Nulla Osta n. 20.051 del 30.11.1924
«Doti essenziali del soggetto sono l’arte di Domenico Gambino che emerge in tutto il film con le sue virtù di acrobata che ne fanno un magnifico interprete d’avventure. Si aggiungano alla trama comica sentimentale magnifici quadri di montagna tra i quali una serie di scene riprese con evidenti difficoltà tecniche nell’imperversare di una tormenta.
L’azione ha luogo nei paesi della bassa Francia e sulle Alpi Marittime. Per lo spiccato carattere avventuroso questo soggetto è adattissimo per programmazioni locali tipo “VITTORIA”. Metri 1750 – 38 fotografie 24 x 30 – Ingrandimenti 40 x 50 – Un affisso 200 x 280 – Un affisso 100 x 210. Questo soggetto si presta nel commento orchestrale a concerto di mandolini e chitarre» (“Bollettino di informazioni” [Pittaluga], n. 2, 1.8.1924).
«Domenico Gambino, il popolare Saetta, si è decisamente affezionato alla “Fert”. Egli ha avuto la fortuna di veder comporre da Ermanno Geymonat, appositamente per lui, un soggetto dal titolo Caporal Saetta. Questo film, che sarà, dopo Impara a vivere!, la seconda fatica del bravo attore per la “Pittaluga-Fert”, verrà montato nel presente gennaio sotto la direzione di Eugenio Perego. Saetta ne sarà il protagonista, ed avrà a compagno il cav. Oreste Bilancia» (“Films Pittaluga”, a. II, nn. 7/8, 15.1.1924).
«Caporal Saetta (Pittaluga-Fert). È questa una delle più pregevoli interpretazioni moderne del simpaticissimo e bravissimo Domenico Gambino. Questo Caporal Saetta, contiene scene comiche di gustosa ilarità, scene sentimentali e avventurose, d’indiscussa drammaticità. È il film che s’impone a tutti: grandi e piccoli non possono che restare soddisfatti. Grazioso e quanto mai originale il soggetto; bellissima la fotografia, specialmente in alcune scene girate in alta montagna. Grandioso successo, ed enorme concorso di pubblico» (Da Firenze, in “La Rivista Cinematografica”, a. VI, n. speciale, 25.12.1925).
«Chi ritiene che siano i soli esercizi sportivi ad esigere tenacia di preparazione, lunghezza di allenamento, costanza di sacrifici, si inganna. Colui che vuol distinguersi nella carriera cinematografica deve spesso assoggettarsi alle stesse fatiche preparatorie di uno sportsman che pretenda partecipare alle Olimpiadi. Ecco Domenico Gambino, l’artista della Pittaluga-Fert, noto comunemente sotto il nome di Saetta. Abbiamo narrato nel numero 13 della nostra Rivista l’episodio di Gambino che durante l’interpretazione del film Caporal Saetta dovette calarsi lungo una corda dalla torre del castello di Fenis, nella valle d’Aosta, da un’altezza di 48 metri. L’impressione di un uomo sospeso nel vuoto e sul precipizio a simile altezza fu tale che la Pauline Polaire, che assisteva alla scena dal ballatoio del torrione svenne dallo spavento. Appunto per prepararsi a tale pericolosissima discesa il bravo Saetta si era recato sul posto parecchi giorni prima dell’exploit. Per temprarsi i muscoli e farsi l’abitudine del pericolo egli aveva tentato numerose discese lungo una fune da pareti rocciose a picco sulla vallata. L’obiettivo lo ha sorpreso appunto mentre egli a forza di braccia compie una qui queste improbe fatiche. Si crederà ancora che la vita dell’artista cinematografico sia tutta cosparsa di rose e di piaceri? (Fatiche oscure dell’artista cinematografico – Parlando di “ Saetta”, “Films Pittaluga”, a. II, n. 15, 15.6.1924).
«Abbiamo accennato nel numero scorso della nostra Rivista alle fatiche dovute superare dalla “troupe” della Fert per girare gli esterni del bel film di avventure scritto da Ermanno Geymonat, messo in scena da Eugenio Perego e recante il titolo di Caporal Saetta. Direttore di scena, operatori ed artisti dovettero recarsi ad altezze superiori ai 2000 metri in pieno inverno. Teatro dell’impresa fu la Valle d’Aosta. Le intemperie della stagione e l’asprezza della località in cui si dovevano girare le scene accumularono difficoltà di ogni genere sulla via dei bravi artisti. Ma Saetta (Domenico Gambino), Oreste Bilancia, Augusto Bandini e tutta una schiera di attori superarono ogni ostacolo, favoriti anche dell’equipaggiamento e della tenuta pratica che il carattere del film aveva loro imposto. È infatti sotto le spoglie di autentici soldati da montagna che compaiono gli artisti della Pittaluga-Fert. Saetta, che ha eccellenti disposizioni per la vita militare piena di ardimenti e di avventure, fa carriera nel suo nuovo genere di attività. Lo dimostrano i galloni che egli conquista come “Caporale” e che egli, secondo le migliori consuetudini militari, “bagna” in un pranzo ai colleghi, che riesce una delle scene più interessanti del film. Il Caporal Saetta che si sta di questi giorni ultimando, riuscirà certamente uno dei migliori lavoro non solo della Pittaluga-Fert, ma dell’intero genere di films avventurosi» (Saetta Alpinista, “Films Pittaluga”, a. II, n. 13, 15.4.1924).