Altri titoli: Adam and Eve
Regia Mario Mattoli
Soggetto Vittorio Metz, Marcello Marchesi
Sceneggiatura Vittorio Metz, Marcello Marchesi
Fotografia Aldo Tonti
Musica originale Pippo Barzizza
Suono Biagio Fiorelli
Montaggio Giuliana Attenni
Scenografia Piero Filippone
Arredamento Mario Rappini
Costumi Mario Rappini
Trucco Giuliano Laurenti
Aiuto regia Leo Cattozzo
Interpreti Erminio Macario (Adamo Rossi), Isa Barzizza (Eva Bianchi), Gianni Agus (Paride), Guglielmo Barnabò (Joe), Nerio Bernardi (Agamennone), Riccardo Billi (Abu Hassan, l'eunuco), Luigi Cimara (Ulisse), Ricky Denver (Fatima), Nunzio Filogamo (naufrago francese), Giulio Marchetti (naufrago americano), Mario Riva (naufrago russo), Arnoldo Foà (Achille), Enzo Biliotti (Menelao), Enzo Garinei (sentinella), Memmo Carotenuto (pistolero sudista)
Produzione Lux Film
Distribuzione Lux Film
Note Nulla Osta n. 7.364 del 22.02.1950, 2.250 metri. Altri interpreti: Grado De Franceschi (giocoliere cristiano), Guido Barbarisi (naufrago ebreo), Luisa Frigerio (ballerina), Giuliana Manas (contessa), Ughetto Bertucci (Buck), Carlo Tamberlani (messaggero), Bruno Smith (ufficiale nordista), Riccardo Garrone (pistolero sudista), Totò Mignone (barista del saloon), Lilly Rinaldi, Carla Pozzi, Laura Tiberti, Vinicio Sofia; direttoredi produzione: Luigi De Laurentiis; segretaria di produzione: Ines Brusci; segretaria di edizione: Luciana Pedrosi.
Sinossi
Il parrucchiere Adamo è promesso ad Eva, la giovane manicure. Ad un certo punto, Eva nota, nel contegno d'Adamo verso di lei, una certa freddezza e ne chiede la ragione. Per giustificarsi, Adamo le dice d'aver letto un certo libro, dal quale risulta che tutti i guai degli uomini sono dovuti alle donne. Ed ecco svolgersi sotto gli occhi d'Adamo e d'Eva alcune tra le grandi tragedie della storia: l'assedio di Troia, dovuto al rapimento di Elena, il suicidio di Tarquinio il Superbo a causa della moglie Lucrezia, l’amore tra Antonio e Cleopatra, la decapitazione ad opera dei Crociati di Ermin Omacar, lo sceicco tradito dalla concubina, la fine del conte di Essex, la Rivoluzione francese, la guerra di Secessione, fino al futuro… Ma alla fine i due fidanzati, senza lasciarsi impressionare dai drammi che hanno evocato, fanno pace e decidono di sposarsi.
Adamo ed Eva, prodotto nel 1950 da De Laurentiis e diretto da Mario Mattoli, «è un film piuttosto fiacco, con poche trovate buone e poche sequenze indovinate, malgrado l’onesta interpretazione e l’accurata scenografia. Adamo ed Eva, commercialmente parlando, ha avuto scarso concorso di pubblico, nonostante nomi di richiamo e il suo “fermo” dopo l’uscita in alcune città» (A. Albertazzi, Adamo ed Eva, “Intermezzo”, n. 7, 15.4.1950).
«Spiega in proposito il critico cinematografico Stefano Della Casa: “Adamo ed Eva, pur essendo un film a episodi di un certo garbo umoristico, ha forse rappresentato per Macario la prima vera débâcle professionale. Ma ha anche forgiato un nuovo interprete il quale, da quella pellicola in avanti, ha saputo quasi definitivamente rinunciare a parti da protagonista per assurgere a spalla di lusso o per comparire in partecipazioni straordinarie comunque molto apprezzate dai suoi fan. Ciò ha dimostrato ancora una volta la vitalità e la capacità di adattamento dell’attore» (M. Ternavasio, Macario, Lindau, Torino, 1998).
«Cercando di ripetere con Macario l’operazione riuscita con Totò in Totò al giro d’Italia, Mattoli apre il film irridendo alla tradizionale disposizione autoriale dei titoli di testa: smontati e commentati sarcasticamente, in ultima analisi diventano anch’essi simbolo dell’atipicità che il regista rivendica per sé e per il suo cinema. Macario è nuovamente sottratto al cliché piccolo-borghese e un po’ melanconico verso cui lo aveva condotto Carlo Borghesio, e sottoposto al ritmo incalzante di quell’avanspettacolo che egli aveva messo da parte sullo schermo ma anche sulla scena (e in particolare nei teatri piemontesi e liguri dove ha sempre ottenuto i maggiori successi). Il fallimento di Adamo e Eva, che non riesce a raggiungere i cento milioni, lo emargina sempre di più dal cinema: sarà protagonista solo in Io, Amleto di Simonelli (1952) e in Agenzia matrimoniale di Giorgio Pastina (1953). […] Anche se non ben sostenuto dalla recitazione, Adamo e Eva si rivela interessante perché è una sorta di parodia – in gran parte preventiva – una summa di quello che sarà l’atteggiamento del cinema italiano nei confronti del terreno parodico: a partire dagli anni ’60 si affiancherà […] contestualmente a una produzione “seria” che a sua volta è una parodia del cinema d’Oltralpe. Costumi e scene del péplum sono anticipati dagli episodi greco-romani (non a caso leggiamo sui titoli di testa i fornitori Rancati, Maggi e Pompei eternamente presenti nel nostro cinema d’avventura). Lo stesso avviene per il western (che in Italia arriva prima come parodia e poi come genere avventuroso) e per la fantascienza (da Mattoli del resto già inaugurata con l’atipica vicenda di 1000 chilometri al minuto). Forse perché stimolato dalla presenza di Macario, pur riconducibile politicamente e socialmente al moderatismo, il regista sembra lasciare più spazio del solito all’antiamericanismo e alle battute filomonarchiche con cui Metz e Marchesi condiscono la trama, in linea con la quasi contemporanea esperienza guareschiana del “Candido” cui peraltro i due collaborano» (S. della Casa, Mario Mattoli, La Nuova Italia, Firenze, 1989).
Scheda a cura di Matteo Pollone
|