«Mi capita spesso di fare delle riprese. Il più delle volte senza intenzione, senza alcun progetto di utilizzarle in qualche modo. Altrettanto spesso mi capita di iniziare dei lavori e di lasciarli in sospeso, perché mi sembra non meritino di proseguire. Ed è così che il mio personale deposito di immagini sconnesse, casuali e inutili, finisce per ingrandirsi ogni giorno di più. Poi, per ragioni che non mi sono mai chiare, succede che alcune inquadrature e frammenti di racconti incompiuti spingano per avvicinarsi, per stare insieme. Io assecondo i loro movimenti. Ci lavoro sopra con grande pazienza. Li moltiplico, mescolo, distorco. Fornisco loro una musica che li accompagni. Mi adopero perché quei materiali possano convivere comodamente. E quando mi sembra il momento di chiudere la faccenda, mi allontano e riguardo la cosa che è venuta fuori. Quasi sempre penso: “Ah. Ecco”» (C. Cagnasso, www.torinofilmfest.org/history).