Nulla Osta n. 31.962 del 4.6.1943; 2.171 metri.
Il direttore della fotografia fu Enzo Serafin che fece togliere il suo nome dai titoli per divergenze con la Casa di produzione la quale inserì al suo posto il nome di Francesco Ramponi che in realtà era l’operatore di macchina.
Le riprese in interni sono state realizzate negli studi FERT di Torino.
«[...] lo scopo principale evidentemente è quello di offrire al protagonista (in questo caso Tullio Carminati) il mezzo di dar prova del proprio talento. Purtroppo si deve riconoscere che codesto mezzo non è ideale, né come disegno del personaggio, né come costruzione della vicenda, nella quale codesto personaggio deve muoversi. A parte lo scenario, La vita torna è montato con cura, e ben interpretato da un bel gruppo di attori tra i quali risaltano Camillo Pilotto e due eleganti e belle attrici, l’ungherese Erzsi Simor e la nostra Germana Paolieri. Paola Borboni sostiene con autorità e intelligenza la parte di una madre tormentata e tormentatrice, uno strano carattere che i realizzatori disgraziatamente hanno trascurato di approfondire» (G. Setti, “Il Lavoro”, 10.1.1944).
Tornato Carminati dal Nord-america, tutti si credeva (e si sperava) che per lui si fosse imbastito un film con regista, soggetto ed attori di nome e di provata capacità artistica [...] la storia inventata per il ritorno di Tullio Carminati sugli schermi italiani è delle più banali, ed ancora più banalmente dialogata. Si tratta di un grande attore di prosa, ritiratosi dalle scene perchè tradito da una collega ed amante e disgustato da quanto, intorno a lui, nell’ambiente, si tramava per interesse: ma il suo vero amore, quello per il teatro, gli rimane in corpo, tanto da farlo appassionare al lancio di un’ottima attrice; costei presto s’innamora del suo protettore [...] Carminati è riuscito a spuntarla [...] ottima la sua recitazione, naturale il suo gesto, signorile il suo portamento e ricco di stile. [...] La regia è di Faraldo: ma si può parlare di regia per questo film? L’ambientazione risulta tutta di cattivo gusto. Scadente la fotografia» (F. Callari, “Film”, 31.7.1943).