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Regia Nicola Manzari
Soggetto Piero Tellini, Federico Fellini
Sceneggiatura Edoardo Anton, Ugo Betti, Federico Fellini, Nicola Manzari, Giuseppe Marotta, Ottavio Poggi, Gianni Puccini, Piero Tellini, Cesare Zavattini, Stefano Vanzina
Fotografia Giorgio Orsini, Renato Del Frate
Musica originale Alessandro Derevitsky, Alessandro Cicognini
Montaggio Fernando Tropea
Scenografia Pietro Rosi
Arredamento Arrigo Equini
Interpreti Claudio Gora (Claudio), Valentina Cortese (Valentina), Paola Barbara (impiegata al banco del lotto), Bella Starace Sainati (sua madre), Gino Cervi (pregiudicato ex detenuto), Gino Cavalieri (un suo compagno), Sergio Tofano (il professore naturalista), Lina Bacci (sua sorella), Ruggero Ruggeri (impiegato di banca ladro), Oretta Fiume (sua figlia), Armando Falconi (nobile decaduto), Annibale Betrone (maggiordomo), Memo Benassi (il pazzo), Elena Alteri (sua moglie), Camillo Pilotto (il vinaio), Pina Renzi (sua moglie)
Produzione Giulio Fabris per Stella Cervinia
Distribuzione Rex Film
Note Nulla Osta n. 31.796 del 24.11.1942; 2490 metri.
Direzione artistica e tecnica: Domenico Gambino; altri interpreti: Vera Worth (la dattilografa), Giuseppe Zago (capo ufficio pignolo), Domenico M. Gambino, Luigi Almirante, Amelia Chellini, Giovanni Grasso, Giacomo Moschini, Giulio Stival, Guglielmo Sinaz, Alessandra Adari, Elvira Betrone, Luciana Danieli, Lori Randi, Tina Santi; organizzazione generale: Magliano; prima proiezione pubblica: 17.12.1942.
Dopo il 25 luglio 1945 ebbe luogo una polemica tra Manzari e Gambino sulla paternità del film.
Quarta pagina era previsto in sette episodi, ma in fase di montaggio se ne escluse uno, quello con Sergio Tofano che interpretava un professore di zoologia. Ogni episodio, affidato a sceneggiatori diversi, è interpretato da Claudio, Valentina Cortese e attori diversi.
Secondo alcune fonti, la Casa produttrice è: INAC Cervinia.
Le riprese in interni sono state realizzate negli studi FERT di Torino.
Sinossi
Il cassiere di una banca scompare con una grossa somma di denaro. Tutto fa pensare che l’uomo sia stato ucciso e che non si riesca a trovarne il cadavere. L’istituto di assicurazioni che dovrebbe risarcire la banca ordina al proprio investigatore e alla segretaria di questo di indagare sulla scomparsa dell’uomo. I primi indizi arrivano da alcuni annunci pubblicati sulla quarta pagina di un giornale: seguendo questa pista il mistero viene risolto. Il cassiere della banca, colpevole dell’ammanco, viene arrestato e l’investigatore, promosso capo ufficio, sposa la sua avventurosa collega di lavoro.
«Non so se questo sia il primo tentativo di film a episodi fatto in Italia, ma certamente risente degli squilibrii e delle timidezze tipiche dei novizi. Senza misura alcune volte (vedi a proposito tutto l’episodio del pazzo), troppo riservato ed ingenuo nelle altre quando non ci si è addirittura abbandonati al pateticume e alle languidezze da letteratura amena per ragazze. Un esempio di ciò è riassunto degnamente nel finalissimo del film. Gli attori che vi agiscono sono tutti di primo piano: da Cervi a Benassi, da Ruggeri a Valentina Cortese; ma recita ognuno con evidente malavoglia e sfiducia. L’unico a crederci è, naturalmente, Claudio Gora» (G. De Santis, “Cinema”, n. 168, 17.1.1943).
«Manzari ha il senso del teatro, questo è fuor di dubbio, ma è scarso per non dire addirittura povero del linguaggio e della regia cinematografici. E la presenza di Fabi non sarà stata certo inutile, ma, ai fini artistici del film i segni [...] non si possono dire cospicui. È un film per episodi sul tipo de famosissimo Carnet di ballo e di Dietro la facciata e del recente Cercasi padrone; e non si può negare che, presi per se stessi, questi episodi non abbiano mordente. Bisognava soltanto portarli [...] con sincerità sul piano umano; avere cioè la forza di dare ad ogni vicenda la sua verità, la sua poesia; e non contentarsi di un racconto liscio e striscio, spesso anche poco chiaro [...]. Il migliore senza dubbio è l’episodio del pregiudicato» (M. Puccini, “Film”, 19.6.1943).
«Ci mancano dati precisi concernenti la paternità di ciascun episodio. Dal rapido passaggio dei titoli di testa, abbiamo afferrato che alla sceneggiatura, oltre ai coautori hanno collaborato altri quattro o sei cineasti. Il congegno dal presunto delitto misterioso alla confessione del ladro che si dichiara a fare il proprio errore, fila, se non proprio speditamente, con notevole abbondanza di tipi e luoghi. Copiosa è la presenza di artisti di primo piano, specialmente teatrali [...] a evitare taluni punti morti poteva contribuire un maggiore affiatamento fra la regia di Nicola Manzari e la direzione artistica del Gambino; in ogni modo il piano editoriale non è trascurabile e denota una concezione superiore alla media corrente» (M. Meneghini, “L’Osservatore Romano”, 11.6.1943).
«Fra gli ultimi prodotti negli studi torinesi, il film non nasconde le sue ambizioni: di struttura e d’interpreti (per quest’ultimi basterà dire che allinea, diversamente efficaci, Valentina Cortese e Claudio Gora, Paola Barbara e Gino Cervi, Armando Falconi e Ruggero Ruggeri, Luigi Almirante e Memo Benassi, Annibale Betrone e Oretta Fiume, Bella Starace Sainati e Vera Vorth; e che la mia memoria sia perdonata se ne ha dimenticato qualcuno). Tanti e così noti interpreti si sono potuti adunare perchè la struttura del film è a singoli quadri, ognuno dei quali ha i suoi protagonisti, e vorrebbe avere un suo tono e una sua vicenda, più o meno rapida più o meno scorciata. Subito vi verranno alla mente precedenti illustri, ricorderete almeno Carnet di ballo. Sono strutture, queste, che hanno parecchie risorse e alquanti pericoli: e il primo è di spezzare il film alla fine di ogni episodio, conferendogli un qualcosa di meccanico, superabile soltanto se il nucleo evocatore dei varii episodii appaia di volta in volta assai convincente; e a ciò non riusciva nemmeno l’ultimo Carnet di ballo. In Quarta pagina lo spunto iniziale è offerto dalla scomparsa di un cassiere, probabilmente ucciso per essere depredato di quattrocentomilalire; il solo indizio è in un ritaglio di annunci matrimoniali: quale interesse poteva avere lo scomparso per ciascuno di quegli annunci? Le successive indagini, di annuncio in annuncio, daranno vita a successivi, staccati episodi, che con lo spunto iniziale non hanno troppi riferimenti, e nemmeno hanno in sé un autonomo, evidente rilievo; tuttavia il film è condotto con una certa cura, e fra tutti gli interpreti i più efficaci sono forse Claudio Gora, anche se un po’ gelido e Memo Benassi, in una breve, allucinata apparizione» (M. Gromo, “La Stampa”, 17.1.1943).
Scheda a cura di Valeria Borello
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