Altri titoli: Desert Desperados, The Sinner, Verta hiekassa
Regia Gianni Vernuccio, Steve Sekely
Soggetto Victor Stoloff, Robert Hill, Emerico Papp
Sceneggiatura Giuseppe Mangione
Fotografia Massimo Dallamano
Operatore Angelo Lotti
Musica originale Mario Nascimbene
Suono Giovanni Canavero
Montaggio Loris Bellero
Scenografia Giancarlo Bartolini Salimbeni
Costumi Giancarlo Bartolini Salimbeni
Aiuto regia Vincenzo Gamna
Interpreti Ruth Roman (la peccatrice), Otello Toso (Verro), Akim Tamiroff (il sacerdote), Arnoldo Foà (medico caldeo), Enzo Fiermonte (legionario romano), Gianni Musi (Fabio), Alan Furlan, Nino Marchetti
Direttore di produzione stripslashes(Vieri Bigazzi)
Produzione Giorgio Venturini, John Nasht per Venturini Film, Express, Nasht
Distribuzione Rank Distribution
Note Il regista Gianni Vernuccio ha firmato il film con lo pseudonimo Werner John.
Gli interni del film sono stati girati egli Studi FERT di Torino.
A causa delle difficoltà economiche attraversate dalla casa produttrice del film, La peccatrice nel deserto esce in Italia nel 1959; nello stesso anno viene distribuito negli Stati Uniti come Desert Desperados.
Dal soggetto de La peccatrice del deserto venne ricavato anche un fotoromanzo.
Sinossi
Durante la traversata del deserto tra la Giudea e l’Egitto, la squadra di legionari romani di scorta alla carovana di un ricco mercante ebreo prende sotto la protezione una donna ed un gruppo di ebrei, tra cui un neonato sfuggito alla strage ordinata da Erode, re d’Israele. Il mercante avvisa del fatto il sovrano, che sguinzaglia le sue guardie dietro al gruppo. La donna, però, riesce a far fuggire gli ebrei, aiutata dai romani.
Dichiarazioni
«[…] il film in cui mi sono sentito più a mio agio è La peccatrice del deserto: i campi lunghi li abbiamo girati in Egitto, i campi medi a San Rossore, i primi piani in teatro, e qui giocava molto la straordinaria abilità di Massimo Dallamano nel creare una fotografia continua, trovando il modo di tenere sempre la stessa tonalità di luce» (G. Vernuccio, in L. Ventavoli, Pochi, maledetti e subito, Museo Nazionale del Cinema, Torino, 1992).
Nella speranza di risollevare le sorti di un’industria in difficoltà, Giorgio Venturini conclude nel 1954 un accordo di coproduzione con l’americana Rko, realizzando La peccatrice del deserto, oltre a Le avventure di Cartouche di Steve Sekely e Gianni Vernuccio (1954) e La vedova X di Lewis Milestone (1955); «ma il fallimento della casa americana fa ritardare l’uscita nelle sale dei film e dà la spallata finale a Venturini, trascinando la fert nella crisi» (A. Airola, E. Darchini, Il caso fert, in Storia del cinema italiano 1949/1953, a cura di L. De Giusti, Marsilio, Padova, 2003).
«[…] è soprattutto con La peccatrice del deserto, con il ruolo affidato a un’altra diva emergente in USA, cioè la carnale e mediterranea Ruth Roman, che Vernuccio rivela la straordinaria capacità di girare in tempi brevi e con grande spirito di adattamento […]. Girato e montato […] in 40 giorni, il film, che intreccia fra l’altro i conquistatori romani con i ribelli sahariani e la Sacra Famiglia in fuga in Egitto, viene risucchiato nel gorgo finanziario apertosi nel corso del ’54-’55 e scompare fino al ‘59» (S. Della Casa, L. Ventavoli, Officina torinese. Una passeggiata in 100 anni di cinema, Lindau, Torino, 2000).
«[…] tutta l’idea che oggi si può avere di questo film, al momento perduto, vene da 600/700 fotogrammi riversati in un fotoromanzo. Ma da questo possiamo comunque valutare l’impostazione del racconto, l’alternanza dei piani e degli sfondi. Vernuccio infatti ha raccontato che i primi piani e gli interni furono girati alla FERT. I mezzi primi piani in esterno a San Rossore. I totali in Egitto. Da ciò può dedursi che, nonostante il momento difficile, Venturini non esitasse a inviare la troupe nel deserto per dare il massimo di concretezza e realismo alla storia. Ed infatti certe scene dure, la tortura di Jezebel legata ad un palo sotto il sole, o gli incontri con il soldato romano, rapidi scambi d’amore, nella luce accecante del deserto, con lo sfondo delle dune, acquistano ben altro rilievo se girate in un paesaggio reale. […] Piuttosto singolare è la sparizione nel fotoromanzo d’ogni accenno alla presenza, tra gli ebrei fuggiaschi, d’una giovane coppia con un bambino nato a Betlemme... Mentre Vernuccio conferma la trama pubblicata dal Centro Cinematografico Cattolico che fa cenno al riferimento evangelico» (L. Ventavoli, Pochi, maledetti e subito, Museo Nazionale del Cinema, Torino, 1992).
Scheda a cura di Davide Larocca
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