Il titolo di questo documentario è ispirato alla teoria della formatività del filosofo cuneese Luigi Pareyson.
«Ho tentato di raccontare il lavoro e l’approcio all’arte di un’amica scultrice e pittrice d’Ivrea, Paola Risoli» (D. Gaglianone, dichiarazione inedita).
«Immagini estreme che lacerano lo schermo. Ferite che si ri-presentano nell’opera di Gaglianone […] i lavori di Gaglianone segnano dei gesti nel tempo e vivono di complicità visive, della sensualità avvolgente che inganna l’occhio e che re-inventa il lavoro di documentazione-ritratto filmando un’artista al lavoro e gli spazi delle miniature in
Quel fare che inventa (mentre fa) il modo di fare […] Le immagini di Gaglianone non sono mai definitive, vivono dell’emozione e nell’emozione, si sporcano di liquidi organici […] e di sostanze chimiche (usate da Risoli per comporre i mini-set incredibili delle
breitling replica sue “creature”), elaborano un gioco di sguardi sempre più percettivo, chiedono tempo a uno spettatore desiderante» (G. Gariazzo, “Cineforum” n. 12/340, dicembre 1994).