Nulla Osta n. 31.847 del 3.2.1942; 2.243 metri.
«Dente per dente diretto da Marco Elter è un film interamente girato a Torino. La sua lavorazione avvenne sotto le bombe nell’autunno del 1942, nel senso che i bombardamenti interruppero frequentemente la lavorazione (gli interni furono girati negli stabilimenti Fert di corso Lombardia, gli esterni al Borgo Medievale del Valentino che risulta un set adattissimo per il cinema e che sarà adoperato svariate altre volte). Il soggetto era tratto nientemeno che da Shakespeare […], le recensioni non furono troppo buone, il film (che uscì nel maggio del 1943) non ebbe successo anche perché le vicende belliche non favorivano certo l’uscita del film. A interpretarlo la torinese Caterina Boratto, bellissima nell’abito medievale e nell’acconciatura che sottolinea il volto delicato che tanto piacerà a Fellini, che nei suoi ricordi ha soprattutto le frequenti interruzioni per gli attacchi aerei. […] Nel film ci sono molti caratteristi che in quegli anni incontriamo spesso nei film girati a Torino: tra essi Aldo Silvani, Federico Collino e il veneziano Cesco Baseggio, uno dei più grandi interpreti di Goldoni che visse a lungo nella nostra città» (S. Della Casa, “La Stampa – TorinoSette, 17.4.2009).
«Dente per dente sarebbe tratto da un più o meno omonimo dramma di Shakespeare; ma non è il caso di scomodare tale parentela, dato che si è talmente impallidita da diventare inesistente. È rimasta una fosca vicenda, ora ingenua, ora serrata, più o meno simile a quella del dramma; e il film la racconta con toni assai facili, ora corrivi, ora popolari, confondendosi fra molti altri film in costume, più o meno di secondo piano. Strana sorte dell’Elter, di doverci dare film convincenti, dopo aver esordito con Scarpe al sole, che aveva suscitato più di una speranza» (M. Gromo, “La Stampa”, 12.6.1943).
«Il film piglia lo spunto, addirittura, da una delle più discusse commedie di Shakespeare […] ma il regista Elter non si è davvero mostrato all’altezza del soggetto e tanto meno, della commedia, la quale è deliziosamente carica di popolaresca superstizione, di spiritualismo biblico, di decisa ed argutissima ironia... Ad ogni modo il film si può guardare lo stesso senza fastidio o dispetto. Basta ignorare il punto di partenza» (F. Sarzani, “Il Giornale d’Italia”, 16.7.1943).
«Shakespeare dovà essere generoso con Marco Elter [...]: della commedia [...] è stato addirittura scempio. Non si riconosce quasi il soggetto né si giustificano i motivi che determinano il procedere del tiranno che assume su Milano il potere nell’assenza del Duca. La regia di Elter raggiunge il massimo dell’elementarietà ed è tutt’altro che chiarificatrice. La vicenda è inzeppata di episodi inutili, come quello della cavalcata e della caccia al cervo. I movimenti di macchina risultano arbitrari. Le masse sono adoperate senza criterio. Il commento musicale [...], a base di tromboni, è assordante» (F. Callari, “Film”, 24.7.1943).