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Produzioni Tv |
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Maria Josè, l’ultima regina
Italia, 2001, 180', Colore
Regia Carlo Lizzani
Soggetto Carlo Lizzani, dal libro “Regina” di Nicola Badalucco
Sceneggiatura Nicola Badalucco, Giuseppe Badalucco, Franco De Angelis, Carlo Lizzani
Fotografia Blasco Giurato
Musica originale Manuel De Sica
Suono Marco Streccioni
Montaggio Franco Fraticelli
Effetti speciali Stefano Marinoni
Scenografia Stefano Paltrinieri
Costumi Luigi Bonanno
Trucco Giulio Pezza
Aiuto regia Maria Teresa Elena
Interpreti Barbora Bobulova (Maria Josè), Ennio Fantastichini (Zanotti Bianco), Alberto Molinari (Umberto di Savoia), Massimo De Rossi (Vittorio Emanuele III), Claudio Bigagli (monsignor Montini), Antonella Ponziani (Mafalda di Savoia), Urbano Barberini (Amedeo di Savoia), Claudio Spadaro (Benito Mussolini), Roberto Posse, Paolo Maria Scalondro, Antonio Stornaiolo, Furia Rosso, Cristiana Angeli, Rosanna Mortara, Gordona Mileto
Casting Flaminia Lizzani
Direttore di produzione Stefano Paltrinieri
Ispettore di produzione Riccardo Cardarelli
Produttore esecutivo Roberto Andreucci
Produzione Cecilia Cope e Fania Petrocchi per Rai Fiction, Elio e Maurizio Manni per Progetto immagine
Note
Miniserie televisiva in due ountate di 90' ognuna trasmessa da RaiUno in prime time Lunedì 7 e Martedì 8 gennaio 2002 (media d'ascolto: 9.160.000; share: 31,07% - 33,39%).
Assistente operatore: Marco Cuzzupoli; direttore d’orchestra: Manuel De Sica; suono Dolby Digital; ambientazione: Gianni Quaranta; parrucchiere: Angelo Vannella; assistente alla regia: Maria Teresa Elena; altri interpreti: Maria Petruolo, Davide Bechini, Thomas Trabacchi, Merita Xhani, Alberto Hoiss.
Le riprese sono state effettuate in Piemonte (Agliè, Moncalieri, Racconigi), a Roma e Napoli.
Realizzata con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Locations: Torino (Palazzo Reale, piazza Carignano), Castello di Agliè (TO), Reggia di Racconigi (CN).
Sinossi
La miniserie racconta la vita di Maria José, l'ultima regina di Italia, dal 1917 alla fine della monarchia dopo il referendum del 1946. Si accenna agli anni della sua adolescenza in Belgio e degli studi a Firenze, dove conobbe Umberto di Savoia al quale era promessa; si seguono poi più da vicino i primi anni del suo matrimonio a Torino, il trasferimento a Napoli e a Roma, il suo impegno come crocerossina in Africa. Spirito indipendente e moderno, Maria José sfida le convenzioni di corte e si impegna in prima persona nella politica, tentando di modernizzare la monarchia italiana. La vediamo battersi per salvare il suo matrimonio e per spingere re Vittorio Emanuele III a prendere posizione contro le leggi razziali e contro la guerra.
Dichiarazioni
«È un mio vecchio sogno che sta diventando realtà. Era, infatti, da tempo che intendevo realizzare un film su Maria Josè. La prima volta che ci pensai era una trentina di anni fa, prevedeva Vanessa Redgrave e Maximilian Schell come interpreti principali. [...] Il film vuole analizzare i conflitti fra chi allora deteneva il potere. Il personaggio di Maria Josè è un pretesto per dar vita a un ritratto di donna anticonformista: in lei si possono identificare coloro che si trovano in difficoltà nell’ambiente in cui vivono ma che cercano di modificarlo [...] Maria Josè è stata un personaggio straordinario, il primo componente della famiglia reale a cercare un contatto con gli antifascisti e con gli alleati. Una donna capace di sfidare il potere e anche la corte dei Savoia, ossia il mondo di cui faceva parte» (C. Lizzani, “La Stampa”, 2.6.2001 e 14.3.2001).
«Negli ultimi tempi altri […] eventi hanno rafforzato i miei legami con Torino: l'esperienza nel comitato scientifico del Museo Nazionale del Cinema (dove ho girato una parte essenziale del mio “ritratto” di Rossellini); la laurea honoris causa in Scienze delle Comunicazioni, conferitami dall'Università; e infine il soggiorno per una gran parte delle riprese di Maria Josè, l'ultima regina. Lavoro molto facilitato dall'appoggio intelligente e fattivo della Film Commission di Torino. Non mi resta ora che svelarvi un segreto: nelle mie vane scorre sangue piemontese. Mia madre, Bianca Gatti, nasce a Roma nel 1883, ma il padre è un Gatti di Torino, garibaldino e, dalla fine degli Anni Settanta del XIX secolo, funzionario del Regno nella capitale» (C. Lizzani, “TorinoSette – La Stampa”, 1.11.XXX).
«Il progetto è nato nel ’99, si voleva raccontare una bella fetta di vicende italiane attraverso l’ottica di un personaggio femminile con lo sguardo di una principessa educata a diventare regina. E questo mi sembra importante, soprattutto in un momento in cui le nuove generazioni sembrano rifiutare il valore della storia» (N. Badalucco, “La Stampa”, 14.3.2001).
«Carlo Lizzani era il regista più adatto a ridisegnare il profilo di un personaggio che, pur non avendo svolto ruoli risolutivi nelle tempeste politiche e militari del nostro paese, permette di inoltrarsi nei corridoi del Quirinale per sbirciare i comportamenti dei Savoia. [...] Il regista – era prevedibile – accingendosi a riscrivere la biografia di Maria Josè, non ha dimenticato la donna. [...] Eroina indubbiamente è Maria Josè, così come è stata proposta non dal solo Lizzani ma da numerosi biografi, quasi tutti in vena di apologia [...]. Gli sceneggiatori di Lizzani hanno sparso un’aureola di malinconico tramonto attorno a protagonisti che la pubblicistica rotocalchesca e divulgativa, ispiratrice della sceneggiatura, aveva già immerso in questa cornice convenzionale e accattivante. [...] il film di Lizzani non può isolare i personaggi dalla storia più grande che investe persino i tratti più personali e temperamentali, ma l’aggancio agli accadimenti collettivi, per forza di cose sintetizzati in gran fetta e a salti, confluisce in una forma che riorganizza e rimodella figure e fatti in uno schema aneddotico e illustrativo, ignaro dei più fruttuosi insegnamenti giuntici dal Rossellini televisivo e da non molti altri. [...] D’altronde, l’impresa artistica era ardua, essendo i Savoia nella realtà attori di scarsa stoffa e statura. Probabilmente anche il divino Shakespeare, se avesse attinto al loro modello, avrebbe incontrato qualche difficoltà a proiettarli in una dimensione tragica» (M. Agentieri, “Cinemasessanta” n.1/263, gennaio-febbraio 2002).
«La miniserie Maria José, l'ultima regina si iscrive in quel filone della fiction di RaiUno […] volto a riflettere sulla recente storia d'Italia e sulle radici dell'identità italiana. Attraverso le vicende della regina Maria José si riscoprono momenti cruciali del nostro passato: il regime fascista, la seconda guerra mondiale, l'armistizio dell'8 settembre fino alla caduta della monarchia. Nella prima parte della miniserie si tratteggia un personaggio femminile indipendente e anticonformista, portatore di valori positivi e innovativi; una personalità complessa, spesso contraddittoria, divisa tra il suo ruolo di aristocratica e principessa e il suo temperamento liberale, quasi ribelle. Maria José viene rappresentata come una donna raffinata, colta, ma anche pragmatica e coraggiosa nello sfidare le convenzioni sociali e nel fronteggiare l'ostilità di re Vittorio Emanuele III, che non tollera le sue interferenze nelle questioni politiche. Ricostruendo le tappe del suo impegno politico e civile, nonché il rapporto sempre difficile con il marito Umberto e con la famiglia reale, la narrazione sottolinea quei tratti caratteriali dell'ultima regina italiana più moderni, più facili da attualizzare, e quindi più vicIni al pubblico televisivo. Oltre a raccontare la biografia di un personaggio d'eccezione, la miniserie assume - almeno nella seconda parte - i tratti del grande affresco storico. […] Si apre così una galleria di caratteri storici, da Mussolini a Hitler, dal conte Ciano al generale Badoglio, ben ricostruiti seppur in poche battute e immagini, e senza mai cadere nel bozzettismo o peggio nella caricatura. La forza della miniserie sta proprio nella sua capacità di restituire con stile minimalista eventi di per sé drammatici, di aver saputo rendere la crucialità di quel momento storico. La cura formale che caratterizza la miniserie contribuisce a rendere la narrazione piacevole, anche quando assume toni più didascalici» (M. Renzini, in M. Buonanno, a cura, Storie e memorie. La fiction italiana. L’Italia nella fiction. Anno quattordicesimo, Eri, Roma, 2003).
Scheda a cura di Franco Prono
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