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Lungometraggi |
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Io sono un vampiro
Italia, 2002, 35mm, 120', Colore
Regia Max Ferro
Soggetto Max Ferro
Sceneggiatura Max Ferro
Fotografia Paolo Sabbatini
Operatore Paolo Sabbatini
Musica originale Abiogenesi, Toni D’Urso, Roberto Bertulli
Suono Giorgio Pettigiani
Montaggio Max Ferro
Effetti speciali MF Multimedi@
Scenografia Roberto Manara
Costumi La Soffitta
Trucco Francesca Puopolo
Aiuto regia Roberto Manara
Interpreti Giuseppe Paladini (conte Gualtiero De Cassini), Diego Iannaccone (conte Leandro De Cassini), Chiara Delmastro (Noemi Baldovesti), Eugenio Gradabosco (Egisto De Cassini), Lorenzo Cornaglia (conte Oliviero De Cassini), Vittorio Borani (padre Rodolfo), Andrea Montuschi (padre Lamberto), Debora Milone (Cristina), Michela Bruciapaglia (Elisabetta), Elisa Cassissa (Isabella), Gianni De Zuani (Arnaldo Baldovesti), Ivan Fabio Perna (sicario), Mauro Farfaglia (sicario), Maria Naretto (la fattucchiera), Maurizio Colombo (proprietario del negozio d’arte)
Produttore esecutivo Giuseppe D’Amico, Gianpiero Massimelli
Produzione R.V.EN... Produzioni Cinetelevisive
Note
Anno di produzione: 2001.
Collaborazione al soggetto: Daniele Turolla; operatore steadycam: Luca Omaggio; fotografia della seconda unità: Mauro Regis; suono in presa diretta; assistenti alla regia: Mauro Parrinello, Alessandro Rota; altri interpreti: Valentina Olivia (domestica), Guglielmo Colombero (maggiordomo), Alessandro Rota (aiutante di padre Rodolfo), Maria Teresa Signorile (vittima del vampiro), gruppo storico “Nobiltà sabauda”, gruppo storico “Amici del Museo Pietro Micca”; doppiatori: Ivo De Palma, Gianni Gaude, Pasquale Ruju, Ivan Fabio Perna; segretaria di edizione: Alice Ruo Roch.
Il film, girato in digitale per la televisione, è uscito anche nelle sale cinematografiche.
Le riprese sono durate 32 giorni, a Torino e nel Castello della Costa dei Conti Canalis a Cumiana (Torino).
In una versione ridotta è stato presentato al ToHorror Film Festival del 2002.
Sinossi
Nel 1706, durante l’assedio francese a Torino, il conte Gualtiero De Cassini vuole arruolarsi nell'esercito piemontese ed è disposto anche a mettere a rischio le proprietà della famiglia per tale causa. Il fratello, il conte Leandro, timoroso di dover interrompere una vita fatta di lusso e vizi a causa della scelta di Gualtiero, progetta di ucciderlo. Il padre, il conte Oliviero, tenta di mediare tra i figli, ma fallisce. Intrighi, amori, misteri ed eventi sanguinosi si susseguono da quell’epoca ai nostri giorni, sullo sfondo di una lotta senza tempo tra vampiri e una setta di preti.
Dichiarazioni
«L’idea del film nasce da un racconto che ho scritto un anno e mezzo fa, pubblicato da un editore indipendente in una raccolta a tema (13 frammenti di mistero, a cura di Vincenzo Blandamura, Edizioni Ghost, Torino 2001) e dalla visita del Castello dei conti Canalis di Cumiana; dimora storica settecentesca di grande valore artistico, che ha colpito la mia fantasia dandomi la possibilità di concretizzare un sogno: quello di realizzare un "film di vampiri". La difficoltà principale è stata proprio quella di raccontare una storia che ripercorresse il mito del vampiro, nel rispetto della tradizione romanzesca e cinematografica, nonché dell’iconografia conosciuta, apportando degli elementi per quanto possibile nuovi» (M. Ferro, www.cesnur.org).
Io sono un vampiro vuole essere un omaggio al cinema dell’orrore del passato, quello di registi come Jess Franco, Jean Rollin, Mario Bava e Riccardo Freda. Numerose sono le scene dal forte effetto, come ad esempio una cerimonia esoterica dedicata a Lilith (dea della femminilità, della ribellione e della guerra) che, nelle intenzioni del regista, Max Ferro, ricalca uno dei riti orgiastici assai diffusi nella Torino settecentesca.
L’ambientazione, nel Piemonte del 1706, permette di trattare in maniera innovativa un tema, quello del vampiro, tradizionalmente calato in Transilvania. Location principale il castello dei Conti Canalis a Cumiana, nei pressi di Torino. Le sequenze ambientate nell’epoca attuale si svolgono in una Torino notturna.
Il vampiro non è qui identificato con il male: se Leandro rappresenta l’impersonificazione estrema del peccato, Gualtiero, personaggio principale, è un non-morto tormentato dalla sua condizione; inoltre, accanto alla sua figura spicca quella positiva della vampira Noemi Baldovesti.
La vampirizzazione, sintetizzata dal morso sul collo della vittima ricopre anche nel film di Ferro una valenza erotica. «Il film ci ricorda che in un mondo ormai “vampirizzato” dal nudo integrale, abbiamo perso la consapevolezza del “non mostrabile”. Il vampiro è così chiamato a simulare la sessualità del cerimoniale erotico. Il corpo spogliato e artificialmente riprodotto dall’immagine digitale dei protagonisti Leandro e Noemi, non dispiega una scena intorno a sé. La donna copertina proposta dai media è desessualizzata, qui invece le presenze femminili (Noemi, le cugine) sono stilizzate dalle cromìe monocromatiche e caleidoscopiche della fotografia. Qui talvolta si osano le dissolvenze in rosso dello sperimentalismo anni Sessanta» (F. Zanello, “Sentieri selvaggi”, 19.9.2002).
Alcuni degli attori sono qui alla loro prima prova cinematografica. Tra i protagonisti, Giuseppe Paladini (Gualtiero) ha al suo attivo soprattutto esperienze teatrali e la partecipazione al film Il caricatore, diretto da Fabio Nunziata. Chiara Delmastro (Noemi) e Diego Iannaccone (Leandro) provengono dalla scuola di recitazione diretta da Massimo Scaglione. Gli unici a poter vantare un’esperienza pluridecennale sono Vittorio Borani (padre Rodolfo), attore di teatro ed operetta, e Andrea Montuschi (padre Lamberto), già visto in Zeder di Pupi Avati, ne Il cittadino si ribella di Enzo Castellari e in televisione in Casa Vianello e Centovetrine.
Scheda a cura di Davide Larocca
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