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Lungometraggi |
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La risaia
Italia, 1956, 35mm, 100', Colore
Altri titoli: Rice Girl
Regia Raffaello Matarazzo
Soggetto Carlo Musso, Ennio De Concini, Aldo De Benedetti
Sceneggiatura Carlo Musso, Ennio De Concini, Aldo De Benedetti
Fotografia Luciano Trasatti
Operatore Franco Villa
Musica originale Angelo Francesco Lavagnino
Suono Mario Morigi
Montaggio Mario Serandrei
Scenografia Enrico Crivelli
Arredamento Gino Brosio
Costumi Giulia Mafai
Trucco Adimaro Sala
Aiuto regia Silvio Amadio
Interpreti Elsa Martinelli (Elena Forti), Folco Lulli (Don Pietro), Michel Auclair (Mario), Rick Battaglia (Gianni), Lilla Brignone (Adele), Gianni Santuccio (l'avvocato), Liliana Gerace (madre del ragazzo), Vivi Gioi (madre di Elena), Edith Jost (capo delle mondine), Susanne Levesy (Carmen), Franca Bruschi, Paola Bruschi, Rosaria Cilento, Bianca Maria Fabbri, Mario Landi
Direttore di produzione Claudio Forges Davanzati
Produzione Carlo Ponti Cinematografica, De Laurentiis, Excelsa Film
Distribuzione Minerva Film
Note Registro cinematografico 1.638.
Assistente alla regia: Luciano Ercoli; segretaria di edizione: Rometta Pietrostefani; ; incasso: 472.000.000 lire.
Il film è stato girato vicino a Novara.
Sinossi
Padron Pietro scopre che una delle mondine che lavorano in risaia, Elena Fonti, è sua figlia, nata da un’antica relazione con una donna che egli ha sedotto ed abbandonato. Senza dichiararsi alla figlia, Pietro cerca di proteggerla e offre una buona sistemazione a Gianni, il fidanzato della ragazza, ma questi rifiuta convinto della malafede dell’uomo. Una notte Mario, nipote di Pietro, cerca di violentare Elena; Gianni accorre, si lancia contro Mario che cade battendo la testa e muore sul colpo. Pietro, per salvare l’avvenire dei due giovani innamorati e per farsi perdonare dalla figlia, si dichiara colpevole dell’incidente.
Dichiarazioni
«Con La risaia, io credo di aver cominciato a riprendere contatto con la realtà italiana. D’altronde l’inizio era quasi un documentario. È un film che ho fatto con piacere per molti motivi: c’erano fra le cinquecento e le seicento comparse da dirigere che arrivavano ogni mattina da tutti i dintorni con corriere e con macchine; era il mio primo film girato in scope ed ero quindi obbligato ad una tecnica nuova, a lunghi piani con la gru senza avvicinarmi troppo ai personaggi. Ho anche tentato di costruire le inquadrature in funzione del formato, come nella scena d’amore in cui Elsa Martinelli è distesa e Rick Battaglia seduto, scena che ritengo riuscita in questa ottica. […] In poche parole, La risaia fu un film difficile ed eccitante, facemmo undici settimane di riprese nella zona di Novara ed il film incassò 600 milioni malgrado il fallimento della Minerva che lo distribuiva. […] Non credo affatto che ci sia un rapporto con Riso amaro, che era piuttosto, se ricordo bene, una storia caotica e confusa. Nel mio film ci sono delle situazioni e dei sentimenti molto semplici. Ponti ed io avevamo visto il film di De Santis e non avevamo per nulla la sensazione di rifare la stessa cosa. Certamente si tratta di un luogo di ambientazione del tutto eccezionale, ma nulla d’altro giustifica l’accostamento dei due film» (R. Matarazzo, in AAVV., Raffaello Matarazzo. Materiali, Quaderno del Movie Club , Torino, 1976).
In seguito al grande successo di Riso amaro, Caro Ponti intende proseguire su questo ”filone” e produce La risaia affidandolo ad un regista molto affidabile soprattutto quando mette in scena melodrammi passionali a forti tinte, e scegliendo come attrice protagonista Elsa Martinelli, una giovane indossatrice che all’epoca aveva già esordito in America in un film di Kirk Douglas, ma in Italia era molto nota soprattutto per quanto scrivevano di lei i rotocalchi popolari. Tornano anche qui il paesaggio della risaia piemontese, le mondine con e gambe nude, che erano già state mostrate con fortuna da De Santis; anche qui «la vicenda ha un forte sapore, vi affiorano sentimenti grossi e i colpi di scena di un pezzo di cronaca villereccio che serba, tuttavia, anche accenti patetici. E benché le suggestioni del modello restino evidenti non soltanto nelle lunghe calze della protagonista e in talune scene corali, di balli e di zuffe, il tentativo si può dure riuscito nei limiti di un racconto che si vale di una suggestiva apertura fotografica, d’un buon colore e di un uso discreto della macchina da presa. […] Girato nella campagna novarese fra le cinquecento mondine e i braccianti della cascina “Graziosa”, il film di Matarazzo sfrutta in termini fra cronistici e romanzeschi, con qualche indugio ma con una misura che non cede troppo all’effetto, le risorse del cinemascope» (d.o., “La Gazzetta del Popolo”, 28.1.1956).
La risaia non riesce ad eguagliare Riso amaro né a livello linguistico e stilistico, né a livello di complessità strutturale e tematica, ma conserva una sua precisa dignità di buon melodramma popolare. «Vuole essere una storia passionale che si svolge in un ambiente pittoresco che il Cinemascope e il colore rendono con sufficiente suggestione. Ma la trama e il dialogo prestano facilmente il fianco a vari appunti» (U. Tani, “Intermezzo”, nn. 3/4, 29.2.1956).
Il successo commerciale del film di Matarazzo è considerevols, ma resta distante da quello raggiunto dai suoi “campioni d‘incasso” di qualche anno prima: Catene, Tormento, I figli di nessuno. «L’ascesa del neorealismo rosa provocò ripercussioni […] nell’ambito del film drammatico popolare, di cui Matarazzo era stato maestro. La decadenza di questo filone fu rapida e pressoché totale: nel 1954-55 lo stesso Matarazzo riesce ancora a cogliere la discreta affermazione di L’angelo bianco e nel 1955-56 avremo il buon esito della […] Risaia; ma siamo ormai lontani dai successi incontrastati d’un tempo. Semmai, il caso di La risaia è interessane per il riconoscimento offerto dal neorealismo popolare, proprio al limite estremo della sua parabola, del vincolo, del debito che lo lega al neorealismo “maggiore”: si tratta infatti di un calco, in chiave melodrammatica, del Riso amaro desantisiano, ottenuto ricorrendo ancora alla presenza di Raf Vallone e sostituendo Silvana Mangano con Elsa Martinelli» (V. Spinazzola, Cinema e pubblico. Lo spettacolo filmico in Italia 145-1965, Bompiani, Milano, 1974).
Scheda a cura di Franco Prono
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