Organizzazione: Lia Furxhi; montaggio del suono: Marco Furlani; assistente operatore: Andrea Bessone.
Nonostante la sua cecità, Luciano Mantaut si reca spesso allo stadio per seguire la squadra del cuore, il Torino. L’essere allo stadio gli consente di vivere l’evento partita sentendo la gente gioire, ammutolirsi, inveire, arrabbiarsi, stare in silenzio. Il racconto delle sue domeniche da tifoso del signor Mantaut offre lo spunto per una riflessione sulla sua condizione umana.
«Il documentario nasce per iniziativa di Gianluca Arcopinto in relazione a un progetto di cinque documentari chiamato Storie di calcio. L’idea era quella di affrontare l’universo del calcio da punti di vista insoliti, scegliendo delle vicende e dei personaggi che avessero un rapporto con quello sport che consentisse di parlare anche d’altro. Io avevo sentito parlare di questo non vedente che si recava allo stadio per seguire le partite del Torino. L’ho contattato e incontrato e lui ha accettato di fare questo documentario con me» (D. Gaglianone, in 21° Torino Film Festival, Associazione Cinema Giovani, Torino, 2003).
Questo documentario racconta la caparbietà di una persona che, nonostante la sua cecità, vuole andare allo stadio, vuole sentire fremere la vita a cui è così tanto attaccato; e Storie di calcio. Le domeniche del signor Mantaut racconta anche l’elettricità che rende tanto affascinante una partita di calcio, non solo evento sportivo ma anche rito collettivo. Nel rendere sullo schermo questo aspetto, Daniele Gaglianone è molto efficace. Ma il regista anconetano va oltre e coglie l’occasione offerta dal racconto delle domeniche di Luciano Mantaut per soffermarsi sul rapporto con il proprio corpo e con il resto del mondo, con il passato, il presente ed il futuro per una persona non vedente.