Nulla Osta n. 30.718 del 12.9.1939; 2.088 metri.
Aiuto operatore: Gianni Alberto Vitrotti; segretario di produzione: Giorgio Restivo; prima proiezione pubblica: 4.11.1939.
«Di Uragano ai tropici si può dire, come di tanti altri film: “meno brutto di quello che credevo”. Perché, poi, certi film, ancora prima di vederli, si pensa che debbano essere brutti, è un mistero e forse non sarà mai chiarito. [...] Comunque il film è meno brutto di quanto si poteva credere prima di vederlo; anzi a pensarci bene lo è molto meno, molto meno. [...] Può anche darsi che la parte debole sia nel soggetto, che arriva fuori “tempo massimo” dopo altri duecento soggetti dello stesso genere, ed è un po’ tardi, non si può negarlo. Poi ci sono delle cose inverosimili e assurde. Ma l’atmosfera è resa bene, è efficace, e l’interpretazione è ottima: Fosco Giachetti è sempre il bravo capitano di Squadrone bianco (ma per lui non c’è la legge sull’avanzamento a scelta?), Osvaldo Valenti in una parte finalmente non antipatica ma solo scanzonata è nella giusta luce. Mino Doro (che, però, dovrebbe stare attento a non precipitare così le parole) è al suo posto. E anche Rubi Dalma è a posto e non mi è dispiaciuta» (M. Doletti, “Film”, n. 12, 23.3.1940).
«Questo film, in un primo tempo diretto dal suo soggettista, Leone Viola [sic], poi passato alla regia di Talamo e Faraldo, subì tante peripezie organizzative e giudiziarie, che è un miracolo se [...] riesce ad arrivare sullo schermo sbrindellato ma intero. Vale a dire che ci sono errori di condotta, dispersione di azione, affastellamenti di dettagli, ma però una situazione centrale che tutto sommato regge [...]: nel conflitto tra il dovere e l’amicizia, qualche momento di tensione è cavato fuori» (Anonimo, “Corriere della Sera”, 27.1.1940).