Altri titoli: Die Blutrache; La vengeance; La torche sous le boisseau; Blood Vengeance
Regia Luigi Maggi
Soggetto dall’omonima tragedia in versi di Gabriele D’Annunzio
Sceneggiatura Arrigo Frusta
Interpreti Antonietta Calderari, Norina Rasero
Produzione Società Anonima Ambrosio, Torino
Note 233 metri.
L’attrice Norma Rasero è accreditata come Norina Rasero.
Aldo Bernardini e Vittorio Martinelli indicano come dubbia la presenza di Mary Cléo Tarlarini.
Distribuito in Austria, Francia, Germania e negli Stati Uniti.
Eleuterio Rodolfi diresse una nuova versione cinematografica della tragedia nel 1916, prodotta dalla Società Anonima Ambrosio e interpretata da Gero Zambuto, Elena Makowska, Umberto Mozzato e Linda Pini.
Sinossi
Orfana di madre, la giovane Gigliola si consuma nel dubbio che a uccidere la donna sia stato il padre, per poter sposare in seconde nozze la sua attuale moglie, una ex serva del quale è succube. Avendo ricevuto dallo spirito della genitrice la conferma che la sua morte è stata violenta, causata dalla matrigna ai danni del padre ignaro, Gigliola decide di vendicare il crimine. Si procura un serpente velenoso da nascondere nel letto dell’usurpatrice per assassinarla nel sonno ma, nel riporre l’animale nella sua sacca, la ragazza viene morsa a propria volta; il padre, dopo aver ucciso la seconda moglie avendone scoperto la colpevolezza e le trame diaboliche, abbraccia la figlia morente.
Dichiarazioni
«Ingozzai la lezione; ma di soggetti degli amici, da allora, non volli più saperne. Così, pensa a Tizio, pensa a Caio, mi venne il nome di Gabriele d’Annunzio, un nome che, per la grande notorietà del poeta, certo avrebbe richiamato sul film l’attenzione del gran pubblico, senza bisogno di strombazzate e colpi di grancassa. In questo proposito l’Ambrosio contrattò per la riduzione di sei opere, concludendo l’accordo al prezzo – se la memoria non mi tradisce – di ventimila lire. Era naturale che la riduzione toccasse a me, la riduzione e la sceneggiatrua e… lo sgobbo. E alla lesta tirare ogni cosa a compimento. In poco sceneggiai La nave, L’innocente, La figlia di Jorio, La fiaccola sotto il moggio, Il sogno di un tramonto d’autunno e La Gioconda. L’illustre poeta non lesse una parola, firmò i sei copioni con tanto d’exequatur, relativa croce e i quattro puntini, non fece la benché minima osservazione in contrario, e i sei soggetti, un dopo l’altro, nel corso dell’anno, andarono in scena. Taccio degli interpreti; ma non posso tacere che la rappresentazione delle sei pellicole passò senza lode e senza biasimo tra l’indifferenza del pubblico. Troppo avevano speculato i signori produttori sulla notorietà del poeta e sull’attrazione che poteva esercitare il suo nome, lesinando poi sulla mess’in scena, sui costumi, sull’accuratezza della presentazione, per modo che tutte le sei pellicole non riuscirono una gran cosa». (A. Frusta, Ricordi di uno della pellicola. Una manifattura cinematografica di cinquant’anni fa, “Bianco e Nero”, nn. 10-11, ottobre-novembre 1960).
«Taken from D’Annunzio’s lurid and morbid tale, this film make a rather sordid tragedy, but the art and understanding with it is both played and presented, command both the attention and respect» (“The New York Dramatic Mirror”, 10.1.1912).
«This is the second D’Annunzio play to be pictured by the Ambrosio people. In both cases the closely knith quality of the Italian poet’s scenarios is apparent, yet the story of the former, Jorio’s Daughter, was more interesting. This picture deals with little else but murder and suicide; but the lightning and settings are well chosen and the effect in an eerie, literary atmosphere that is very commendable. [...] The horror produced by the bag of snakes is tremendous» (“The Moving Picture World”, 13.1.1912).
Scheda a cura di Azzurra Camoglio
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