Regia Vincenzo Verdecchi
Soggetto Carmelo Pennisi, Massimiliano Durante
Sceneggiatura Carmelo Pennisi, Massimiliano Durante
Fotografia Marco Onorato
Operatore Andrea Burisi Vici
Musica originale Stefano Di Battista
Suono Andrea Fiorentini
Montaggio Gianluca Quarto
Effetti speciali Luca Ricci
Scenografia Enrico Serafini
Arredamento Massimo Santomarco
Costumi Fiamma Bedendo
Trucco Nadia Ferrari
Aiuto regia Raffaele Verzillo
Interpreti Gioele Dix (Valentino), Kasia Smutniak (Sally), Dino Abbrescia (Pietro), Luciano Scarpa (il trombettiere), Enrico Ciotti (Michael), Antonio Serrano (Enrico), Anna Stante (Viviana), Felice Andreasi (Trevis), Giorgio Albertazzi (Pietro anziano), Ettore Belmondo (giocatore), David Brandon (Michael anziano), Piera Cravigniani (Giulia), Roberto Magni (Luigi Grado), Claudio Parachinetto (Giorgio), Manuele Ruberto (Andrea)
Casting Rita Forzano
Direttore di produzione Raffaele Veneruso
Ispettore di produzione Antonino Rissotti, Massimiliano Janni Palarchio
Produttore esecutivo Patrizia Tallarico
Produzione Alessandro Verdecchi per Misami Film, Veradia Film
Distribuzione Orango Film Distribuzione
Note Anno di produzione: 2004.
Musicisti: Stefano Di Battista (sax), Francesco Di Cicco (chitarra), Marcello Sirignano (arr. d’archi), Nicky Nicolai (voce solista); suono Dolby Digital; montaggio suono: Alessandro Bonomo; assistente scenografo: Fiorella Cicolini; assistenti alla regia: Giovanni Arcangeli, Rosha Sabah Jassim; altri interpreti: Giovanni Bissaca (professore), Antonio Caracciolo (infermiere), Giorgio Lanza (antiquario), Renzo Lori (Clemente Resta), Timothy Priesack (Presidente Football Association), Eduardo Salviato (primo bambino), Enrico Maria Spingor (second bambino), Alessandro Adriano, Francesca Bracchino, Lorenzo Iacona, Paolo Paolini (studenti), Maurizio Karato, Bruno Monticone, Alessandro Musitano, Giovanni Mussotto, Martina Negro, Emanuela Pacotto, Pietro Paglietti, Suryas Du Bois Pollastrelli, Gabrielle Richard, Daniele Turina, Saverio Verdecchi; segretari di produzione: Amal Persili, Giulia Botto, Enrico Gonario Cannizzo; edizione: Alessandro Perrella; amministratore: Anna Maria Turchi.
Lo scheletro dell’aereo è stato realizzato da Scenarredo di Silvia Dibisceglia (Roma).
Il film è stato realizzato interamente in Piemonte in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Generale Cinema e la Film Commission Torino Piemonte con il patrocinio del Comune di Torino.
Sinossi
La storia della squadra di calcio del Grande Torino fa da cornice alle vicende dei due protagonisti: Michael, anziano ex funzionario della Federcalcio inglese e Valentino, ambizioso manager di una casa editrice e padre assente. Michael ricorda il 1949, quand’era giunto a Torino per organizzare una partita tra Inghilterra (allora patria del calcio) e il Toro che, con le sue vittorie, ne metteva in discussione la supremazia. Valentino, invece, per esaudire l’ultimo desiderio del padre, è alla ricerca della tromba che in quei gloriosi anni suonava per dare la carica ai giocatori granata. Michael ricorda ancora la sua amicizia col trombettiere incrinatasi nel contendersi Sally, sua connazionale, docente all’Università di Torino. Il ritrovamento della tromba da parte del figlio di Valentino svela i numerosi legami tra i personaggi, uniti da un’unica, esaltante e tragica storia: quella del Grande Torino.
Dichiarazioni
«Lo sport, lo sappiamo, affonda le sue radici nella natura umana, esalta i sentimenti eroici, il desiderio di sfida, il senso di lealtà e di confronto. Il “Grande Torino” queste cose le ha rappresentate tutte e anche qualcuna in più. Ma sentivo che c’era dell’altro in questa storia. E alla fine ho capito. Ora e per sempre è un film che mi ha portato indietro nel tempo e mi ha fatto recuperare quei luoghi della memoria dove conservavo le carezze di mia madre. […] E allora ho capito quello che dovevano aver provato i tifosi del “Grande Torino” quel pomeriggio di maggio dopo aver saputo che i loro eroi erano morti sulla collina di Superga, che quella carezza che ogni domenica scendeva su di loro per scaldargli la vita, donandogli la forza di tornare a sorridere, da quel giorno non l’avrebbero più sentita. Doveva essere forte lo smarrimento, il dolore. Ma più forte di tutto doveva essere il desiderio di ricordare. Ricordare quello che era stato. Ricordare quanto erano stati felici perché “il dolore di oggi è la certezza della felicità che abbiamo vissuto e la speranza che un giorno essa possa tornare”. Memoria, quindi, collettiva e individuale. E poi passione e appartenenza» (V. Verdecchi, in Antonio Maraldi, a cura, Ora e per sempre, un film di Vincenzo Verdecchi, Il Ponte Vecchio, Cesena, 2005).
«È un film sentimentale-epico, che in realtà ha come centro il senso della memoria e il senso di appartenenza. L’idea è nata da Carmelo Pennisi. […] Ricordava suo nonno in Sicilia che ascoltava tutte le partite del Toro, il grande Toro, alla radio. […] Da lì è nata l’idea: ne abbiamo fatto una storia di fantasia che ha come centro, secondo me, l’amore. In questo caso si tratta di una squadra di calcio, quella squadra di calcio: il grande Toro» (Vincenzo Verdecchi, www.makingofeuropa.net/).
«Più fiction Tv che cinema, e passi. Ma ripugna la celebrazione a gran voce di valori
patriottici e sciovinisti (c'è chi è orgoglioso di El Alamein e chi non vuole dimenticare il ventennio), con il calcio a fare da collante, e la tragedia di Superga (4 maggio 1949) come pretesto drammatico. Nelle sale, comunque, questo cinemino di propaganda (telefonini bianchi?) ha avuto vita grama: quando si vuol essere più realisti del re...» (al.pe., “Segnocinema” n. 135, settembre-ottobre 2005).
«La pellicola è stata realizzata in Piemonte, dal 16 giugno del 2003 per 9 settimane, coinvolgendo in prima persona molti dei tifosi granata per comparse e scene di massa. Chi può dimenticare l’emozione dei ciak all’interno dello stadio Filadelfia, o la ricostruzione dell’aereo che poi si schiantò su Superga uccidendo la squadra più forte del mondo, vincitrice di cinque campionati consecutivi? […] “Dopo aver scritto la sceneggiatura, abbiamo dovuto cercare i finanziamenti, un passo difficilissimo. Per fortuna nella torrida estate del 2003 abbiamo girato il film – spiega lo stesso regista, Vincenzo Verdecchi -. Era pronto da molto tempo, mancava solo l’ultimo tassello”. Il più importante: la distribuzione. Un’impresa che è stata tutt’altro che semplice. Non ha vita facile, si sa, il vecchio cuore granata. […] Il Torino soffre, sia che si tratti di una partita, sia che si parli di un film. Ma adesso il lieto fine è arrivato. Merito delle persone che si sono impegnate per far sì che la storia vedesse la luce. Come l’Agis Piemonte che si è battuta per fare conoscere la storia agli esercenti e garantire alla casa di produzione, la Veradia Film degli stessi fratelli Verdecchi, un mercato sicuro, la Regione Piemonte e Film Commission» (P. Tallarico, “Torino Cronaca Dossier”, 20.2.2005).
«Alla ricerca del tempo e dello sport perduti, ricordando la tragedia del Grande Torino, la squadra vittoriosa vittima dell’incidente aereo del 4 maggio 1949 sulla collina di Superga. In Ora e per sempre di Vincenzo Verdecchi si rievocano un fatto, un’epoca ma, soprattutto, i sentimenti e la rivalità calcistica Italia-Inghilterra. Con lo stile omologato e per bene della fiction televisiva, il film va avanti e indietro nella storia. È la memoria italiana chiamata in causa, col contributo di attori bravi come Giorgio Albertazzi, esperto di ricordi, Abbrescia e Giole Dix che riannoda i fili della memoria» (M. Porro, “Corriere della Sera”, 19.2.2005).
«[…] il Grande Torino si vede solo in brevi immagini di repertorio; ciò che interessa a Verdecchi sono, piuttosto, i percorsi individuali dei personaggi e l’esito delle indagini di Valentino sul “misterioso” trombettiere degli stadi. Ora e per sempre è un film benintenzionato, beneducato e scritto in corretta calligrafia; un po’ punito dall’evidente esiguità del budget produttivo, che nuoce alla ricostruzione d’epoca. Se in qualche momento i diversi piani temporali s’intrecciano, convivendo nella stessa sequenza, luci e sintassi sono prossime a quelle della tv» (R. Nepoti, “la Repubblica”, 26.2.2005).
«Non è facile confrontarsi con le leggende, si sa. E non è facile parlare di calcio al cinema. Il film sul Grande Torino, Ora e per sempre , dribbla questi due ostacoli, lasciando le vicende sportive sullo sfondo. Come fossero un pretesto per parlare d’altro. […] Un pretesto per parlare dell’Italia nell’immediato dopoguerra, così sconfitta e umiliata, che trova nell’invincibilità del Grande Torino una specie di riscatto. Un film sincero, dove però manca un guizzo. Migliore in campo: Gioele Dix» (R. Bottari, “Il Messaggero”, 25.2.2005).
«Una piccola storia gentile, con il fiato un po’ corto soprattutto nella ricostruzione d’epoca e con i tocchi riusciti di Dino Abbrescia, Felice Andreasi, Giorgio Albertazzi» (O. Lupino, “Ciak” n. 2, febbraio 2005).
«Questo è un film sui sentimenti, sui miti positivi, sui ricordi da preservare e proteggere nel cuore, sui valori universali che non dovremmo abbandonare mai. […] Benché gran parte della sue esperienze precedenti siano televisive, Verdecchi usa la macchina da presa in maniera fluida; il suo modo di girare è caratterizzato da movimenti lunghi (steadycam e grandi carrellate), che accompagnano i personaggi nello spazio e sottolineano le vicende e le emozioni, nello scandire i vari passaggi dal presente al passato fa un largo uso di dissolvenze, e di particolari espedienti. La fotografia, curata da Marco Onorato, rende tutto luminoso e ovattato soprattutto nelle inquadrature dei flashback; estremamente poetica è la sceneggiatura di Carmelo Pennisi e Massimiliano Durante. Menzione particolare va fatta per due degli attori protagonisti Luciano Scarpa e Kasia Smutniak che ha recitato brillantemente sia in italiano che in inglese. Un film che vuole essere una favola, vuol mostrare la poesia e la purezza che in quel momento storico così importante, era tipica in Italia, vuole far sognare e ricordare che “i miti fanno bene all’anima” e il mito del Grande Torino è caro a tutta l’Italia non solo ai torinesi» (www.sanbiagiocesena.it).
«Ora e per Sempre di Vincenzo Verdecchi è una vera calunnia ai danni della memoria della squadra che, all’alba del Secondo Dopoguerra, rappresentò per un paese umiliato e sconfitto l’emblema di un riscatto, preludio alla susseguente rincorsa al benessere. Un raccontino strapaesano e reazionario come pochi, sbalzato su due piani temporali, che riscrive involontariamente le coordinate del kitsch e riposiziona la soglia del ridicolo […] Della memoria del vero Grande Torino resta ben poco, soltanto qualche immagine di repertorio che pare presa a casaccio tra quelle disponibili. Rimane la generale sciatteria dell’operazione, come se in realtà a nessuno fregasse nulla della memoria, del tempo che passa, di ciò che ha significato, nell’immaginario di una nazione, un evento come la tragedia di Superga; un evento, sia chiaro, la cui portata non è stata soltanto simbolica, ma anche e soprattutto socioeconomica» (S. Di Lino, www.cinemavvenire.it).
Il quotidiano “La Stampa” ha documentato l’anteprima del film avvenuta il 17 febbraio 2005 a Torino, focalizzando l’attenzione su tifosi, ultrà, gruppi del secondo anello della curva Maratona, la presentazione degli attori, il regista, vip, applausi e fischi: «Dei politici, presente solo Enzo Ghigo, la Regione ha partecipato al finanziamento del film sborsando, insieme a Film Commission, 65 mila euro […] Al termine [della proiezione], i commenti più disparati: Romero entusiasta di Giorgio Albertazzi che interpreta un tifoso granata dentro le macerie del Filadelfia, numerosi fan, come Carlo Testa, conduttore di una trasmissione settimanale tv sul Toro, soddisfatti “perché il cinema s’è ricordato di noi, della nostra leggenda”, altri delusi “Il Grande Torino è solo un pretesto per imbastire la storia sentimentale della turista straniera che s’innamora del trombettiere”» (C. Giacchino, “La Stampa”, 18.2.05).
Scheda a cura di Giusy Cutrì
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