Nulla Osta n. 31.444 del 18.11.41
Il film è stato girato negli studi FERT di Torino.
Le riprese iniziarono nel 1941; la prima proiezione pubblica è del 20.11.1941; la distribuzione nelle sale avvenne verso la fine del 1943.
Una bella quarantenne, vedova e milionaria, si invaghisce di un uomo molto più giovane di lei sedicente poeta, ma che in realtà è un avventuriero. La figlia, appena uscita dal collegio, si accorge dei sentimenti della madre e soprattutto della disonestà dell’uomo, cerca in tutti i modi di far ragionare la donna, ma questa è troppo presa dal giovane. È l’uomo a svelare i propri sentimenti quando, dopo che la ragazza si è finta innamorata di lui, le chiede di fuggire lontano dalla madre. A quel punto la vedova è costretta ad arrendersi alla verità e scaccia di casa il finto poeta.
«Nonostante il titolo, la vicenda stagna in una continua monotonia che dondola su una continua altalena tra il serio e il faceto, non riuscendo però né a interessare né a divertire [...] né la regia di Marcello Albani, scialba affrettata, riesce a migliorare le sorti del film. L’interpretazione non si solleva dal tono mediocre dell’insieme nonostante alcuni buoni accenti della elegantissima Rubi Dalma. Accanto a lei Paola Veneroni» (Vice, “Il Giornale d’Italia”, 6.10.1943).
«Cominciamo dalla trama: una signora, quarantenne e milionaria, s’innamora di un fascinoso ribaldo il quale naturalmente ambisce il denaro di lei e non il suo stagionato amore. La figlia della signora disapprova lagrimosamente la leggerezza materna e riesce a smascherare il ribaldo. Questo è il tutto; e se vi può sembrare poco, andate a vedere il film. [...] Mai fanciulla suscitò così violenta antipatia come quella sciocca presuntuosa che, senza tatto e senza grazia, vuol condannare al vedovaggio perpetuo una madre assai più appetibile di lei. Della regia è meglio non parlare [...] Un plauso speciale all’arredatore [...]: egli non ci ha risparmiato uno solo dei luoghi comuni che infarciscono solitamente le cosiddette commedie “comico-sentimentali”. Dai telefoni bianchi alle scale, [...] alle inabitabili camere con prave intenzioni di lusso» (Vice, “Film, 9.10.1943).
«Rubi Dalma era un’attrice che negli Anni Quaranta ebbe una grande notorietà per i ruoli che ricopriva, la signora sofisticata dell’alta società. Per la verità il suo nome agli inizi era Ruby D’Alma, ma successivamente il suo nome fu italianizzato [...]. Anche lei ha girato un film a Torino, negli stabilimenti della Fert. L’anno è il 1941, il titolo è Divieto di sosta, il regista è Marcello Albani che all’epoca era molto conosciuto in quanto amico intimo di molti gerarchi del regime fascista che lo aiutavano nella sua attività di regista cinematografico e teatrale. [...] Il film uscì a macchia di leopardo in Italia negli anni successivi senza ottenere successo commerciale. Le recensioni dell’epoca denunciano la mediocrità del film ma insistono sull’eleganza dell’attrice, forse per non dispiacere troppo ai protettori potenti sui quali il regista poteva contare» (S. Della Casa, “La Stampa - TorinoSette”, 22.1.2010).