (padre di Giovanna), Carlo Cartier (Marchese di San Candido), Tiziana Catalano (Erma, madre di Widho), Valeria Cavalli (Isabella), Fernando Cerulli (anziano), Galatea Ranzi (Livia), Francesco Martino (Widho)
Casting Franco Alberto Cucchini, Cornelia Von Braun
Direttore di produzione Patrick Carrarin
Ispettore di produzione Fulvio Rossi
Produttore esecutivo Antonio De Simone
Produzione Angelo Rizzoli per Rizzoli Audiovisivi, Alessandro De Rita per RTI
Note Miniserie televisiva di 6 puntate (90' ognuna) trasmessa da Canale 5 in prima serata il Giovedì dal 12 ottobre al 9 novembre 2006 (media d'ascolto medio: 4.323.000; share (range): 13,21% -23,78%).
Story editor: Uski Audino, Alessandro Carpin, Benedetta Caridi; story editor R.T.I.: Benedetta Caridi; responsabile editoriale Rizzoli: Francesca Galliani; suono Stereo Dolby Digital; altri interpreti: Giovanni Cianfriglia (capo convoglio), Vanni Corbellini (Gualtiero di San Casciano), Renato Cravero (padre Widho), Aldo delaude (Georg von Altenkirchen), Emilio De Marchi (Braccio Squarcialupi), Amando de Razza (Duca di Castelrovo), Maurizio Di Carmine (Tobias), Carlo Dogliani (Cusano), Maurizio Donadoni (Keller), Piero Lorenzo Ferrero (cieco), Andrea Gherpelli (Procopio), Alessia Goria (Lucia), Francesca Guadagno (cuoca), Diego Guerra (Tazio), Miguel Herz-Kestranek (Nicolas Krebs), Joshua Karmann (conte del Tirolo), Samia Kassir (Rosalba), Gea Lionello (Lucrezia), Roland Litrico (Rudolf), Alexander Lutz (Michele Nidrist), Sarah Maestri (Agata), Valentina Mezzacappa (Beatrice), Stefano Molinari (Silvano Plaz), Maurizio Mossetti Hauner), Giulio Pampiglione (Goffredo di Fanes), Francesco Pennasilico (fra Biagio), Armando Pizzuti (Bruno), Michele Riondino (Tazio), Francsca Rizzotti i (Madre Rosemarie), Guido Roncalli (Seraphino Gallus), Antonio sarasso (contadino), Adriano Todaro (Petruccio), Davide Umiliata (Marchese di San Candido), Lucia Vasini (madre Brigitte), Francesco Venditti (Cristiano Keller), Bruno Vendirosi (soldato del convoglio), Giovanni Vettorazzo (Artemio), David Winter (Alessio), Marco Pancrazi ; organizzatore di produzione: Fulvio Rossi; organizzatore generale: Antonio De Simone Golluscio; delegato di produzione RTI: Fabiana Moccia; produttore associato: Eos.
Realizzata con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Locations: Torino (Borgo medievale del Valentino), Canavese e Valchiusella (TO), Ricetto di Candelo (BI), castello di Montaldo Dora (TO), castelli di Fenis e Issogne (AO).
Sinossi
1450, Bressanone. Sullo sfondo del periodo storico che vede opporsi Impero e Papato, simbolo di una mentalità ancora medievale il primo e di uno spirito innovatore e umanista il secondo, Marco e Giovanna si conoscono e si innamorano. Marco, figlio del defunto Riccardo di Monforte, è stato adottato da Raniero di Rottenburg, che guida lo schieramento dei principi fedeli agli Asburgo. Giovanna Bentivoglio, dopo la misteriosa scomparsa dei genitori, è cresciuta sotto la protezione di Cusano, il Vescovo di Bressanone. Quando Marco scopre che Raniero, colui che l'ha cresciuto, è l'assassino del suo padre naturale, si unisce al gruppo di ribelli che, con il nome di "Freccia Nera", combattono i soprusi dell'Impero. Dopo una lunga serie di lotte e intrighi, i due giovani conducono alla vittoria Bressanone e riescono a coronare il loro sogno d'amore.
Dichiarazioni
«È difficile pensare che un romanzo come La Freccia Nera possa essere di qualche interesse per un pubblico abituato, da un po' di tempo, a seguire storie, in televisione, che sanno di realismo, tratto dalle cronache dei quotidiani o che illustrano, in maniera più o meno veritiera, biografie "eccellenti" e "santificanti". Questo pensavo, tra me e me, il giorno in cui mi fu proposto di raccontare, in ben sei parti, il popolare romanzo dello scrittore scozzese Robert L. Stevenson. Inoltre mi aveva già preceduto, quasi quarant'anni fa, il solito Majano, che di storie con intreccio popolare non se ne perdeva una. Confesso che non avevo letto il libro (dello stesso autore ricordavo bene Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Hyde e il romanzo più letto, L'isola del tesoro) e confesso anche che da ragazzo non avevo particolarmente amato la versione con Reggiani e la Goggi. Insomma l'unico interesse che nutrivo per questo progetto era di cimentarmi in un film avventuroso di "cappa e spada" che per uno che fa il mio mestiere è sempre un bel "gioco". Partii dal copione, dopo aver letto qualche nota descrittiva del romanzo. Notai che il testo si era preso molte libertà nei confronti del romanzo originale, però mi sembrava che avesse risolto molti problemi di narrazione, evidenziando nella vicenda spunti di modernità tematica, sui quali si poteva lavorare. Innanzi tutto, la figura femminile della protagonista era molto più sviluppata, diventando così importantissima per la crescita e formazione della coscienza del giovane Marco di cui Giovanna è innamorata. Inoltre anche Giovanna aveva un percorso psicologico complesso e per nulla banale. Poi, tema a noi vicinissimo, il punto di vista dei giovani protagonisti verso il mondo, era tutto teso alla soluzione della guerra tramite la conciliazione delle parti. Insomma, in una parola la PACE. [...] La ricerca dell'identità famigliare è al centro dell'azione dei due ragazzi, ed è solo grazie alla scoperta delle loro differenze dai genitori che Marco e Giovanna diventano finalmente adulti e riescono a realizzare i loro desideri. Sembra poco, ma in questo Stevenson è molto esemplificativo, influenzato come era dalla recente, per allora, scoperta e successo della psicoanalisi. E riproporlo oggi, come spunto di riflessione in uno spettacolo a carattere fortemente popolare, mi è sembrato giusto» (F. Costa, Cartella Stampa della Produzione, 2006).
«Il lavoro svolto in questi anni da Film Commission sta dando i suoi frutti. In passato, per realizzare una fiction di questo genere si andava nei paesi dell’Est. Adesso, per fortuna, non è più così: Torino e il suo territorio hanno saputo reinventarsi in modo molto intelligente, e operazioni come la nostra possono portare ricadute importanti sull’economia e sul territorio» (A. Capitani, “La Stampa”, 6.10.2005).
«La freccia nera è un titolo ricco di ascendenti letterari e cinematografici (da Robin Hood a Romeo e Giulietta), oltreché televisivi (lo sceneggiato Rai degli anni Sessanta), che ha il merito di riproporre un genere inusuale per la fiction domestica. Ma le attese di un racconto all'insegna delle peripezie romantiche e avventurose sono destinate a essere deluse. Complice forse un formato ibrido fra la miniserie lunga e il serial breve, la struttura narrativa risulta modellata sui canoni del feuilleton oggi prevalenti nella serialità italiana. Le relazioni prevalgono sulle azioni, e queste ultime raramente determinano reali mutamenti, in una trama spesso circolare come quella di una soap. I protagonisti, troppo prigionieri del proprio passato, appaiono privi di un convincente statuto eroico» (M. Buonanno, a cura, La posta in gioco. La fiction italiana. L’Italia nella fiction. Anno diciannovesimo, Eri, Roma, 2008).
Scheda a cura di Franco Prono
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